BUON NATALE SCHIAVI DI AMAZON

Il padrone per Natale si lava la coscienza con un premio ridicolo, mentre Amnesty International  denuncia la condizione di schiavi salariati dei dipendenti Amazon in ogni parte del mondo
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Il padrone per Natale si lava la coscienza con un premio ridicolo, mentre Amnesty International denuncia la condizione di schiavi salariati dei dipendenti Amazon in ogni parte del mondo


Caro Operai Contro,
Amazon annuncia ufficialmente un premio per i propri dipendenti. Preso alla lettera, dall’annuncio non è chiaro se il premio sia effettivamente per tutti i suoi dipendenti, compresi gli 8.500 nelle oltre 25 sedi in Italia, o se invece soltanto per coloro che andranno a “lavorare dal 1° al 31 dicembre avranno diritto a un riconoscimento economico di 300 euro lordi, se impiegati a tempo pieno e un importo riproporzionato se lavorano con contratto part time”. Non è chiaro vista l’aria che tira in Amazon, se “lavorare dal 1° al 31 dicembre” sia da intendere tutti i 31 giorni, oppure se hanno diritto al premio, anche quei lavoratori che si limiteranno all’orario di lavoro contrattuale, senza straordinari e con gli spettanti giorni di riposo. Così come non si capisce se ne hanno diritto, anche i lavoratori “temporanei” con contratto di somministrazione, “assunti” nei picchi della domanda.
Amazon motiva questo premio per il “lavoro straordinario a cui i dipendenti sono costretti quest’anno in occasione delle festività per via dell’emergenza covid”. Sarà per questa “sensibilità” dei padroni Amazon che nello stabilimento di Piacenza a marzo, ci sono voluti 11 giorni di sciopero per ottenere mascherine, gel e regole di sicurezza, quelle stesse norme dei protocolli governativi che Amazon “ignorava”.
In soldoni o meglio in soldini, considerando le trattenute in busta paga e il rischio contagio covid nei 10 mesi, marzo – dicembre 2020, i roboanti 300 euro di premio si traducono al netto, in 12 euro mensili per ognuno dei 10 mesi, per i dipendenti a tempo pieno, e in proporzione circa la metà per i dipendenti part time. Questo sarebbe il “riconoscimento economico” che i negrieri padroni di Amazon, elargiscono per -testuale- “portare un po’ di felicità natalizia” ai loro schiavi salariati. Le citazioni virgolettate sono di Dave Clark, vice presidente delle Operations di Amazon.

Un allarmante contenzioso sulle condizioni di sicurezza, si è aperto con l’inchiesta del Centro per il Giornalismo Investigativo (California) sul sito Reveal, avrebbe dimostrato che nei magazzini Amazon dove ci sono più robot, ci sono anche più incidenti sul lavoro e che il tasso di incidenti è il più alto che nelle altre aziende del settore. Amazon nega ma il contenzioso è ancora aperto.
La forza lavoro di Amazon (età media 33 anni, 40% immigrata e 36% di donne, -dati orientativi perché del 2018), è inquadrata nel contratto del commercio: Ccnl terziario, distribuzione e servizi. Amazon retribuisce i propri dipendenti con i minimi tabellari di questo contratto. 3 turni di lavoro fino 10 ore a turno con gli straordinari, coprono 24 ore di lavoro al giorno 7 giorni su 7, in condizioni di elevato sfruttamento. Senza gli straordinari si supera di poco i mille euro netti al mese. Amazon ricorre sempre più agli straordinari per l’accresciuta domanda, dovuta soprattutto alla chiusura dei negozi tradizionali per i vari lockdown. Solo gli operai di Amazon, possono mettere un bastone nella ruota del loro sfruttamento.
In questi giorni con la ricorrenza del Black Friday (promozione annuale di Amazon a partire dal giorno del ringraziamento in America fino tutto il periodo natalizio) è intervenuta Amnesty International, denunciando al mondo intero le condizioni di lavoro in Amazon nei paesi dove è presente, i suoi abusi e il suo operato repressivo nei confronti degli operai che si organizzano sindacalmente, per dare una risposta collettiva ai turni massacranti, ai bassi salari, ai ricatti di licenziamento più o meno velati, per imporre lavoro straordinario. Amnesty International ha ricordato anche che “Da quando è iniziata la pandemia, i lavoratori e le lavoratrici di Amazon stanno rischiando la salute e la vita per garantire che beni essenziali siano consegnati davanti le nostre case, contribuendo così ad assicurare ad Amazon profitti record”. A tal proposito Istat precisa che, nei primi 9 mesi del 2020, l’esplosione delle compere su internet è aumentato del 29,2%. Confcommercio stima che solo col Black Friday, si spostano 83 milioni di euro di spesa, dalle tasche dei tradizionali negozianti, a quelle di Amazon, questa risponde che nel 2019 ha pagato allo Stato italiano tasse per 234 milioni di euro.
Anche i delegati Amazon della Cgil riunitisi in un iniziativa a ridosso del Black Friday, cercano di approntare risposte e rivendicazioni al padrone Amazon. Riportiamo una parte dell’intervento di Francesca dello stabilimento di Passo Corese (Rieti), che denuncia ritmi e i carichi di lavoro enormemente aumentati: «L’altro giorno abbiamo movimentato un milione di pezzi in 24 ore, un record mondiale . Ma al lavoratore cosa resta? Solo lo stress. Abbiamo chiesto un premio di produzione, la rotazione delle mansioni, perché non si può fare per otto ore di seguito lo stesso movimento, l’aumento dei buoni pasto da 5 a 7 euro e delle maggiorazioni notturne e la revisione degli stessi turni, perché non si può attaccare il turno di mattina dopo averne fatti cinque di seguito di notte». Ma ci sono anche i piccoli contenziosi, come quello sulla bacheca sindacale: «Non ce fanno mettere in mensa, ma in un corridoio». Ora arriverà il premio di 300 euro lordi a dicembre, annunciato dai vertici di Amazon per tutti i dipendenti. «Fanno così, quando si accorgono che stiamo per scoppiare», taglia corto Francesca.
Le denunce fioccano anche in internet, di cui riprendiamo l’ultima frase di una di queste, fatta il 20 novembre 2020: “A chi pensa di entrare in una realtà lavorativa buona, scoprirà solo un’amara verità, perchè tutti i discorsi che vi fanno, tutti i lavaggi del cervello, sono tutti falsi al 100% e nascondono una società aziendale schiavista e irrispettosa dei propri dipendenti”.
Il Black Friday è stata l’occasione anche per un gruppo di attivisti per l’ambiente di vari paesi, che insieme ad un’organizzazione di magazzinieri di Amazon, hanno promosso la campagna online “Make Amazon Pay”, per spingere Amazon a migliorare le condizioni di lavoro dei propri dipendenti e a ridurre il proprio impatto ambientale. Obbiettivi da perseguire secondo i promotori, con scioperi nei magazzini e manifestazioni nei paesi dove Amazon è presente. In Francia circola anche una mozione promossa da intellettuali e politici, tra cui la sindaca di Parigi Anne Hidalgo e l’ex ministra Delphine Batho, che invitano a boicottare gli acquisti Amazon per salvaguardare il commercio al dettaglio, ovvero i voti dei loro elettori.
Saluti Oxervator

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