I PIRATI GRIDANO CONTRO I CONTRATTI PIRATA

Si è conclusa con due accordi la vicenda degli esuberi di Carrefour. Manager e sindacalisti si lavano la faccia concordando la lotta ai contratti pirata, ma aprono a disperdere i dipendenti fra un centinaio di piccoli padroncini, incentivi per autolicenziarsi e qualche fumoso impegno alla formazione. I veri pirati sono loro.
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Si è conclusa con due accordi la vicenda degli esuberi di Carrefour. Manager e sindacalisti si lavano la faccia concordando la lotta ai contratti pirata, ma aprono a disperdere i dipendenti fra un centinaio di piccoli padroncini, incentivi per autolicenziarsi e qualche fumoso impegno alla formazione. I veri pirati sono loro.


 

Caro Operai Contro, pochi giorni fa Carrefour Italia e sindacati Confederali hanno firmato 2 accordi con i quali vorrebbero chiudere la vertenza aperta a settembre 2021, quando il colosso internazionale della Grande Distribuzione dopo gli 849 esodati nel 2020, aveva dichiarato altri 1.800 esuberi, di cui 769 da licenziare subito. Contestualmente annunciò l’intenzione recepita poi dal sindacato, di cedere in franchising, 106 fra piccoli e grandi supermercati ad altri operatori commerciali.
Un accordo soddisfa prima di tutto la richiesta dichiarata da Carrefour, di non voler più pagare 31 milioni di euro in salari e annessi. Definisce le modalità della riorganizzazione aziendale, compreso il consolidamento del modello franchising sulla rete di vendita.
L’altro accordo sancisce “la lotta al dumping contrattuale e ai contratti pirata – nonché – la volontà di concordare gli organici minimi nei punti vendita”, di converso sancisce la gestione comune degli esuberi.
Nel primo accordo è già contenuta la smentita del secondo, dal momento che si cercano (al ribasso per gli operai) nuovi padroni e padroncini della distribuzione, del commercio e della logistica, perché subentrino in franchising (con Carrefour) nella gestione delle filiali diventate meno redditizie, per le quali Carrefour non intende più pagare 31 milioni di euro di salari, perché insoddisfatto del ridotto margine di guadagno.
Nell’accordo – dice un comunicato Fisascat (Cisl) “Carrefour Italia si impegna a inserire clausole contrattuali con gli affiliati in franchising che porti gli stessi ad applicare ai loro dipendenti i contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti da Filcams, Fisascat e Uiltucs.”
Non solo c’è il generico impegno ad applicare i contratti nazionali collettivi ma salta tutto ciò che gli operai avevano acquisito con i contratti integrativi interni, inoltre i padroni subentranti in franchising, assumeranno molto meno operai, caricando su di loro anche le mansioni dei loro compagni allontanati come esuberi. Così i 31 milioni di euro che Carrefour pagava in salari, saranno drasticamente ridotti, ristabilendo, mercato permettendo, più vantaggiosi margini di guadagno per i nuovi padroni e per Carrefour che li gestisce in franchising.
Tutto questo, per gli operai, non è forse simile ai “contratti pirata” con “dumping” incorporato?
Da quando mini, super, iper mercati e centri commerciali, hanno coperto tutti i bacini di utenza, dopo aver da tempo fatto fuori i piccoli negozi, con la concorrenza all’interno della Grande Distribuzione, quali spazi possono aprirsi a nuovi supermercati vicino a quelli già esistenti? Ben pochi.
Col proposito di una guerra all’ultimo scontrino, mettendo in conto da subito chiusure con pacchetti di licenziamenti in offerta speciale, qualora non riuscissero a ridefinire la clientela, contendendosela a colpi di promozioni. Un rischio messo in conto dai magnati del settore che hanno interessi e azioni da più parti.
Il comunicato Fisascat (Cisl) sopracitato fa sapere che: “L’esubero ridotto a 719 dipendenti dai 769 iniziali, sarà gestito unicamente con il criterio della non opposizione a fronte di un incentivo all’esodo”.
E’ la solita trovata, quattro soldi in cambio dell’accettazione del licenziamento, e chi non accetta ? Cade nel limbo degli esuberi cronici a perdere, ricattato economicamente con il basso livello degli ammortizzatori sociali. In sostanza tutto spinge ad autolicenziarsi e gli accordi sottoscritti vanno in questo senso anche se sono spacciati come risultati positivi per i lavoratori.
Si parla di 719 esuberi, ma l’azienda a settembre ne aveva dichiarati 1.800, dove sono finiti i restanti 1.081? Li si vuole allontanare in silenzio con i 2 accordi che puntano a spegnere i riflettori sulla vertenza senza neanche consultare gli operai Carrefour? O facendolo presentando gli accordi come grande conquista?
Ancora dal comunicato Fisascat (Cisl): “L’intesa prevede percorsi di riqualificazione interna del personale o di ricollocazione presso terzi. Innovativo l’approccio sul tema del franchising in vista della cessione di 106 negozi della rete vendita a terzi operatori commerciali nel 2022”
Quanti saranno chiamati ai “corsi di riqualificazione? “ Tutti i 1.800 esuberi dichiarati a settembre? Solo una piccola parte di loro con il franchising verrà riciclata al ribasso, più sfruttata e meno pagata.
A livello generale accordi simili o comunque accordi che non si fondano su una lotta risoluta, scartata in partenza per concordare ciò che vuole il padrone, sono essi stessi “contratti pirata” con dumping incorporato. Estromettono dalle aziende migliaia di operai che poi, per trovare un’altra occupazione devono accettare le regole forcaiole del lavoro precario. Non è un caso che nel terzo trimestre del 2021, il lavoro precario sia aumentato del 13,1%, sullo stesso periodo del 2020.
Saluti Oxervator.

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