I FOCOLAI NASCOSTI

Ovunque si scoprono focolai del Covid scattano controlli e quarantena, si chiudono i locali. Il focolaio di Covid alla FCA di Melfi non fa notizia, la produzione non si può fermare, gli azionisti non possono rinunciare ai loro guadagni. A quando una ribellione di massa?
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Ovunque si scoprono focolai del Covid scattano controlli e quarantena, si chiudono i locali. Il focolaio di Covid alla FCA di Melfi non fa notizia, la produzione non si può fermare, gli azionisti non possono rinunciare ai loro guadagni. A quando una ribellione di massa?


 

Ci hanno tirato fuori di casa, hanno deciso che era necessario andare a produrre cose non necessarie. I padroni con due mesi di fermo e solo per alcune aziende, piangevano miseria. I politici, loro servi, rivendicavano a nome dei padroni che era necessario riaprire tutto, altrimenti rischiavamo la fame. Un sacco di giaculatorie, la sostanza era fare riprendere i profitti di tutti i padroni. FCA in testa.
Per garantire che arrivassimo in fabbrica senza tante storie, ci hanno detto che bisognava aumentare la distanza fra noi operai durante il tragitto ed è stato moltiplicato per due il trasporto pubblico. Capienza sugli autobus al 50%, di conseguenza doppio autobus. Paga la collettività, il padrone non paga niente.
Nonostante questo, alla FCA di Melfi a distanza di 15 giorni dall’apertura della fabbrica, già ci sono 8 operai contagiati da Covid. Uno ogni due giorni. Ma la produzione non si ferma.
I sindacati firmaioli chiedono conto alla Regione Basilicata. Chiedono si faccia a spese della collettività il tampone alle migliaia di operai che arrivano da 4 regioni diverse. Ma non a spese del padrone.
Il padrone nel frattempo sta facendo quello che vuole. Per la mascherina che siamo costretti a portare per ore, niente pause aggiuntive. Al contrario, ci fanno produrre più auto con gli optional, allineate una dietro l’altra, per cui dobbiamo lavorare di più, perché aumentano le operazioni di lavoro. Tanto a loro poco importa, non sono i padroni e i sindacalisti a faticare sulla linea di montaggio.
Per gli operai che osano appena abbassare la mascherina per prendere un poco d’aria, scattano provvedimenti disciplinari e multe.
Padrone, governo e sindacato filo padronale sono tutti d’accordo. A Melfi si continuano a contare gli operai contagiati dal Covid, mettendo da parte chi non può più produrre e sostituendoli con altri schiavi perché bisogna continuare a fare profitti per il padrone.
Si rischia di fare la fine della Lombardia, poi ci diranno è stato un errore. In verità è una scelta non un errore. Ai padroni interessano i profitti e poco importa se questo comporterà centinaia di operai contagiati nelle fabbriche. L’esercito degli schiavi di riserva è folto. Gli operai contagiati potranno essere semplicemente messi da parte e sostituiti. Tutto hanno sotto controllo i padroni. Sanno anche che ci sono tanti che, pur di essere assunti in fabbrica per ricevere un salario di sopravvivenza, sono disposti ad elargire mazzette ai sindacalisti. Padroni e sindacalisti sono complici. Ognuno ha il suo tornaconto.
I padroni sono tutti uguali, in Lombardia come in Basilicata e non se ne fottono niente della pelle di noi operai. Hanno deciso che per i loro profitti gli operai possono anche rischiare di contagiarsi. Se gli schiavi quali siamo, vorranno, potranno al massimo fare come propone il sindacato, prendersela cioè con la regione o con qualcun’altro, ma non con il padrone.
Mettersi direttamente contro il padrone al sindacato non conviene per ovvie ragioni, le condizioni di noi operai sono destinate a peggiorare, solo la nostra ribellione collettiva potrà cambiare lo stato delle cose attuali.
Crocco, operaio di Melfi

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