ALLA LETTERA DELLA FORNERO RISPONDE UN OPERAIO DI MELFI

La Fornero scrive a Landini sulle pensioni, lo alliscia per spingerlo ad accettare un allungamento dell’età pensionabile. Conoscendo i capi sindacali il pericolo è imminente. Convincere un operaio delle linee sarebbe invece del tutto impossibile
Condividi:

La Fornero scrive a Landini sulle pensioni, lo alliscia per spingerlo ad accettare un allungamento dell’età pensionabile. Conoscendo i capi sindacali il pericolo è imminente. Convincere un operaio delle linee sarebbe invece del tutto impossibile


 

Stellantis a Melfi, dopo aver annunciato che 300 fra operai e lavoratori sarebbero potuti andare via con un po’ di soldi in tasca, ha comunicato che altri 80 lavoratori e operai avrebbero potuto fare la stessa cosa. Molti sono i giovani che assunti con il Jobs-Act, la legge sui licenziamenti facili voluta dai padroni e servita dal governo Renzi, hanno preso i soldi e sono andati via. I giovani operai non l’avrebbero sicuramente fatto se le cose fossero andate diversamente. Molti di questi giovani hanno pensato: prima che Stellantis ci butti fuori per primi perché precari, forse è meglio prendere i soldi che adesso vengono offerti e andar via. Hanno concorso a persuadere gli operai che è meglio andare via anche i sindacati e elementi vari. Stellantis ha smantellato una linea e ha ridotto le giornate lavorative e aumentato quelle in cassa integrazione, Stellantis sta facendo intendere che lo stabilimento sarà ridimensionato. Gli operai prendono quattro soldi in busta paga, Stellantis mette sul tavolo dei soldi per incentivare le uscite cosiddette volontarie e il giochetto è fatto. Il padrone se non si arriverà a ridurre il numero degli operai stabilito si inventerà sicuramente qualche altra cosa e il sindacato lascerà fare, tanto se ci sarà la possibilità di fare qualche altra nuova assunzione precaria potrà sempre dare i suoi nomi.
Quello di Melfi è uno stabilimento nato insieme alle fabbriche dell’indotto nei primi anni 90, la stragrande maggioranza degli operai non hanno ancora raggiunto l’età per andare in pensione, così nella fabbrica centrale, così nelle fabbriche dell’indotto. Pochissimi hanno raggiunto il traguardo della pensione. Nelle realtà più piccole in cui si possono contare gli operai e ci si conosce quasi tutti, si possono contare sulle dita di una mano o poco più quelli che sono potuti arrivare in pensione. Il numero di quelli arrivati in pensione equivalgono al numero di quelli che la pensione non l’hanno potuta vedere perché morti prima di arrivarci. Morti per infarto, per tumori, per ictus, in incidenti stradali per arrivare in fabbrica o per tornare a casa. In alcuni posti come nello stesso stabilimento centrale Stellantis morti direttamente sul posto di lavoro. Gli operai sono uno strato in questa società, particolare, quello più consumato, basterebbe recarsi ai cancelli dello stabilimento Stellantis per capire, operai di 50 anni che sembrano averne 60, consumati nelle giunture, fra le ossa, con gli antinfiammatori in tasca, eppure nonostante ciò in questi giorni la media e la piccola borghesia che intende favorire la grande borghesia, sta discutendo e approvando la riforma delle pensioni per poter fare andare gli operai in pensione più tardi, di anni. Vogliono risparmiare sulle pensioni per dare altri soldi ai padroni e dicono che bisogna aumentare gli anni di contributi e di lavoro per arrivare in pensione.

La professoressa Fornero è salita di nuovo in cattedra e ha scritto a Landini una lettera dicendo fra altre tante corbellerie cosa Landini dovrebbe fare. Dice che Landini dovrebbe assumersi la responsabilità di mobilitare la sua organizzazione sindacale per sostenere una strategia di contrasto al declino, incentrata sul lavoro, di giovani, di donne, magari anziani ma ancora in grado, per buona salute, di contribuire al benessere collettivo. Fornero non dice che il bene collettivo riguarda solo alcuni strati, gli operai per garantire il bene collettivo di questi strati di cui lei ne fa parte sono sempre e solo stati degli sfruttati e ai quali si chiede ancora più sacrifici e sfruttamento. Grazie a lei e ai suoi amici che fanno parte del suo stesso strato sociale, che hanno legiferato contro gli operai siamo arrivati a questo punto nel quale i giovani, ma anche i meno giovani vivono in uno stato sempre più precario. In un sistema che schiaccia sempre di più noi operai, dove basta un messaggio del padrone per restare a casa ed essere licenziati. Dove chi lavora è sempre più sfruttato e sottopagato.

La Fornero parla di patria, gli operai non hanno patria, sono sfruttati ovunque e nella sua patria rispetto ad altre sono sfruttati ancora di più. La borghese Fornero che ha imparato bene a conoscere i suoi interessi di classe, dopo aver fatto strada, da quando era ancora una ricercatrice universitaria, che cucinava risotti per Monti e per i suoi amici, adesso scrive a Landini per sostenere Draghi e continua a dire che ci vogliono sacrifici da parte nostra. Professoressa Fornero, deve sapere che ci sono operai che lavorano dagli inizi anni 80 e non sono stati seduti su una sedia o dietro una scrivania come lei, ma hanno lavorato sui cantieri e nelle fabbriche, moltissimi nostri compagni operai sono morti e quelli ancora vivi vogliono andare in pensione uscendo dai luoghi di sfruttamento in discrete condizioni, possibilmente verticalmente e non orizzontalmente. Lei nomina, nella lettera indirizzata a Landini, l’eliminazione della scala mobile e l’approccio di Lama su questa cosa. Forse non sa o fa finta di non sapere che da allora noi operai prendiamo un salario ancora più miserabile, che non basta ad andare avanti e non si allinea nemmeno ai prezzi crescenti ai quali la scala mobile faceva in parte riferimento. Mentre Lei dice a noi operai che servono fare sacrifici evita di dire che lei i sacrifici non li ha mai fatti e non sa nemmeno cosa significa essere consumati su una linea di montaggio, vivere per un salario che non basta nemmeno più per sopravvivere. Che la pensione anche grazie alla sua riforma è diventata un miraggio. Le lacrime di coccodrillo sulla questione esodati sono sicuramente da tempo asciutte, non dice che mentre ragionava come fottere noi operai con l’allungamento degli anni in fabbrica per arrivare poi in pensione, con un salario miserabile, lei nel 2010 aveva un reddito di 402mila euro. Ma mi faccia il piacere! I sacrifici di chi? Le sfugge che mentre noi operai facevamo i sacrifici per mantenere anche lei, nel 2012 da Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali prendeva uno stipendio di 199 mila euro, più diarie giornaliere e mensili. Non dice che nel 2019, decaduta dalle cariche, ha dichiarato di prendere tre volte il salario di un operaio nonostante non producesse niente. Non dice che noi operai consumati (altro che in buona salute), dopo 40 anni di duro lavoro, dovremmo stare ancora in fabbrica e Lei, insieme al banchiere, ci vuol far rimanere lì inchiodati per regalare altri soldi ai padroni con i quali lei è ben allacciata.

Sappiamo bene cosa ha spinto Lei a scrivere a Landini. Quale azionista di alcune aziende deve difendere i suoi interessi e della classe a cui appartiene e se ciò vuole dire far rimanere gli operai anziani, ancora in buona salute, in fabbrica fino al collasso, ben venga. La sua filosofia insieme a quella degli altri padroni è quella di sfruttare sia i giovani operai, sia quelli più anziani in buona salute e magari buttarli fuori dalle fabbriche solo quando saranno nelle condizioni di non poter reggere più, per poi così poter accedere direttamente alle residenze sanitarie assistenziali dove vivere gli ultimi giorni. Altro che patto collettivo sociale, di solidarietà, in realtà volete, come avete sempre fatto, difendere i vostri interessi di classe e siete disposti a mettere generazioni contro generazioni per il solo fatto di mantenere in piedi il vostro impero. Un giochetto che vi è riuscito in passato ma che non funziona più anche perché i giovani operai non sono dei fessi.
Crocco, operaio di Melfi

Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.