STELLANTIS MELFI. APPESI AL CAPPIO DEL VENERDÌ

Il venerdì è il giorno in cui Stellantis anticipa quello che gli operai faranno la settimana successiva. I sindacalisti sono un po’ in difficoltà a fare i bidelli come hanno fatto finora.
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Il venerdì è il giorno in cui Stellantis anticipa quello che gli operai faranno la settimana successiva. I sindacalisti sono un po’ in difficoltà a fare i bidelli come hanno fatto finora.


 

Nello stabilimento Stellantis di Melfi il padrone dopo aver smantellato una linea, fatto licenziare circa 400 operai mettendogli in tasca un po’ di soldi, mandato in trasferta decine di operai, sta cercando di riorganizzare gli operai rimasti, portandoli da un reparto a un altro dove più necessita. Gli operai prima vengono invitati a recarsi in infermeria per una visita occasionale, così dicono i capi, poi arrivati lì se chiedono al medico, la risposta è quella che la visita è per cambio mansione e devono recarsi a lavorare al montaggio. La maggior parte degli operai, considerato anche il fatto che al montaggio si lavora di più ed è un reparto nel quale i ritmi e i carichi di lavoro imposti dal padrone sono eccessivi, ovviamente fanno fatica ad accettarlo. Quelli che non stanno bene in salute perché consumati ma che non hanno mai portato certificati medici fanno storie e minacciano di prendere i certificati medici che hanno nel cassetto, quelli con ridotte capacità lavorative che hanno già dato i certificati in infermeria dicono che non se ne parla proprio di essere trasferiti altrove, molti di quelli ancora sani rivendicano il fatto di essersi sempre assoggettati al padrone e non trovano giusto il trasferimento, altri per opportunismo non sanno se mettere fuori dal cassetto i certificati medici o tenerli ancora lì, altri sono stati già trasferiti al montaggio da tempo. Ognuno di questi operai ha una ragione per non andare al montaggio, il padrone ha le sue ragioni. Gli operai però collettivamente non protestano affinché non si lavori come le bestie da soma al montaggio, i bidelli sindacalisti, mentre menano per aria chiacchiere, passeggiano per via Roma e vanno da una macchinetta del caffè a un’altra. La burocrazia sindacale invece fuori dalla fabbrica studia le grandi strategie. Se ne vedono e se ne sentono tante a Melfi, c’è chi fra gli operai chiama il proprio sindacalista, nella migliore delle ipotesi si sente rispondere che il sindacalista se la vedrà lui e qualche volta si riesce a non andare al montaggio, c’è chi fra i sindacalisti ha già preso i soldi ed è andato via e risponde agli operai che ci sono gli incentivi all’esodo e possono farlo anche loro se non ce la fanno con i ritmi. Nessuno che sappia convincere gli operai che solo con la lotta si possono determinare i cambiamenti e convincere il padrone che non siamo bestie da soma, che ci vogliono più operai sulle linee considerato gli alti ritmi e i carichi di lavoro e le frequenti operazioni di lavoro aggiuntive non prese in considerazione dal padrone bramoso solo di profitti. Oggi è venerdì, è il giorno in cui Stellantis anticipa quello che si deve fare la prossima settimana e il sindacato ha diramato un paio di comunicati, uno dice che si lavorerà regolarmente la prossima settimana, nell’altro viene fuori che l’azienda ha comunicato di voler spostare un’altra cinquantina di operai verso il montaggio. Il sindacato e tutta la Rsa aziendale hanno detto che non possono più accettare le sole comunicazioni come è avvenuto fino adesso, non possono più fare la figura dei bidelli che prendono le comunicazioni in direzione per portarle agli operai senza battere ciglio, hanno già perso la faccia, il rischio è di perdere le tessere e almeno bisogna scrivere che ci sono cose che vanno viste. Se gli operai non reagiranno e con i rapporti di forza costringeranno il padrone Stellantis a fare dei passi indietro circa un ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro non saranno certamente i commenti sui social a poter migliorare la situazione collettiva che si sta vivendo nello stabilimento. Tanto meno saranno le iniziative fumose fuori dai cancelli della fabbrica con i tromboni di turno a cambiare lo stato di cose presenti che continuano a peggiorare per noi operai.
Crocco, operaio di Melfi

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