WARTSILA. E LA NAVE RIMASE VUOTA

La Uhl Fusion non può imbarcare in autoproduzione i motori Wartsila con i portuali in sciopero: lo prevede il contratto portoghese
Condividi:

La Uhl Fusion non può imbarcare in autoproduzione i motori Wartsila con i portuali in sciopero: lo prevede il contratto portoghese. Lo riporta ShipMag, un magazine digitale dedicato ai settori portuale, logistico e marittimo.


 

Da ShipMag del

Trieste – Confermate le indiscrezioni pubblicate da Shipmag: la UHL Fusion risulta coperta dal contratto nazionale portoghese che limita specificatamente l’autoproduzione ai casi nei quali i portuali dello scalo lo permettano e, in ogni caso, mai di fronte a uno sciopero degli stessi portuali.
La questione è espressamente prevista all’articolo 4 comma 1 del Fesmar National Tcc Agreement 2020-2022.
La richiesta del gruppo coreano Daewoo all’Autorità portuale Triestina è dunque viziata da un vulnus all’origine. Come è noto, i lavoratori del porto giuliano che svolgono l’attività legata alla Wartsila: si sono fermati a oltranza per bloccare i dodici motori pronti a essere caricati sulla nave Uhl Fusion e destinati in Corea del Sud alla Daewoo dopo che la multinazionale finlandese ha deciso di chiudere lo stabilimento di Bagnoli della Val Rosandra (Trieste).
I coreani hanno così chiesto all’Autorità portuale di operare in autoproduzione. Daewoo vorrebbe operare su una banchina diversa da quella solitamente utilizzata da Wartsila, sul canale navigabile, più vicina per 10 dei 12 motori. Se la nave operasse nell’area in concessione Wartsila non avrebbe ragione di chiedere l’autoproduzione. Infatti vi sono mezzi di sollevamento adeguati e chiedere l’uso delle gru di bordo non troverebbero una giustificazione. Ma lo sciopero dei lavoratori Wartsila bloccherebbe tale operazione. Andando su un’altra banchina, priva di mezzi di sollevamento a terra, giustificherebbe la richiesta di operare con proprio personale e propri mezzi di bordo. Per ottenere l’autoproduzione, però, vanno verificate le certificazioni dei mezzi di bordo, le attività di manutenzione degli stessi e il possesso dei requisiti di legge da parte del personale di bordo. Un controllo che deve essere svolto dall’Autorità Marittima.
A terra, in banchina, ci deve essere personale non marittimo e altrettanto specializzato per incocciare i motori in sicurezza. Devono essere lavoratori portuali autorizzati, dipendenti del concessionario o della Agenzia del Lavoro portuale: in teoria lavoratori che non dovrebbero aderire allo sciopero.
Il Fesmar National Tcc Agreement sottoscritto dall’armatore della UHL Fusion dovrebbe, però, tagliare la testa al toro: in presenza di uno sciopero dei portuali (come nel caso di Trieste), niente autoproduzione. Un elemento che peserà sul tavolo della vertenza aperto in prefettura.

Intanto, mentre in città cresce la tensione, i 451 lavoratori dello stabilimento Wartsila hanno inviato una lettera al comandante e all’equipaggio della Uhl Fusion in cui raccontano la vicenda del loro licenziamento. “Dobbiamo lottare – è scritto – per difendere i nostri posti di lavoro. Ci scusiamo se leoperazioni di imbarco dei motori potrebbero subire dei ritardi. Noi siamo lavoratori come voi e rispettiamo il vostro lavoro, lontano da casa e dai vostri cari, ma siamo chiamati a difendere ilnostro futuro e quello delle nostre famiglie”.

A Trieste comunque si sta mobilitando. I lavoratori della multinazionale finlandese invocano la partecipazione della città alla manifestazione del 3 settembre. Una testimonianza significativa è arrivata dalla Triestina Calcio che ha chiesto di procrastinare la partita d’esordio in serie C contro il Pordenone dal pomeriggio alla sera di sabato prossimo per evitare la concomitanza con la manifestazione dei lavoratori.

Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.