IL SUICIDIO DELLA SIGNORINA CHAO

Mao Tse-tung  16-30 novembre 1919. Riceviamo e pubblichiamo un collage di scritti sull'oppressione della donna nei matrimoni predestinati. Nella confusione di oggi sulla tragedia di Saman i rivoluzionari cinesi avevano già nel 1919 le idee chiare.
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Mao Tse-tung 16-30 novembre 1919. Riceviamo e pubblichiamo un collage di scritti sull’oppressione della donna nei matrimoni predestinati. Nella confusione di oggi sulla tragedia di Saman i rivoluzionari cinesi avevano già nel 1919 le idee chiare.


 

Questo testo è un collage di pezzi tratti da nove articoli che Mao Tse-tung pubblicò nel quotidiano di Changsha, Ta Kung Pao, dal 16 al 30 novembre 1919, dopo che il 14 dello stesso mese una studentessa, Chao Wu-chieh, costretta a sposare un uomo contro la sua volontà, si era uccisa tagliandosi la gola con un coltello sul palanchino che la stava portando alla casa dello sposo. La liberazione della donna era una questione centrale nel movimento rivoluzionario cinese, i cui membri posero pubblicamente vari problemi (riforma del sistema familiare, riforma del matrimonio, divorzio, educazione comune dei figli, libertà ed eguaglianza sessuale, diritti politici, ecc.) come parte del rinnovamento cercato. La lotta contro la morale confuciana delle tre lealtà (del suddito verso il sovrano, del figlio verso i genitori, della donna verso il marito), contro la famiglia patriarcale e il sistema dei clan e a favore della libertà individuale, dell’indipendenza e della parità sessuale sono oggetto anche di altri articoli di Mao Tse-tung su vari periodici (anche di organizzazioni femminili) pubblicati nell’epoca a Changsha, che era uno dei centri del movimento rivoluzionario cinese.
A cura di M.B.


 


Quando nella società avviene un fatto, non può essere considerato insignificante.
Le circostanze di un evento contengono tutte le cause del suo verificarsi. L’evento di ieri è stato molto importante e le sue circostanze sono state il nostro abominevole sistema di matrimonio, il sistema sociale oscurantista, la mancanza di libertà di pensiero e la negazione della libertà di amare. […]
Sono sempre e soltanto le circostanze che spingono una persona al suicidio.
Originariamente la signorina Chao voleva forse morire? Proprio all’opposto, voleva vivere. Se invece ha finito col darsi la morte è perché le circostanze ve l’hanno spinta. Le circostanze che hanno determinato l’atto mortale della signorina Chao sono state: 1. la società cinese; 2. la famiglia Chao di via Nanyang a Changsha; 3. la famiglia Wu di via Kantzuyuan a Changsha, la famiglia cioè dell’uomo che lei rifiutava come marito. Questi tre fattori formavano come un reticolato di ferro che delimitava una sorta di gabbia triangolare. La ragazza, prigioniera in questa gabbia triangolare, aspirava alla vita ma per lei non c’era modo di vivere; ora, il contrario della vita è la morte e la signorina Chao è stata così spinta verso la morte. […] Se soltanto uno di quei tre fattori non avesse formato una gabbia di ferro, o se una delle reti si fosse aperta, la signorina Chao sicuramente non sarebbe morta.
Se i genitori della signorina Chao avessero accettato la libera volontà della ragazza e non fossero ricorsi alla forza, la signorina Chao sicuramente non sarebbe morta. Se i genitori della signorina Chao non fossero ricorsi alla forza ma avessero permesso alla figlia di spiegare il suo punto di vista e le ragioni del suo rifiuto del futuro marito o se il futuro marito avesse accettato il punto di vista della ragazza e rispettato la sua libertà individuale, la signorina Chao sicuramente non sarebbe morta. Ma persino se i genitori della signorina Chao e il futuro marito avessero rifiutato di conformarsi alla libera volontà della ragazza, ma almeno ci fosse stata nella società una forte corrente di opinione pubblica che la sostenesse, un mondo diverso dove la fuga dalla casa dei genitori per cercare scampo altrove non fosse considerato un fatto disonorevole ma onorevole, anche in questo caso la signorina Chao sicuramente non sarebbe morta. Oggi la signorina Chao è morta perché era prigioniera di tre solide reti di ferro (la società, la sua famiglia e il suo futuro marito). Lei desiderava vivere, ma alla fine è stata spinta a darsi la morte. […]
Quel che è successo è grave. Quel che è successo, è successo per colpa del vergognoso sistema dei matrimoni combinati, per colpa del sistema sociale oscurantista, è frutto della negazione della libertà individuale e della mancanza di libertà nella scelta del proprio compagno. È da sperare che le persone interessate riflettano su tutti gli aspetti di questo episodio e difendano l’onore di una ragazza che è morta martire della causa della libertà di scegliersi il proprio amore. […]
Sia la famiglia della ragazza che la famiglia del futuro marito sono legate alla società, fanno parte entrambe della società. Queste due famiglie hanno commesso un delitto, ma dobbiamo capire che le radici di questo delitto affondano nella società. È vero che questo delitto è stato perpetrato dalle due famiglie, ma la maggior parte della colpa risale alla società. In una società buona le due famiglie, anche se avessero voluto, non avrebbero avuto la possibilità di commettere questo delitto. […]
[Se per sottrarsi a un matrimonio non voluto una ragazza scappasse con il suo amato, nel giro di un paio di giorni i parenti la riprenderebbero e] dopo averla ricompensata con una tremenda bastonata e averla messa sotto chiave, i genitori le imporrebbero un cosiddetto matrimonio “ideale” con l’ottuso fidanzato. E l’opinione pubblica sosterrebbe: “È stato proprio ben fatto; una fuga come questa con il suo amante, dimostra che lei non ha il senso della dignità…”. Certo, finché si è schiavi dei pregiudizi ora diffusi, la famiglia che ha generato una ragazza del genere morirebbe davvero di vergogna. Questa giovane ragazza si è comportata come un’estremista. Non solo non ha avuto paura di una grande sofferenza, ma ha anche messo in gioco la sua vita nella lotta contro l’impossibile. Che cosa aveva ancora da guadagnare? A mio parere c’erano solo tre cose che poteva ottenere: una, essere perseguitata; l’altra, essere percossa; la terza, essere derisa. […]
Il fatto che nella nostra società vi siano fattori che hanno causato la morte della signorina Chao, significa che questa società è una cosa molto pericolosa. Ha provocato la morte della signorina Chao come avrebbe potuto provocare quella della signorina Chieh, della signorina Sun o della signorina Li. Come uccide le donne può uccidere anche gli uomini. Tutti noi, che siamo vittime potenziali, dobbiamo stare in guardia di fronte a questa cosa tanto pericolosa che può infliggerci colpi mortali. Dobbiamo protestare ad alta voce, avvertire gli altri esseri umani che non sono ancora morti, condannare gli infiniti mali della nostra società. […]
[Quanto al sistema di matrimonio in uso da noi] la più grande superstizione è la “dottrina dei matrimoni predestinati”. Non appena uno abbandona il ventre materno, si dice che il suo matrimonio è stato stabilito. Quando diventa adulto e deve sposarsi, non può mai osare sollevare lui stesso il problema del matrimonio. Egli semplicemente invita i genitori e il mezzano a combinarlo. Può discutere il matrimonio con i suoi genitori e il mezzano, ma, comunque sia, esso è già stato precedentemente stabilito e incontestabilmente “tutto è stato fatto così bene”. […]
Tutte queste coppie il cui focolare domestico si dice che sia completamente tranquillo, hanno i loro petti gonfi dei quattro grandi caratteri che indicano il “matrimonio predestinato”. Ripetono ritornelli del tipo “matrimoni fatti in cielo”, e così via. […] I matrimoni contratti conformemente alla dottrina dei matrimoni predestinati costituiscono approssimativamente l’80 per cento di tutti i matrimoni cinesi. […] Su questa dottrina dei matrimoni predestinati si basano altre irrazionali credenze, come quella dei “matrimoni stabiliti nel ventre materno” e “combinare un matrimonio con il bimbo in braccio”: derivano tutte dalla stessa superstizione di fondo. Ognuno considera questo come una sorta di “magnifico destino”.
Nessuno ha mai immaginato che sia tutto uno sbaglio. Se chiedi a uno le ragioni delle sue azioni, egli tira fuori il “matrimonio predestinato”.
Se vogliamo promuovere una campagna per la riforma dell’istituto matrimoniale tradizionale dobbiamo prima di tutto abolire le superstizioni sul matrimonio, la credenza che i matrimoni siano predestinati dal fato. Demolite queste concezioni, svanirà il pretesto del quale si fa scudo il sistema dei matrimoni combinati dai genitori e si farà immediatamente strada nella società il concetto della “incompatibilità tra marito e moglie”. Con l’affermazione del concetto dell’incompatibilità tra marito e moglie, l’esercito della rivoluzione familiare diventerà infinitamente numeroso e tutta la Cina sarà sommersa dalla grande ondata della libertà di amare. […]
Chi si suicida non è spinto dalla volontà di cercare la morte. Egli non sta direttamente cercando la morte. Al contrario il suicidio è la maniera estrema di volere la vita. La ragione per cui nella società ci sono persone che vogliono suicidarsi, è che la società si impadronisce delle loro speranze e le distrugge totalmente, con il risultato che essi vengono lasciati completamente senza speranza. Quando la società si impadronisce delle speranze di qualcuno e lo lascia completamente senza speranza, allora quella persona inevitabilmente si suiciderà. […] Più la società farà sì che le persone perdano le loro speranze, più numerose saranno le persone che si suicideranno. […]
Personalmente penso che il suicidio debba essere rifiutato. […] Prima di tutto, scopo dell’uomo è vivere; dunque l’uomo non dovrebbe mai andare contro la propria tendenza naturale dandosi la morte. […] In secondo luogo, proprio perché la gente è spinta al suicidio dal fatto che la società la priva di ogni speranza, noi dovremmo lottare contro la società per riavere le speranze che abbiamo perduto. […] Noi dovremmo morire combattendo. […]
In terzo luogo, se la gente rispetta coloro che hanno coraggiosamente posto fine alla propria esistenza, ciò non significa che rispetti il suicidio in sé ma che rispetta il coraggioso spirito di resistenza alla forza bruta che ha ispirato le persone che si sono suicidate. […]
È molto, ma molto meglio essere uccisi in battaglia che togliersi la vita! Obiettivo della lotta non è essere uccisi dagli altri, ma realizzare la propria vera personalità.
Chi nonostante tutti i suoi sforzi non vi riesce, chi lotta fino alla morte sacrificando se stesso, sarà considerato esempio di supremo coraggio e la sua tragedia impressionerà profondamente le menti degli uomini! […]

Mao Tse-tung – Opere Volume 1
Edizioni Rapporti Sociali 23/7/2006

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