IL LEONE DI CARTA

Dalla minaccia di una mobilitazione generale per fermare il governo sulle pensioni, Landini, in accordo con gli altri capi sindacali, ha girato la frittata: si faranno assemblee informative e poi si vedrà. La FIOM lasciata sola con i suoi scioperi
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Dalla minaccia di una mobilitazione generale per fermare il governo sulle pensioni, Landini, in accordo con gli altri capi sindacali, ha girato la frittata: si faranno assemblee informative e poi si vedrà. La FIOM lasciata sola con i suoi scioperi


La legge di bilancio del 2019 (fatta dal governo Conte) aveva introdotto la possibilità di usufruire di un pensionamento che richiedeva un minor numero di anni di contribuzione rispetto alla legge Fornero.
La legge, quota 100 si basava sull’età anagrafica (62 anni) sommata all’età lavorativa (38 anni). Una scorciatoia che prevedeva di “saltare” la legge Fornero, tutt’ora in vigore, che altresì, prevede che per andare in pensione anticipata occorrano ben 42 anni e 10 mesi di lavoro.
Il governo del Banchiere Draghi e dell’altro ministro banchiere Daniele Franco (Direttore Generale della Banca d’Italia) ha bocciato definitivamente la legge 100, introducendo per il solo anno 2022 quota 102 (63 anni di età anagrafica e 39 anni di età lavorativa).
Molti operai, che avevano aderito alla quota cento, lo avevano fatto sostanzialmente per scappare velocemente dalla galera della fabbrica o del cantiere, pur consapevoli del fatto che questo sistema di calcolo pensionistico avrebbe tagliato fortemente il reddito da pensione pur permettendo loro di andare in pensione prima.
Il governo Draghi giovedì 28 ottobre approvava la nuova legge di bilancio sopprimendo del tutto la legge 100. Quasi contemporaneamente, per non farsi troppo spiazzare, pochi giorni prima, il leone di carta Landini, aveva dichiarato: “Se giovedì il governo confermerà questa impostazione nei prossimi giorni valuteremo iniziative unitarie di mobilitazione”. Una dichiarazione buona solo per i quadri sindacali e qualche vecchio militante rincoglionito, nemmeno in grado di impensierire i padroni che, conoscendo le sistematiche pagliacciate del soggetto, si saranno fatte quattro grasse risate. Tant’è che il furbone Draghi, nell’incontro con i sindacati sulle pensioni, per sommo sberleffo si è alzato improvvisamente dal tavolo e senza che la riunione si concludesse se n’è andato via senza dare spiegazioni.
La dichiarazione di Landini però non ha lasciato del tutto insensibile i quadri della FIOM che, visto il sommo pontefice sbilanciarsi in una dichiarazione roboante, prendevano la palla al balzo per dichiarare un pacchetto di 8 ore di sciopero contro quota 102: “L’Assemblea generale del Comitato Centrale della Fiom-Cgil ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno con cui si decide un pacchetto di 8 ore di sciopero e si dà mandato alla segreteria di verificare nei prossimi giorni le modalità di attuazione, a partire dalle categorie dell’industria, in rapporto con le strutture, nel confronto con Fim e Uilm e in relazione al percorso di mobilitazione e di sciopero che Cgil Cisl e Uil decideranno”.
Ora di figure meschine i rappresentanti sindacali ne hanno fatte a bizzeffe ma questa di dichiarare lo sciopero e poi quasi immediatamente far finta che sia stata solo una boutade, riducendo tutto a delle fantomatiche assemblee di fabbrica, le supera tutte.
D’altra parte a tirare le orecchie a queste codardi e arroganti macchiette ci ha pensato il furfante per eccellenza; il segretario della CISL Luigi Sbarra, rimbrottandoli aspramente ha affermato: “Sciopero generale? Penso sia un pochino prematuro: evitiamo fughe in avanti che rischiano di alterare e di inquinare il clima unitario”.
La palla al balzo della dichiarazione dello sciopero da parte della FIOM tra gli operai di alcune fabbriche ha però avuto un buon riscontro e infatti forti di questa prima presa di posizione qualche fabbrica ha cominciato autonomamente a scioperare.
Come ad esempio hanno fatto gli operai delle riparazioni navali del porto di Genova che, dichiarando 4 ore di sciopero contro la riforma delle pensioni, hanno bloccanto l’accesso al porto.
Nelle fabbriche la sensibilità sulla questione dell’innalzamento della vita lavorativa è molto alta e gli operai che sono costretti a produrre merci in condizioni pesantissime, schiavi della cadenza di una linea produttiva, in cima a ponteggi traballanti ed esposti ad agenti inquinanti o alle bizze del tempo, sanno bene che anche un giorno in più di lavoro equivale ad una mazzata sul capo che gli accorcia la vita.
Non si può lavorare nei cantieri navali, nelle acciaierie, nelle officine meccaniche e in tutti quei luoghi di lavoro dove le attività sono usuranti, gravose e ad alto rischio infortunio fino a 67 anni o per almeno 43 anni della propria vita” – la dichiarazione di più di un operaio intervistato.
La risposta alle buffonate della piccola borghesia sindacale, che per mantenere il suo stato sociale non ha nessuna remora a fare da scendiletto dei padroni, deve partire dalle fabbriche. Alla prima risposta di sciopero partita da Genova ne devono seguire altre. L’indipendenza degli operai deve manifestarsi a partire dalle lotte come questa sulle pensioni che è una lotta concreta, una lotta che, se si sviluppa, può contrastare la supponenza e l’arroganza dei capi e funzionari sindacali che costituiscono una burocrazia sindacale che invece di organizzare la resistenza degli operai li vende ai padroni senza nessun minimo ritegno.
D.C.

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