USA, OPERAI IN SUBBUGLIO, SI CHIUDE UNA LOTTA SE NE APRE UN’ALTRA

Concluso lo sciopero Kellog, il padrone è sceso a patti anche se gli operai volevano  di più. I minatori di Warrior Met fermi da aprile resistono contro crumiri e sindacalisti traditori. Da 8 settimane sono le operaie della Jon Donair a scioperare.
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Concluso lo sciopero Kellog, il padrone è sceso a patti anche se gli operai volevano di più. I minatori di Warrior Met fermi da aprile resistono contro crumiri e sindacalisti traditori. Da 8 settimane sono le operaie della Jon Donair a scioperare.


Lunedi 27 dicembre, dopo 11 settimane di sciopero i 1400 operai della Kellogg sono tornati al lavoro nei rispettivi stabilimenti del Michigan, Nebraska, Pennsylvania e Tennessee. Il ritorno al lavoro è stato preceduto dall’approvazione di un nuovo contratto di lavoro. La determinazione degli operai, la compattezza nel tenere il blocco degli ingressi ininterrottamente, giorno e notte, con le linee dei picchetti ha messo in ginocchio il padrone, che ha più volte minacciato di sostituire gli scioperanti con i crumiri. Gli operai hanno anche costretto i sindacalisti filo-padronali del Bakery, Confectionery, Tobacco Workers and Grain Millers’ International (BCTGM) a sostenere almeno formalmente le loro richieste. L’intervento pubblico di Biden, della più potente figura del pianeta nella vertenza Kellogg per evitare la rottura è il sintomo di quanto preoccupi i padroni americani l’eventualità che la conflittualità degli operai (Volvo, Dana, Frito-Lay, Deere, Warrior Met Coal ecc.) si radicalizzi, si diffonda dilagando in tutta la federazione e materializzando i loro peggiori incubi: una rivolta operaia nel centro dell’impero.
Come dicevamo la forza e la determinazione messa in campo dagli operai è stata adeguata alle richieste che si voleva strappare al padrone: fine della differenziazione salariale tra operai transitori e fissi, applicazione adeguata del “Cost Of Living Adjustment” COLA, (adeguamento salariale automatico al costo della vita N.d.R.), aumenti salariali consistenti, abolizione dello straordinario obbligatorio.
A leggere i più diffusi giornali dei padroni americani, gli operai della Kellogg avrebbero ottenuto tanto: “Il contratto quinquennale include aumenti salariali generalizzati e adeguamenti del costo della vita, nonché maggiori prestazioni sanitarie e pensionistiche. Fornisce inoltre un percorso per i nuovi dipendenti per raggiungere l’ambito salario e indennità di operaio permanente dell’azienda, affrontando in parte una preoccupazione che molti lavoratori avevano sollevato riguardo a una forza lavoro a due livelli”(Washington Post, A. Greeg 21/12/21); “L’accordo prevede aumenti del costo della vita per tutti i dipendenti, con i dipendenti di livello inferiore che registrano un aumento di quasi $ 5.” (business insider, J Kaplan 21/12/21).
Concretamente gli operai, nonostante la grande determinazione messa in campo, sono riusciti a strappare al padrone molto poco, soprattutto perché non sono riusciti, questa volta, a controllare l’azione dei sindacalisti corrotti.
Nelle chat gli operai della Kellogg denunciano la scomparsa nell’accordo della loro richiesta di abolire lo straordinario obbligatorio con il ripristino delle 40 ore settimanali e l’Inadeguatezza degli aumenti salariali del 3% ottenuti, di fronte ad una inflazione ufficiale negli USA del 6,8 %. “Avremmo bisogno di un aumento immediato del 21% solamente per compensare le perdite degli ultimi 3 anni” – scrive un operaio!
Anche la richiesta degli operai di porre fine al doppio trattamento pare sia stata annacquata per depotenziarne l’impatto a favore della Kellogg. Da quanto dichiara Dan Osborne, funzionario del BCTGM di Omaha, Nebraska, al Business Insider (J Kaplan 21/12/21), “con il nuovo accordo tutti gli operai che da quattro anni lavorano per Kellogg, da transitori diventeranno stabili, ottenendo con ciò consistenti benefici salariali, sanitari e pensionistici”. Aggiunge che “con la ratifica odierna, 14 operai si qualificheranno a quella retribuzione più alta, non oltre al 3% dell’organico totale di ogni stabilimento.” Una miseria che i dirigenti della Kellogg potranno ulteriormente ridurre licenziando quegli operai transitori che sono sulla soglia dei quattro anni e aumentando senza limiti l’utilizzo di operai transitori neo assunti.
Ad oggi il risultato del referendum sull’accordo non è stato reso pubblico, seguendo le chat degli operai Kellogg pare evidente che nello stabilimento di Battle Creek nel Nebraska, abbiano a maggioranza respinto l’accordo. Va sottolineato che tradizionalmente il conteggio dei voti si tiene nelle sezioni locali del sindacato, contrariamente a quanto è avvenuto in questo caso dove le schede sono state tutte concentrate nella sede nazionale del BCTGM nel Maryland, si parla apertamente di brogli (fonte G.Kirby T. Hall WSWS 28/12/21).
Ma il braccio di ferro negli USA tra padroni, sindacalisti corrotti da una parte e gli operai dall’altra non si arresta, imparando dagli errori delle altre lotte e dandosi anche strumenti concreti di resistenza per dipendere meno dal sindacalismo colluso.

Continua in Alabama anche nel giorno di natale, lo sciopero e i picchetti dei 1100 minatori della Warrior Met Coal. “Da quando 1.100 minatori hanno lasciato il lavoro ad aprile, hanno vissuto arresti e attacchi arroganti da parte dei fedeli servitori dell’azienda che hanno usato i loro veicoli per forzare i picchetti. Hanno anche visto uomini del sindacato attraversare la linea di picchetto e assumere posizioni di caposquadra per il padrone della miniera. Nonostante queste battute d’arresto, sono fermi nella loro determinazione a resistere un giorno in più rispetto a Warrior Met, che ha subito perdite nel terzo trimestre per un totale di quasi $ 7 milioni, attribuite allo sciopero” (Labor Notes F. Leon 22/12/21).

Dopo 8 settimane di sciopero con picchetti non stop, non si ferma lo sciopero delle operaie del settore alimentare alla Jon Donair di Santa Fe Springs, Los Angeles, California. Il 17/12/21 le operaie hanno bocciato la proposta di accordo concordata tra padrone ed il sindacato di categoria BCTGM. La maggioranza degli operai sono donne di recente immigrate negli USA e quindi molto ricattabili ma nonostante questo combattive, non mollano dal 3 novembre le linee di picchetto dello stabilimento alimentare. Le operaie per sostenere lo sciopero hanno creato una cassa di resistenza (https://www.gofundme.com/f/official-jon-donaire-strikers-gofundme-page) raccogliendo oltre 31 mila dollari.
Aumenti salariali adeguati oltre il 3% proposto dall’azienda e bocciato nella prima bozza contrattuale.
Ritmi e carichi di lavoro meno massacranti, no agli aumenti della velocità delle linee senza preavviso.
No agli straordinari obbligatori, comunicati in giornata o a fine turno.
Ripristino delle pause di lavoro contrattualmente previste e dei permessi per malattia.
Queste le richieste delle operaie.

A cura di M. C.

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