DAL JOBS ACT ALLA STRAGE OPERAIA

Dove cercare le ragioni di una strage incontenibile? Nei rapporti di lavoro dove gli operai ricattati sono costretti a rinunciare alle norme di sicurezza. Da Renzi a Draghi la libertà di licenziare ha reso più pericoloso lavorare. Di uno sciopero generale degli operai per fermare questi omicidi nemmeno l’ombra.
Condividi:

Dove cercare le ragioni di una strage incontenibile? Nei rapporti di lavoro dove gli operai ricattati sono costretti a rinunciare alle norme di sicurezza. Da Renzi a Draghi la libertà di licenziare ha reso più pericoloso lavorare. Di uno sciopero generale degli operai per fermare questi omicidi nemmeno l’ombra.


 

Caro Operai Contro, martedì 4 maggio ancora 5 le morti sul lavoro: 2 in Puglia, 1 a Roma, 1 a Torino e 1 in Friuli. Nei primi 3 mesi dell’anno gli infortuni sul lavoro sono aumentati del 50%.
Contati dall’Osservatorio di Bologna, dall’inizio dell’anno al 30 aprile 2022 i morti sul lavoro sono 422, di questi 206 sui luoghi di lavoro, i rimanenti 216 sono morti in itinere e sulle strade.
In questi “numeri” ci sono anche i morti sul lavoro non assicurati e in nero, che l’Inail non conteggia, perciò per questo ente, gli operai morti sul lavoro risultano sempre di meno.
Dal 1 gennaio al 30 aprile, considerando 17 settimane lavorative di 6 giorni, la media è di 4 morti al giorno (4,13). Invece considerando settimane lavorative di 5 giorni la media sale a 5 morti al giorno (4,96).
I capi del sindacato confederale davanti a quotidiane tragedie operaie, assumono toni minacciosi da ultimatum, ma se ne guardano bene dal proclamare scioperi e mobilitazioni, le vere armi che toccherebbero padroni e governo nel vivo. Agitano il tema della sicurezza senza iniziative concrete e obiettivi precisi, mentre continua lo stillicidio quotidiano d’infortuni e morti sul lavoro.
Neanche i piccoli sindacati di base, sulla strage operaia riescono a mettersi insieme per una protesta che magari, anche se limitata, sarebbe un segnale importante per tutti che bisogna muoversi. Altrimenti restano le belle parole del presidente della Repubblica, del Papa, dello sdegnato di turno e dei sindacalisti arrabbiati.
Nessuno disturba i padroni e loro si sentono in una botte di ferro. Soprattutto dopo il Jobs Act decretato dal governo Renzi. Una legge che non prevede una specifica formazione degli operai per evitare gli infortuni, però se si rifiutano di fare un lavoro o una mansione pericolosa, o per la quale si sentono insicuri, possono essere legalmente licenziati.
Sempre Renzi ha dato un colpo invalidante al sistema dei controlli e delle ispezioni sul posto di lavoro.
Nel 2015 in Italia l’Inail aveva 470 ispettori, oggi ridotti a meno di 200, intere province e regioni sono sguarnite.
L’Inps aveva 1.600 ispettori, oggi sono 970 di cui 200 andranno in pensione entro l’anno.
Lo stesso Inl (Ispettorato nazionale del lavoro) creato nel 2016 da Renzi per ricondurre tutta l’attività ispettiva sotto il controllo del ministero del Lavoro, dai 6.500 ispettori di sette anni fa, oggi sono ridotti a 4 mila.
Un’ispettrice Inl che mantiene l’anonimato, intervistata dal Fatto Quotidiano il 29 aprile 2022 dichiara: “Negli uffici territoriali la carenza di organico è incredibile: non riusciamo a evadere le richieste del mondo produttivo e anche il personale amministrativo è ormai all’osso, così gli ispettori non escono per i controlli perché devono stare in ufficio a seguire la parte amministrativa”.
Ma oltre il problema dei numeri, c’è quello non meno grave dei nuovi ispettori in fase di reclutamento (1.900 ordinari, 1.174 tecnici), vengono arruolati su profili di “una qualunque laurea triennale”, mentre secondo il “modello tuttologo” di Renzi, ognuno dei nuovi ispettori dovrebbe possedere le conoscenze che prima erano ripartite in più figure all’interno di Inps, Inail, Inl.
Spiega l’ispettrice: “un ispettore dell’Inl dovrebbe conoscere la materia previdenziale dell’Inps, quella assicurativa dell’Inail, oltre alla nostra, quella giuslavoristica: non mi sentirei mai serena a fare la tuttologa, il rischio di fare danni è altissimo e parliamo della vita delle persone”.
I governi che si sono avvicendati dopo Renzi hanno coccolato il delittuoso Jobs Act e con esso il fallimento in materia antinfortunistica. E siccome a infortunarsi e a morire sono gli operai, ci ha messo un “carico” pure il governo Draghi che, col decreto 146 del 2021, affida al super ispettore tuttologo (che non è nato e non potrà mai nascere) anche gli accertamenti in materia di sicurezza e salute, prima di esclusiva competenza del personale tecnico del SSN laureato in Tecniche della prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro.
La trasversale e dilagante precarietà è l’altra faccia che produce incertezze e infortuni sul lavoro spesso mortali. Anche alla creazione di questa condizione ha dato manforte il Jobs Act, due esempi: l’abolizione della giusta causa nel licenziamento e il demenziale contratto “a tutele crescenti”.
Renzi nel 2016 “offriva” la forza lavoro in offerta speciale, con una brochure del suo governo scritta in inglese, invitava gli investitori esteri a venire in Italia perché “gli stipendi sono più bassi della media europea”.
Manca inoltre, come già detto, una formazione e reale prevenzione per l’incolumità degli operai sul lavoro. Gli operai devono contare su se stessi in modo collettivo, per prevenire gli infortuni sul lavoro.
Saluti Oxervator.

Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.