VACCINI, “ LAVORATORI ESSENZIALI” E OPERAI DI PRODUZIONE

Se gli operai chiedessero di essere vaccinati subito  per evitare con le nuove varianti di  contagiarsi lavorando fianco a fianco per intere giornate, non  ne avrebbero pieno diritto? Dopo che gli untori di Confindustria li hanno portati al macello a cominciare dal bresciano e dalla bergamasca?
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Se gli operai chiedessero di essere vaccinati subito per evitare con le nuove varianti di contagiarsi lavorando fianco a fianco per intere giornate, non ne avrebbero pieno diritto? Dopo che gli untori di Confindustria li hanno portati al macello a cominciare dal bresciano e dalla bergamasca?


 

Il governo Conte bis era accusato di decisionismo senza dibattito parlamentare. Il governo Draghi senza che nessuno disturbi, dalla sera alla mattina ha inserito nuovi soggetti “bisognosi” di priorità nell’essere vaccinati.
Una mossa presentata come necessità di manovra per regioni e comuni, in presenza di focolai covid.
Nessuno sa dire anche in modo approssimativo, quando si vaccineranno operai, carpentieri, facchini, braccianti, camionisti, muratori, ciclo fattorini, fabbri, ecc. invece ogni regione a modo suo sta procedendo alle vaccinazioni dei nuovi soggetti definiti “lavoratori essenziali”.
Si tratta degli uomini di: Forze armate, Polizia di Stato, Polizia municipale, Guardia di Finanza, Polizie locali, personale degli Uffici Giudiziari, Vigili del Fuoco. Operatori scolastici e dell’Università, docenti e non docenti: assistenti amministrativi, assistenti tecnici, collaboratori scolastici, cuochi (presso convitti), direttori dei servizi generali ed amministrativi, dirigenti scolastici, guardarobieri (presso convitti).
Se tutti questi sono a rischio contagio e sono fra i primi ad essere vaccinati, gli operai che ogni giorno viaggiano sui mezzi pubblici e lavorano fianco a fianco no? Non avrebbero forse il diritto di essere vaccinati il prima possibile?
41 provincie nell’ultima settimana registrano un più 10% di contagi. Diverse regioni ripiombano in zona rossa e arancione.
A Milano la situazione è in netto peggioramento. Bertolaso nuovo commissario per le vaccinazioni in Lombardia, era partito deciso promettendo vaccini “7 giorni su 7, 24 ore al giorno”. Pensava di moltiplicare i vaccini come la storiella dei pani e pesci.
A sostenere i balbettii dei primi giorni del governo Draghi, a larga maggioranza ma a scarsa vaccinazione, è venuto in soccorso Bonomi dichiarando: “Siamo pronti ad aprire le fabbriche per vaccinare dipendenti (5,5 milioni) più i familiari (in totale 12 milioni di persone)”. L’untore si traveste da benefattore, non apra le fabbriche ma si procuri i vaccini da somministrare agli operai come mezzo di protezione individuale. Landini per il sindacalismo confederale si è detto favorevole precisando però che: “Serve un piano nazionale ed una gestione pubblica con tutte le tutele e senza avere lavoratori di serie A o B a seconda dell’azienda in cui lavorano”. Solite generiche osservazioni, poteva rivendicare semplicemente la vaccinazione di massa per chi è costretto a recarsi sul posto di lavoro, dove si concentrano gli assembramenti produttivi.
Ma tutto è rientrato ancora prima di partire, perché mancando i vaccini quella di Confindustria rimarrà una demagogica trovata propagandistica. Avremmo voluto vedere se gli operai avessero imposto come condizione per continuare lavorare la vaccinazione preventiva, ora che il vaccino c’è, ma non per tutti.
Bonomi farebbe bene a dire come mai Farmitalia associata di Confindustria, non produce vaccini per guarire la gente. Aspetta forse finanziamenti pubblici per farlo? Di sicuro preferisce abbondare nel produrre farmaci di uso comune, sperando che siano sempre più numerosi i malati a cronicizzarsi.
Produrre vaccini forse solleva troppi problemi di concorrenza e di limiti di brevetto oppure non produce nell’immediato un profitto sufficiente e si nascondono dietro le carenze di mezzi di produzione. Sta di fatto che con tutta la boria di imprenditori avanzati non riescono a soddisfare la domanda di un vaccino per salvare la pelle alla popolazione, di fronte alla società sono falliti anche come industriali.
Il nuovo governo ha dovuto inventare la zona “arancione rafforzato”. Non certo perché come dicono, si fermano le scuole, era già successo con le zone rosse: scuole ferme, fabbriche aperte. La zona “arancione rafforzato” è un riconoscimento all’ipocrisia di quanti, esempio Salvini, hanno sempre mal digerito le chiusure per compiacere ai ristoratori. Ora che contagi e ricoveri salgono, le chiusure tocca sostenerle anche a loro che sono al governo, oltre che governare in diverse regioni. In pratica gli tocca mangiare tutto ciò che avevano deprecato. Pensano di cavarsela alla chetichella, con la zona “arancione rafforzato”, resistendo fin che possono a non dichiarare la zona rossa.
Più la mancanza di vaccini emerge nella sua tragica dimensione, più politici e governanti ai vari livelli, deviano i discorsi cercando di nascondere le responsabilità tutte loro, per l’alto numero dei contagi e dei morti covid.
Se non ci sono vaccini e in Italia come nella maggior parte dei paesi non se ne producono, la responsabilità è di una disorganizzazione industriale che punta al profitto e si distribuisce, prima di tutto, le produzioni secondo gli interessi degli azionisti.
I partiti che siedono in parlamento, tutti, balbettano di fronte ai colossi della farmaceutica, da quando è scoppiata la pandemia, nessun ha mai posto come priorità la certezza di avere i vaccini a disposizione. Ora con le facce da culo, sono in tanti a starnazzare come oche.
Saluti Oxervator

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