IL PREZZO DELLA VITA E DELLA MORTE

Ad oggi in Italia più di 60.000 morti solo per covid, milioni di vite spezzate per produzioni avvelenate. Governanti, azionisti e manager di grandi aziende pensano che sia il prezzo che bisogna pagare. Ma per cosa? Riflessioni sul valore della vita in questa società.
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Ad oggi in Italia più di 60.000 morti solo per covid, milioni di vite spezzate per produzioni avvelenate. Governanti, azionisti e manager di grandi aziende pensano che sia il prezzo che bisogna pagare. Ma per cosa? Riflessioni sul valore della vita in questa società.


 

Produci, consuma, crepa e se non puoi consumare o produrre è meglio che crepi subito, non sei utile alla società, perché non produci profitto. Se c’è un merito del COVID-19 è quello di aver messo a nudo delle verità celate e non sempre esplicitate. Durante questa pandemia, però, alcuni sostenitori della società fondata sul profitto, vedi il governatore della Liguria, lo hanno detto esplicitamente, i morti che contano sono solo i PRODUTTIVI, gli altri hanno poca importanza. Non c’è niente di strano in questo, il capitalismo si fonda sulla suddivisione dei ruoli e gli operai vengono ritenuti dei semplici fattori produttivi, piuttosto che persone. Produrre e consumare per generare i profitti, al disopra di tutto, della vita delle persone, della natura. La difesa del profitto ad oltranza ha causato un milione e mezzo di morti durante questa pandemia, questa è la verità.
In tempi passati “gli improduttivi” sono stati eliminati attraverso le guerre, che hanno avuto anche lo scopo di distruggere, per poi ricostruire e superare le crisi cicliche del capitalismo. Adesso, però, gli improduttivi sono troppi e non si sa come sbrogliare questa matassa. Tempo addietro lessi un post in cui dei potenti si ponevano l’obbiettivo di ridurre la popolazione mondiale e abbassare l’aspettativa di vita. Il sistema, a loro dire, non era più economicamente sostenibile a livello globale, bisognava intervenire. I potenti allora discutevano delle strategie per ottenere questi risultati, ridurre la popolazione e la durata della vita, soprattutto di chi non può più produrre o consumare. Complottismo, fake news, non so, il post non l’ho più recuperato, certo è che se si vanno a vedere le statistiche si nota che l’incremento della popolazione mondiale sta rallentando, mentre inizia a decrescere, in molti paesi, l’aspettativa di vita, un caso?
In tutto questo periodo di pandemia si è avuto, e si sta ancora avendo, un oscuramento di tutte le altre problematiche che affliggono il nostro mondo: sembra che si muoia solo di COVID, è solo questo il problema che ci affligge, i tumori, l’inquinamento, il dissesto idrogeologico, le morti sul lavoro, tutto è stato dimenticato. Il COVID non è sbucato dal nulla, è frutto di questo sistema, che non è il paradiso in terra come molti vogliono far credere. La pandemia, però, sta offrendo l’occasione per un maggior controllo sociale e un maggior consenso al sistema che ha generato e mal gestito questa pandemia.

LA VICENDA DELLA BAYER E DEL GLIFOSATO
C’è un episodio, però, che dimostra come la difesa del profitto ad ogni costo sia il valore più importante per il capitalismo, qualcosa avvenuto ad inizio di questa estate ma che è stata completamente oscurato dai media, sempre e solo impegnata a parlare della pandemia. Ad inizio di questa estate la multinazionale BAYER, nota multinazionale di fitofarmaci che da qualche anno ha acquisito la MONSANTO, si accorda per risarcire più di 100.000 americani con 11 miliardi di dollari, circa 10 miliardi di euro! Ebbene nei media questa notizia non è semplicemente passata, è stata del tutto ignorata. Eppure sarebbe il più cospicuo risarcimento mai versato per una causa collettiva, una dimostrazione di forza finanziaria di una multinazionale che dimostra, anche, il livello di profitto accumulato da essa. Pagare queste cifre per una causa collettiva dovrebbe significare un’ammissione di colpa, ammettere che questo biocida è dannoso e cancerogeno, ma tutto ciò non è avvenuto. Anzi la BAYER ha deciso di destinare un miliardo di euro in ricerca per dimostrare l’innocuità del diserbante in ricerche indipendenti! Per lor signori le ricerche sono indipendenti se danno ragione a loro. Ma se la BAYER era sicura dell’innocuità del glifosato, perché non ha utilizzato le sue immense risorse per pagare gli avvocati e avere ragione nei tribunali? Chiaramente quello che è avvenuto negli USA è solo la punta di un iceberg, nel mondo, soprattutto nei paesi dove questo erbicida viene usato a piene mani per la coltivazione della soia e del mais, chissà quante morti e sofferenze ha provocato. Il profitto viene prima della sofferenza e della vita delle persone, questo insegna con chiarezza questa vicenda. E gli enti di controllo della salute pubblica cosa hanno fatto, perché non hanno bloccato la produzione dell’erbicida? Domanda retorica, questi enti tutelano la salute quando non ne possono fare a meno, sempre dopo aver avuto il benestare di chi regge realmente i fili del potere. Così per almeno altri cinque anni il glifosato potrà essere usato in Europa e nel mondo senza limitazione, in barba a qualsiasi principio di precauzione. Il profitto viene prima della vita delle persone, e il glifosato è alla base del sistema alimentare mondiale.
Ritorniamo ai nostri giorni, cosa si sta ripetendo in modo ossessivo? Bisogna salvare l’economia, ma anche le vite (a parole). Intanto si fissano delle priorità, non si devono intasare le terapie intensive né gli ospedali. In pratica non importa quante persone muoiono, l’importante che non si creino i problemi di alcun tipo. Quale logica perversa è quella che tollera un certo livello di sofferenza, la terapia intensiva, se questa può essere evitata? La cosa peggiore non è neanche questa, ma l’assuefazione a tutte queste morti, la gente vuole riprendersi la vita anche se ciò può generare morte e sofferenza. L’importante è salvare sé stessi e la propria famiglia, e l’economia, grazie al sacrificio, dovuto, degli operai e degli altri lavoratori, mai menzionati nel novero giornaliero dei morti. Così ridendo e scherzando siamo arrivati a quasi 30 mila morti da questa estate, quasi una guerra, per salvare un sistema socioeconomico. Quando ci decidiamo di mandarlo all’aria?
PIETRO DEMARCO

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