TIRIAMO UN PO’ DI SOMME DEL SINDACALISMO RESPONSABILE

Iniziamo dalla scelta di crumiraggio della CISL nello sciopero generale per illustrare in sintesi quanto è costato agli operai un sindacalismo sempre sensibile alle necessità dei padroni e del governo che, a parte la proclamazione dello sciopero, rimane il collante dell’unità fra i capi delle Confederazioni
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Iniziamo dalla scelta di crumiraggio della CISL nello sciopero generale per illustrare in sintesi quanto è costato agli operai un sindacalismo sempre sensibile alle necessità dei padroni e del governo che, a parte la proclamazione dello sciopero, rimane il collante dell’unità fra i capi delle Confederazioni


 

Caro Operai Contro, sabato 18 dicembre si arriva a 14 operai morti sul lavoro in soli 4 giorni, (alcuni giornali riportano 18 ma 4 sono piccoli imprenditori).
La Cisl proprio in questo giorno, dopo aver di fatto sabotato lo sciopero generale di 2 giorni prima, non aderendovi, (sciopero proclamato da Cgil e Uil contro la legge di bilancio del governo) ha organizzato in contrapposizione allo sciopero generale, un raduno in piazza S. Apostoli a Roma, convocando funzionari sindacali e scomodando tra i dipendenti pubblici con il culo al caldo, anche un po’ di impiegati sotto lo slogan: “La responsabilità scende in piazza”.
Luigi Sbarra segretario generale della Cisl, in deterrenza all’iniziativa di lotta, aveva ammonito: “Sbagliato ricorrere allo sciopero generale e radicalizzare il conflitto in un momento tanto delicato per il Paese”.
Scartato lo sciopero in nome della “responsabilità”, i vertici della Cisl in pratica boicottano la potenzialità di lotta degli operai e si affidano al “buon cuore” del governo dei padroni, chiedendo modifiche alla legge di bilancio.
L’attuale condizione operaia non è già il risultato di un sindacalismo Confederale accondiscendente da troppo tempo in nome della “responsabilità”, e del “momento tanto delicato per il paese? Con quali risultati?

A grandi linee si possono così riassumere.
– Morti sul lavoro in aumento, in meno di un anno sono già oltre 1.370. “Infortuni” favoriti anche da contratti usa e getta, appalti e sub appalti, spesso impiegando forza lavoro in nero, senza la minima formazione.
– 55 mila licenziamenti (“disciplinari”) nel 3° trimestre 2021, più 70% dello stesso periodo del 2019, quando non c’era la pandemia.
– Dopo i 55 mila “disciplinari”, ora i licenziamenti di massa (economici) colpiscono piccole e medie aziende, con serrate dalla sera alla mattina e delocalizzazioni. In tante fabbriche della grande industria e indotto, c’è un crollo delle ore lavorate, con ritmi e carichi di lavoro aumentati.
– Riduzione dei salari, l’Italia al terzultimo posto in Europa.
– Delle 603 mila assunzioni nei primi 10 mesi del 2021 nell’industria e nei servizi, ben 458 mila (76%) sono a tempo determinato e solo 145 mila (24%) sono a tempo indeterminato.
– Gli sfratti per morosità bloccati per la pandemia, sono già ripartiti e riguardano decine di migliaia di senzatetto fra gli oltre 5 milioni di poveri assoluti.
– Circa 600 mila immigrati volutamente tenuti senza permesso di soggiorno per essere più ricattabili, principalmente operai, braccianti, facchini, manovali, sfruttati in aperta schiavitù spesso senza abitazione, relegati a sopravvivere in ghetti e baraccopoli.

Tutte queste situazioni sono sempre più peggiorate, senza trovare un’adeguata risposta di lotta da parte di tutto il sindacato Confederale. Non basta certo uno sciopero generale per “lavarsi la coscienza”.
Ci vuole un cambio di rotta che solo gli operai possono imporre. Certo che la segreteria della Cisl ha già dimostrato che non ne vuole sapere: un peso morto in meno per chi vuole davvero lottare.
I vertici Cisl si preoccupano di non “radicalizzare il conflitto”. Dovrebbero invece preoccuparsi del contrario: a parte singole fabbriche conflittuali perché gli operai resistono tenacemente ai licenziamenti, per il resto di conflitto non c’è neanche l’ombra, hanno svolto un lavorio preventivo per renderlo impraticabile.
Il “conflitto” che intendono Sbarra e soci, è quello di resistere ai “tavoli” delle trattative, ma senza una lotta vera , più “tieni” il tavolo e più i padroni ottengono ciò che vogliono.
Finchè nel sindacalismo Confederale, prevarranno le posizioni come quelle Cisl, ostili alla lotta, che trovano sostenitori convinti anche nella CGIL e nella UIL ciò che si “radicalizza” fra gli operai è maggior sfruttamento e povertà.
Il conflitto che tanto terrorizza Sbarra è rimasto solo virtuale, uno spauracchio da agitare per guadagnarsi il consenso delle classi alte e dei padroni, ma devono stare attenti, rabbia e risentimenti possono innescare realmente un conflitto radicale, rompendo la costrizione delle “responsabilità” filopadronali che finora ha prevalso nei Confederali.
Non si illudano i padroni e i loro amici nel sindacato: fermando le lotte e impedendo le rivendicazioni, non fanno altro che alimentare la ribellione che cova sotto la cenere.
Saluti Oxervator

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