LAVORARE IN NERO, MORIRE IN NERO

Lavorare in nero è una delle condizioni che produce più rischio per gli operai. Se si voleva veramente intervenire nella prevenzione era il momento di chiudere tutte le attività che ne fanno uso, ne hanno invece solo ridotto la quota, dal 20 al 10%. La strage continua
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Lavorare in nero è una delle condizioni che produce più rischio per gli operai. Se si voleva veramente intervenire nella prevenzione era il momento di chiudere tutte le attività che ne fanno uso, ne hanno invece solo ridotto la quota, dal 20 al 10%. La strage continua


Caro Operai Contro, è venuto candidamente allo scoperto che nelle fabbriche, nei cantieri, nei campi, in tutti i luoghi di lavoro, si poteva lavorare con il 20% di dipendenti in nero, percentuale non sul totale dei dipendenti, ma sul numero dei lavoratori realmente presenti al lavoro. Questo 20% è venuto a galla perché dovrebbe scendere al 10%, col Decreto approvato dal Consiglio dei ministri il 15 ottobre 2021, che modifica il D.Lgs. n. 81/2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il fatto stesso che per legge si conceda nei posti di lavoro una quota di lavoro nero, la dice lunga come il governo Draghi intende affrontare il lavoro precario e irregolare, 2 componenti fra le cause delle morti sul lavoro.
Una percentuale inaccettabile che dovrebbe essere a zero, è il commento del presidente di Confindustria Bonomi. Detto da lui è una pura provocazione! Perché come presidente di Confindustria non ha finora preteso dalle aziende di mettere in regola i dipendenti in nero?
Quali circolari indirizzate ai padroni ha emanato in tal senso Bonomi?
Fa il demagogo sapendo che costretti dal bisogno, pur di lavorare, a volte si è costretti a farlo in nero.
Inoltre il tetto del 10% dei dipendenti in nero, non si applica alle imprese con un solo dipendente, quindi anche col nuovo decreto, l’unico dipendente può continuare ad essere in nero.
Per cui un cantiere può andare avanti esempio, con 10 o più operai tutti in nero: 1 muratore, 1 carpentiere, 1 camionista, uno stuccatore,1 carrellista, 1 gruista, 1 idraulico, 1 piastrellista, 1 elettricista, 1 addetto ai serramenti.

Annunciate da mesi, ripromesse ogni volta che le morti sul lavoro superano la media quotidiana, il governo Draghi ha finalmente emanato le attese misure che dovrebbero fermare questa strage.
Si tratta di provvedimenti organizzativi, indicazioni e misure che nel dettaglio forse, verranno rese note nei prossimi giorni, alcune sono una pacchia per i padroni. Eccone stringatamente i contenuti.
1) Fino ad oggi le aziende sanzionate, non potevano partecipare a gare pubbliche, un divieto che col nuovo decreto non c’è più. Aggiungi un posto a tavola, è il motto di Draghi rivolto ai padroni, all’arrivo del magna magna del Pnrr.
2) Per i lavoratori a rischio amianto c’era l’obbligo per le aziende di segnalarlo all’Asl. Col nuovo decreto l’obbligo non c’è più. Questi operai non potranno usufruire della Medicina del lavoro, e – se si ammaleranno di mesotelioma pleurico – rischiano di non vedersi riconosciuta la malattia professionale, perdere tutto ciò che prevede la legge per questo tipo di patologie. L’Inail risparmia e il padrone pure non mettendosi a norma, altro che nuove misure di prevenzione!
3) Verranno assunti 90 carabinieri per “vigilare” sui luoghi di lavoro, che si aggiungono ad altri 570 carabinieri, che già oggi “vigilano”. Questo ricorso ai corpi armati si collega con le misure repressive antioperaie, contenuti nei decreti sicurezza, volute da Salvini e varate dal 1° governo Conte. La vigilanza armata ricorda quel signore cinese del secolo scorso, il quale riferendosi però ad un ambito molto più generale, ricordava che: “Il potere riposa sulla canna del fucile”.
4) Sospensione dell’attività produttiva (non è chiaro se di tutta l’azienda o del singolo reparto) per le aziende che al controllo degli ispettori, risulterà che occupano più del 10% di personale in nero, dovranno pagare i salari oltre multe e sanzioni più salate. Prima la sospensione dell’attività era prevista se i lavoratori in nero superavano il 20%, e il provvedimento scattava solo in caso di recidiva.
5) Nei processi penali non viene introdotta l’aggravante di omicidio sul lavoro. Che permetterebbe nel caso remoto di condanna del padrone, anche il sequestro dei beni per risarcire i famigliari dell’operaio che ha perso la vita lavorando. I padroni se la caveranno pagando “sanzioni” che il legislatore assicura essere più “facili” da affibbiare.
6) L’Ispettorato nazionale del lavoro, (Inl) che finora controllava solo cantieri edili, trasporti ferroviari, e altri piccoli comparti – mentre dei restanti settori si occupavano le Asl locali – con il nuovo Decreto si dovrà occupare anche dei restanti settori, con anche la funzione di cabina di regia centrale, per le attività ispettive e di coordinamento per un’unica banca dati, in sinergia fra: Inl, Inail, Regioni e Asl. E’ a dir poco sconcertante che, pur occupandosi dello stesso problema, questi istituti procedessero in ordine sparso.
7) A fronte di un calo complessivo di 5.104 ispettori negli ultimi anni, ne verranno assunti 1.204, oltre ai 1.122 che assicura Draghi, sono già in corso di assunzione. Per dotare il personale ispettivo della strumentazione informatica necessaria a svolgere l’attività di vigilanza, è previsto uno stanziamento di 3,7 milioni di euro nel biennio 2022 – 2023.
Gli operai faranno bene a essere collettivamente ancora più guardinghi sul posto di lavoro. Non illudersi di essere più tutelati dagli infortuni, perché la maggior sicurezza sul lavoro, per ora è solo un fantasma.
Saluti Oxervator

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