LA GIUSTIZIA NON ABITA NEI TRIBUNALI

Concluso il processo per la morte di Luana, straziata dall’orditoio manomesso dai suoi capi. Patteggiati due anni di reclusione, i padroni non vanno mai in galera per la morte degli operai. Leggi, giudici e tribunali sono fatti apposta per non disturbarli nel fare profitti sulla pelle di chi lavora.
Condividi:

Posted 28 Ottobre 2022

Concluso il processo per la morte di Luana, straziata dall’orditoio manomesso dai suoi capi. Patteggiati due anni di reclusione, i padroni non vanno mai in galera per la morte degli operai. Leggi, giudici e tribunali sono fatti apposta per non disturbarli nel fare profitti sulla pelle di chi lavora.


 

Mentre la sarabanda del cambiamento del comitato d’affari dei padroni e dei borghesi sta occupando le prime pagine dei giornali e le maratone televisive di ogni canale, gli operai continuano a morire nelle officine, sui ponteggi dei cantieri, nelle campagne e nei magazzini della grande distribuzione. 
Nella moderna società dove tutto è diventato un minestrone telematico dove l’importante è fare ascolti per poter beneficiare di un gettito milionario dalla vendita di spazi pubblicitari, qualsiasi notizia legata alle morti operaie non fa testo. Di conseguenza le notizie legate a morti sul lavoro e relativi processi in corso diventano marginali occupando poche righe in fondo pagina.
La scandalosa notizia di oggi (27 ottobre 2022) è che i pm del processo per la morte di Luana D’Orazio (l’operaia straziata da un orditoio a cui avevano tolto scientemente i fine corsa della saracinesca, per tagliare i tempi di produzione. Saracinesca che garantiva la sicurezza e l’incolumità dell’operaia che vi stava lavorando) hanno chiesto il patteggiamento a due anni di reclusione per i due padroni dell’orditura di Montemurlo (Prato)  che avevano manomesso l’orditoio. 
Richiesta avvallata dal giudice responsabile del processo. 
Soltanto  2 anni di reclusione (pena che prevede la condizionale e quindi i responsabili dell’omicidio non vedranno mai la galera),  questo è quello che i padroni pagano per aver concorso alla morte di un operaio per poter aumentare la produzione ed intascare maggiori profitti.
Per la giustizia borghese le pene non sono mai uguali, per  i borghesi e per i padroni i giudici hanno e avranno sempre  un occhio di riguardo e le condanne comminate nei loro confronti sono e saranno sempre miti, fino a sparire del tutto nel corso del tempo. 
A che pena è stato condannato il padrone della lamina, fabbrica metallurgica nel quartiere milanese di greco, in cui il 16 gennaio 2018 morirono asfissiati da una fuoriuscita di gas argon, quattro operai?  Ad una pena irrisoria di 1 anno e dieci mesi con sospensione della pena. 
I padroni possono continuare tranquillamente a risparmiare sui sistemi di sicurezza tanto al massimo ci sarà sempre un magistrato compiacente, che in nome della produzione e del relativo profitto, commineranno pene irrisorie rispetto all’entità del fatto. 
Del resto i comitati d’affari della borghesia, i governi, sia quelli precedenti, che quello attuale, hanno sempre fatto in modo di “non disturbare chi vuole fare”. Lo slogan adesso lanciato è amplificato e prima soltanto sottaciuto dai vari governi succedutisi, ora è destinato ad essere la chiave di volta per sotterrare del tutto qualsiasi normativa sulla sicurezza sul lavoro dando ai magistrati la possibilità di essere ancora più clementi nelle sentenze per gli omicidi sul lavoro. 
D.C.

Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.