STELLANTIS A MELFI STA FACENDO QUELLO CHE VUOLE

La situazione di parte operaia è critica. I problemi della cassa integrazione incontrollata, dei salari da fame, degli incentivi per spingere la gente a licenziarsi, non trovano nei sindacalisti nessuna opposizione. Non c’è altra strada che rifare i 21 giorni del 2004.
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La situazione di parte operaia è critica. I problemi della cassa integrazione incontrollata, dei salari da fame, degli incentivi per spingere la gente a licenziarsi, non trovano nei sindacalisti nessuna opposizione. Non c’è altra strada che rifare i 21 giorni del 2004.


Stellantis a Melfi sta facendo quello che vuole, ha smantellato una linea, ha portato via macchinari e servo mezzi, ha già messo fuori quasi 400 fra operai e lavoratori con l’incentivo a l’esodo, per quelli che restano tanta cassa integrazione ordinaria che forse finirà fra la primavera e l’estate, un salario da fame, aumenti di carichi e ritmi di lavoro. Qualcuno nello stabilimento centrale è riuscito a sfilarsi da questa situazione, ha chiesto di rientrare nelle fila di quelli che vanno in trasferta in altri stabilimenti Stellantis, anche oltre confine. Qualcuno fra loro, dopo essersi candidato alle recenti elezioni della RSA (Rappresentanza sindacale aziendale) ed essere stato eletto con la propaganda di voler rappresentare gli operai a Melfi, è scappato via, per poter aver la possibilità di acchiappare un po’ di soldi in più legati alle trasferte. La burocrazia sindacale presente, dopo aver fatto fare quello che vuole al padrone, adesso con nuove iniziative teatrali cerca di convincere gli operai dell’indotto che sarà fatto di tutto affinché non si perda nemmeno un posto di lavoro mentre da sotto al naso il padrone Stellantis già ha portato via una linea dalla fabbrica centrale. Le auto tradizionali fra un po’ saranno messe da parte, ci sono fabbriche dell’indotto che producono elementi non più necessari sulle auto del futuro e altri pezzi e lavorazioni che non è detto si faranno a Melfi e questi sindacalisti invece di iniziare ad organizzare gli operai fabbrica per fabbrica come un vero esercito, continuano a menar per aria chiacchiere.

Per rendere più credibile che stanno facendo di tutto per salvaguardare i posti di lavoro e organizzare gli operai, hanno fatto una sceneggiata: il 3 e il 4 novembre hanno organizzato un’assemblea nell’area industriale di Melfi, ma di una sola ora, con la quale gli operai hanno fatto solo la parte delle comparse come in un film. Gli operai hanno avuto appena il tempo di raggiungere il punto stabilito dalla burocrazia sindacale, ascoltare gli interventi programmati dei segretari, qualche altro intervento da parte di lavoratori appartenenti alla claque della propria parrocchia e farsi riprendere dai riflettori della Rai chiamata a registrare la fumosa iniziativa. Con un’ora sola a disposizione i minuti sono pochi anche per un’assemblea in fabbrica, figurarsi un’ora a disposizione per un’assemblea fuori dalla fabbrica e lontano dal posto di lavoro. Gli operai in realtà hanno partecipato alle assemblee per una buona mezz’oretta, il resto dei minuti sono serviti per arrivare sul posto di concentramento dove si è svolto il comizio dei vari segretari.

Giorgia Calamita rappresentante della Fiom nel suo intervento dopo aver dichiarato di essere breve perché era necessario l’intervento dei lavoratori, ha invitato qualche suo solidale della sua parrocchia ad intervenire e per non dare spazio ad altri ha congedato tutti dicendo che iniziava a piovere e che era meglio i lavoratori non si bagnassero, che, se si era d’accordo, l’assemblea era da ritenersi conclusa. Durante l’assemblea del pomeriggio di fronte alle telecamere del Tg regionale il 3 novembre mantenendo la scena della protagonista principale (altro che gli interventi degli operai) ha detto che ci vuole innanzitutto un piano industriale vero, che garantisca la piena produttività, che vanno messi i soldi del Pnrr nel settore auto, un ricambio generazionale, tanta formazione, ecc.

Con la solita tiritera Calamita insiste: vuole il piano industriale, ma deve essere vero, non taroccato, possibilmente il timbro “vero” alla fine del testo, magari ben riportato, che garantisca “la piena produttività” magari con un bel “ricambio generazionale” mettendo anche dei soldi del Pnrr in tasca al padrone per rilanciare il settore. E’ a un buon punto Landini nella normalizzazione della Fiom, di questo passo elementi come Calamita in futuro potrebbero pure partecipare ai consigli di amministrazione di Stellantis. Calamita che rappresenta la Fiom invece di dire che agli operai si danno quattro soldi di cassa integrazione, altro che l’80% del salario, che invece di dare i soldi dell’incentivo all’esodo il padrone dovrebbe garantire l’intero salario ai suoi schiavi, constatato che prendono un salario da fame, dice che bisogna foraggiare i padroni. Come non sapesse che una volta presi i soldi i padroni non garantiscono nulla se non il loro portafoglio. Per Calamita bisogna garantire la piena produttività, come se gli operai già non la garantissero con i ritmi e i carichi di lavoro che si ritrovano. Parla di formazione come se gli operai avessero bisogno della formazione, gli operai hanno bisogno di maggior salario, non di fare gli studentelli in un’aula dove i soldi devono andare ai Tutor. Questi sindacalisti si sbracciano, si esaltano con le loro giaculatorie, sembra un copia e incolla del solito copione.

Non sono nemmeno capaci di intervenire sulla questione abbonamenti, facendo in modo che gli operai paghino le effettive corse fruite e non buttino gli abbonamenti solo per il fatto che il padrone da mesi prima comanda a lavoro e poi revoca, dopo che gli operai hanno fatto gli abbonamenti, invece parlano di strategie di rilancio, come fare per far diventare ancora più ricchi i già ricchi. Gli operai sono con le pezze al culo e questi vogliono dare i soldi ai padroni affinché si possano rifare il guardaroba. Aumenta tutto, il salario non basta più e questi pensano a voler dare altri soldi ai padroni. Ci sono operai che vengono a lavorare lasciando i pezzi delle auto sulla strada provinciale sp48 che sembra un regio tratturo, portando metà del miserabile salario dal meccanico e questi pensano a voler dare altri soldi ai padroni affinché comprino l’ennesima Ferrari e l’ennesimo yacht.

Il rappresentante della Fim è stato più concreto ha detto che con 5 giorni di lavoro le buste paga sono da fame, che gli operai precari sono stati licenziati, peccato non abbia detto che ai suoi referenti nazionali poco importa, a Roma nei loro uffici si sta bene, l’importante per loro sono sempre e solo le tessere. Lomio poi è il solito chiacchierone, diceva che non si sarebbero portati via nemmeno una vite da Melfi, Stellantis invece si è portato tutto quello che ha voluto, dice che vuole governare la transizione, in verità chi governa la transizione è solo Stellantis, Lomio si deve adeguare altrimenti il rischio è quello di tornare a fare i caffè al bar, ma non è un danno perché ha detto che a lui piace.

E’ agli operai che non piace l’andazzo. Molti credono di manovrare gli operai, gli operai non sono fessi, anche gli operai iscritti alle varie parrocchie, ognuno con il suo buono motivo, fuori dai contesti preconfezionati dai sindacalisti non si nascondono dietro l’ipocrisia e dicono chiaramente che i sindacati e i sindacalisti hanno perso di credibilità, sono diventate combriccole che pensano solo al proprio tornaconto, gestiscono le assunzioni e, allacciati come sono con i padroni, è difficile che si mettano contro. Tantissimi operai sono ben coscienti che alle iniziative sindacali i sindacalisti fanno la voce grossa, ma fuori da quei contesti non è così, fanno altro e l’atteggiamento cambia. Non sono predisposti allo scontro per salvare il posto di lavoro di altri, sono solo disposti a gestire il gestibile, con la prospettiva di avere qualcosa in cambio dal sistema facendo la propria parte. Il sindacato è diventato uno strumento per i propri affari e non uno strumento di difesa degli operai.

Gli operai vengono organizzati come la burocrazia sindacale vuole, le cose per come si stanno delineando non sono buone, di questo passo i padroni delle fabbriche dell’indotto faranno quello che vogliono. Non c’è da illudersi, in mano a questi sindacalisti potremo fare solo le comparse in altre puntate nelle prossime sceneggiate.

L’unica possibilità per noi operai è quella di organizzarsi in proprio, come collettività, fabbrica per fabbrica, mettendo al centro i nostri interessi collettivi e aprendo gli occhi su chi avrà e ha altri ruoli e altri interessi. Gli operai della Innse di Milano, quelli della Gkn di Firenze, ma anche gli operai dei 21 giorni, hanno dimostrato che solo quando gli operai si muovono come forza unica si può vincere e far fare dei passi indietro al padrone, contrariamente, se sarà la burocrazia sindacale a trascinare gli operai dove vorrà, il rischio serio sarà quello di finire come gli operai della Whirlpool. La burocrazia sindacale, l’aristocrazia operaia fa incontri con prelati, con sindaci padroncini, con volponi politici, vogliono una mano da questi elementi, elementi che vivono altre condizioni e hanno altri interessi. Tutti elementi che vogliono dare altri soldi ai padroni che peraltro dopo averli presi non garantiscono niente, come è sempre stato. In verità spetta a noi operai darci da fare se non vogliamo finire sul lastrico quando il padrone deciderà di farlo.
Crocco, operaio di Melfi

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