IRAN, GIOVENTÙ IN RIVOLTA PIÙ SCIOPERI OPERAI E IL REGIME CADRÀ

Il problema è sempre lo stesso, la rivolta contro un regime brutale nasce spontanea, si allarga e approfondisce, paga con i suoi martiri e si trova davanti al dilemma dove andare e con quali forze.
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Il problema è sempre lo stesso, la rivolta contro un regime brutale nasce spontanea, si allarga e approfondisce, paga con i suoi martiri e si trova davanti al dilemma dove andare e con quali forze.


 

La violenza nelle strade e l’oppressione generalizzata nella società da parte di polizia, Basji (milizia istituita da Khomeini, presente nelle scuole e capillarmente sul territorio attraverso le moschee – i motociclisti in borghese che aggrediscono i manifestanti), funzionari e mullah spinge sempre nuovi strati della popolazione a prendere coscienza dell’oppressione che subiscono. Una per tutte, è prassi che la polizia restituendo i corpi delle sue vittime impedisca funerali pubblici, a volte obbligando i familiari, spesso piccolo-media borghesia cittadina fino ad ora almeno non ostile al sistema, a seppellire in cimiteri in altre località che non quella di abitazione.
Così il movimento nel suo complesso sta mutando sostanza, da ribellione tende a farsi rivoluzione: dalla protesta contro un’ingiustizia inizia a farsi strada l’avversione al sistema e anche l’ipotesi di rovesciarlo; settori sociali e aree geografiche del paese rimasti al margine della mobilitazione sino ad ora vengono spinti allo scontro dalla stupidità e dalla barbarie dello stato.
Alcune indicazioni dell’allargamento della mobilitazione sociale vengono dalla cronaca quotidiana. Oltre agli slogan urlati e scritti sui muri contro la dittatura, oltre alla popolarità di “Bella ciao” in iraniano (qui canzone di lotta, non un soprammobile), agitazioni di avvocati e insegnanti, inizio del boicottaggio dei negozi e dei prodotti di “marchio” Pasdaran (le Guardie della Rivoluzione, che controllano direttamente e indirettamente banche, industrie, reti commerciali, mercato nero dei prodotti sottoposti alle sanzioni occidentali, garantendo così la bella vita – si dice “a pane e caviale” – ai religiosi). I tabù della tradizione, su cui si regge il sistema ed in nome dei quali massacra i manifestanti, sono messi in discussione: una donna di 80 anni, con il figlio in prigione, si è tolta il velo pubblicamente (con un video) dicendo: “Dopo 80 anni, la religione vuole uccidere le persone, rimuoverò questo velo dalla mia testa”.
L’allargamento della mobilitazione nella società favorisce anche la lotta operaia. Purtroppo i metalmeccanici dell’automobile che scontano ancora la brutale repressione dei loro scioperi salariali, quattro anni fa, non hanno ancora fatto sentire la loro voce. Al momento la direzione della mobilitazione dei lavoratori è in mano agli operai dell’industria petrolifera che hanno già dovuto scontrarsi con repressori e guardioni. Essi tendono ad organizzarsi e coordinarsi tra le varie aree produttive del paese, come dimostra il nuovo documento qui di seguito. La presenza operaia organizzata, preoccupazione dei chierici e della borghesia statale, potrebbe favorire il passaggio dalla fase protestataria e difensiva ad un fase che possa indebolire il sistema oppressivo e porre la questione di un cambiamento politico.
M.B.


 

Documento da @irannc 19/10/2022
Ampliare la portata degli scioperi sindacali in Iran contemporaneamente al proseguimento delle proteste a livello nazionale

Nonostante gli sforzi delle autorità per placare i lavoratori e impedire loro di unirsi agli scioperi, le immagini pubblicate dell’azienda di canna da zucchero Haftpeh mostrano che un numero significativo di lavoratori ha smesso di lavorare e si trova nei locali dell’azienda.
Ismail Bakshi, un attivista sindacale, ha twittato martedì 26 Mehr (18 ottobre ndt), sugli scioperi dei lavoratori di Haftpeh: “Oggi, i lavoratori di Haftpeh sono venuti a mostrare onore”.
Riferendosi al pagamento di sette milioni di toman (1690€ circa ndt) da parte dei dirigenti di questa azienda ai lavoratori alla vigilia dello sciopero per dissuaderli, ha sottolineato: “Se il management dell’azienda avesse depositato sul loro conto 70 milioni (soldi per comprare i lavoratori) invece di sette milioni, sarebbero comunque gli uomini d’onore in sciopero”.

Athena Daemi, attivista per i diritti umani in Iran, Hafttepe Sugarcane, Asalouye Petrochemical, Bandar Abbas Petrochemical, Abadan Petrochemical, Ghadir Niriz Fars Steel, Mahshahr Pipes, Bushehr Petrochemical, Kangan Petrorefining, South Pars Oil and Petrochemical Company e Abadan autisti di autocisterne.


 

Ed inoltre, da @irannc 20/10/2022
A seguito dello sciopero dei lavoratori della Kangan Petrorefinery, fase 2 e della convocazione dell’amministratore delegato di questo complesso al Kangan Intelligence Department, questa direzione ha attualmente assunto il costo dell’alloggio delle forze di sicurezza e repressive che hanno partecipato alla repressione delle recenti proteste in Jam City e degli operai di Asaluye. Le forze armate sono state ospitate nel Kangan Persian Gulf Hotel, che appartiene a Vahid Haqganian, in modo che possano intervenire immediatamente in caso di qualsiasi spostamento dei lavoratori. L’atmosfera è rigorosamente di sicurezza. Si prega di diffondere la notizia.

Sciopero degli insegnanti
Dal testo della dichiarazione del Consiglio di coordinamento delle organizzazioni sindacali:
Lo sciopero degli insegnanti è annunciato per domenica 1 e lunedì 2 di Aban (23-24 ottobre ndt)
Noi insegnanti saremo presenti nelle scuole in questi due giorni, ma ci asterremo dal frequentare le aule.
A sostegno delle proteste contro i diritti delle persone in tutto l’Iran, e nel condannare le uccisioni e le repressioni delle ultime settimane, e soprattutto nel condannare l’uccisione e l’arresto di studenti e insegnanti, il Consiglio di coordinamento annuncia le seguenti azioni di protesta al popolo dell’Iran, in particolare ai nobili maestri del paese:
– Questo consiglio annuncia il lutto pubblico giovedì 28, venerdì 29 e sabato 30 di Mehr (20-21-22 ottobre ndt)in memoria delle vittime delle proteste.
In questi giorni, esprimiamo la nostra simpatia e solidarietà alle famiglie in lutto visitando le loro tombe e indossando simbolicamente abiti, braccialetti e altre coperture nere, e sabato indossiamo tutti abiti neri a scuola.

Consiglio di coordinamento dei sindacati culturali dell’Iran


 

Secondo le immagini inviate a Menuto, i lavoratori di El-Eght Industrial Group (stabilimento Snowa elettrodomestici) si sono uniti agli scioperi nazionali a Isfahan.
Lo sciopero è partito dalla compagnia Mahiyaman (tessile). Si dice che i manager stiano cercando di riportare i lavoratori al lavoro promettendo bonus.



 

Da https://t.me/shoranaft

Diamo un ultimatum
Sapete tutti che durante la nostra protesta di solidarietà con la rivolta popolare, alcuni nostri colleghi sono stati arrestati ad Asaluyeh.
Abbiamo annunciato che non ci arrenderemo e continueremo la nostra protesta, quindi i nostri colleghi si sono radunati in più luoghi la mattina di mercoledì 20 Mehr (12 ottobre ndt), ma non solo i nostri colleghi arrestati non sono stati rilasciati, ma anche un certo numero di altri sono stati arrestati e ora più di 30 nostri colleghi sono agli arresti (purtroppo, a causa del numero di appaltatori e officine sparse, la preparazione immediata dell’elenco completo degli arrestati ha richiesto tempo).
Questo è mentre lo spazio nel nostro ambiente di lavoro è diventato molto controllato (dalle forze di sicurezza ndt).
Dichiariamo che questi arresti e queste minacce non solo non hanno alcun effetto sulla nostra determinazione a continuare la nostra protesta, ma queste repressioni accrescono la nostra rabbia di cento volte.
Nel nostro primo ultimatum del 4 ottobre, abbiamo annunciato che faremo sciopero se le repressioni non saranno fermate, e quando non abbiamo ricevuto risposta, abbiamo smesso di lavorare e ci siamo riuniti in solidarietà con le proteste popolari.
Ora diamo un ultimatum che se i nostri colleghi non vengono rilasciati immediatamente e se la forza della repressione non viene rimossa dal nostro posto di lavoro, continueremo le nostre proteste in forme più ampie e non rimarremo in silenzio.
Qui, chiediamo ai nostri colleghi dell’industria petrolifera di essere uniti e di non permettere che queste repressioni e schiavitù continuino.
Inoltre, il nostro messaggio alla gente e a tutti i lavoratori in tutto l’Iran è che non ci lasciate soli in questo campo di lavoro infernale e ci sostenete.
Premete per il rilascio immediato dei nostri colleghi.
Tutti i recenti detenuti dovrebbero essere rilasciati e queste repressioni dovrebbero finire.
I lavoratori si uniscono.
Consiglio organizzatore dei lavoratori a contratto petrolifero


Secondo le informazioni finora ottenute, durante le proteste dei nostri colleghi del 18, 19 e 20 Mehr (10-11-12- ottobre ndt), più di 250 dei nostri colleghi di progetto sono stati arrestati. Nel frattempo, sotto la pressione delle nostre proteste e degli ultimatum per continuare le proteste in forme più ampie, alcuni di loro sono stati rilasciati, ma molti sono ancora in detenzione. Un’importante campagna dei nostri lavoratori petroliferi è il rilascio immediato di tutti i colleghi detenuti, fornendo assistenza alle famiglie dei nostri cari che si trovano in carcere, e spingendo per il ritiro delle forze di repressione dal posto di lavoro e rompendo il rigido clima di sicurezza (intesa come presenza delle forze di sicurezza ndt) che governa il nostro lavoro . Come abbiamo già annunciato, purtroppo, a causa delle pesanti condizioni di sicurezza nell’ambiente di lavoro e per la presenza di molte aziende ad Asaluyeh, non abbiamo l’elenco dei nomi dei colleghi che attualmente sono agli arresti. Il consiglio organizzatore chiede a tutti i colleghi di inviare i nomi dei lavoratori arrestati nella loro azienda insieme alle informazioni sul giorno del loro arresto e sul luogo di detenzione e le foto di questi cari al canale telegramma del consiglio. Fare una campagna per il rilascio dei colleghi arrestati e rompere l’atmosfera di sicurezza prevalente nelle aziende è un passo importante per noi lavoratori petroliferi per continuare le nostre proteste e la nostra solidarietà con le lotte popolari. Chiediamo a tutti i lavoratori e le persone di aiutarci in ogni modo possibile nel portare avanti questa campagna e annunciando il loro sostegno per rafforzare la linea di unità e lotta nel petrolio e a livello nazionale.

Il rapporto ricevuto da Abadan indica che gli autisti delle autocisterne hanno scioperato martedì.
Queste autocisterne, che appartengono al settore privato e al settore delle raffinerie, si sono rifiutate di entrare nella raffineria davanti al gate 18 della raffineria di Abadan (stazione 5 di Koi Quds) rifiutandosi di ricevere la polizza di carico per il carico di benzina Euro 4 destinata a distributori di carburante nelle metropoli del Paese. Hanno spento i motori bloccando l’ingresso nel campo dal Gate 18 della raffineria.

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