LA CACCIA AI ROM

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notizie ANSA

NAPOLI: ROM IN FUGA, CAMPI IN FIAMME
NAPOLI – Qualcuno ha raccontato di un bambino che, stamattina in un bar, salutando la gente del posto, ha detto “addio, noi ce ne andiamo, ma non siamo cattivi”. Altri si sono messi a cantare e ad applaudire, davanti al fuoco che divampava nei campi dei nomadi: c’erano donne e bambini, soddisfatti del risultato ottenuto con le molotov. I rom fuggono dalla periferia est di Napoli, dove si e’ scatenata una ‘caccia agli zingari’, che istituzioni e politica hanno condannato. Atti “barbarici”. Eppure ancora oggi, in mattinata, sono stati incendiati due siti ormai vuoti: “Spengono il fuoco? Lo riaccenderemo”, e’ stata la risposta di qualche facinoroso. La pretesa e’ quella di distruggere i campi, “altrimenti tornano”. Per ora, non risulta che vi siano stati arresti, fermi, o identificati: sono state sequestrate due molotov, e si cerchera’ di risalire a chi le ha usate. Il commissariato di Ponticelli, guidato da Luciano Nigro, ha inviato un rapporto alla procura. La Digos ha avviato una indagine per i reati di incendio doloso e danneggiamento. In particolare si stanno verificando segnalazioni relative a numeri di targa di motorini e auto utilizzate dagli autori dei raid. A partire da ieri, centinaia di persone di etnia rom si sono disperse sul territorio. Restano un’ottantina di irriducibili: “Andare altrove non ha senso, sarebbe ovunque lo stesso”, dicono. Molti sono partiti, su camion e furgoni, durante la notte, scortati dalle forze dell’ordine. I reduci si trovano ancora ora in uno dei campi di Ponticelli, il quartiere in cui l’odio e’ scoppiato sabato: quando una madre ha denunciato una sedicenne rom che aveva tentato di rapire una bimba di 6 mesi, entrando nella sua casa. Oggi pero’ Flora Martinelli ha chiesto che la violenza si fermi. Chi e’ rimasto attende i pullman messi a disposizione dalla Protezione civile per raggiungere una struttura di accoglienza: “Aspettiamo qui da ore, con la Caritas e le forze dell’ordine – dice Vincenzo Esposito di Opera Nomadi – non hanno messo in piedi un’idea. Si sono mossi tardi”. Stamattina in prefettura si e’ tenuto un vertice sulla nuova ‘emergenza’ che si risolve in ‘guerriglia’. L’assessore alle Politiche sociali Giulio Riccio ha denunciato “forti connessioni con la criminalita’ organizzata”. “Gli incendi appiccati nei campi nomadi e gli altri inquietanti episodi di intolleranza contro i rom rappresentano fatti gravissimi: vanno immediatamente condannati e fermati con la massima determinazione – ha commentato il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino – Spaventoso e’ il trauma subito da Flora Martinelli e dalla sua bambina, e forte e partecipe e’ la nostra vicinanza. Ma non e’ in alcun modo accettabile che scendano in campo forze violente e criminali in nome di assurde vendette e intimidazioni”. Anche il sindaco ribadisce: “Ho sempre condannato e condanno ogni reazione violenta e razzista e l’amministrazione comunale di Napoli ha sempre lavorato e sta lavorando per realizzare una politica di accoglienza che crei condizioni umane di vita, tuteli i diritti dei cittadini e renda possibile una serena convivenza”. Domani, nell’antisala dei Baroni del Maschio Angioino c’e’ una assemblea di solidarieta’ ai rom, promossa da 12 consiglieri comunali.

LE VOCI DI PONTICELLI – “Qui c’era un’aria irrespirabile, soprattutto di notte. Ponticelli e’ un quartiere difficile, ma la presenza dei rom l’aveva reso ancora piu’ invivibile”, la voce di un ciclista per le strade di Ponticelli testimonia come bastasse una scintilla per appiccare il fuoco. E la scintilla e’ scoccata sabato sera, quando una sedicenne ragazza rom ha tentato di rapire una bambina da un appartamento del quartiere. “E’ da due anni che chiamiamo continuamente la polizia – dice una donna che abita proprio di fronte al campo che da’ su via Argine, e che ora e’ ridotto in cenere – ma nessuno e’ mai intervenuto: la sera si ubriacano, rompono bottiglie, rubano nelle case. Ora li abbiamo cacciati e qualcuno nel quartiere ha pensato bene di bruciare le baracche, altrimenti tra due settimane erano di nuovo qui”. Il senso di abbandono si e’ trasformato quindi in rivolta popolare contro i rom: e’ questa l’aria che si respira a Ponticelli,quartiere dove negli anni ’80 c’erano 20.000 abitanti e ora sono 70.000, dove i lunghi stradoni sono delimitati da una linea senza fine di rifiuti e si ha la sensazione che qui l’emergenza immondizia non sia mai finita. “Da una parte i cumuli di rifiuti – racconta un’altra donna – e dall’altra la criminalita’ dei rom.Certo,ci sono ladri anche tra i napoletani, ma cosi ci sentiamo assediati”. Il popolo di Ponticelli ha la rabbia dentro, molti raccontano di aver aiutato negli anni i rom: “Gli davamo vestiti, soldi e loro ci hanno ripagato cercando di rapire una bambina? Ora non li vogliamo piu'”. Loro, i rom, sono andati via la notte scorsa, mentre un altro gruppo di irriducibili saranno costretti a lasciare in breve tempo i due campi intorno alla rotonda di via Argine. Nei due campi oggi ancora abitati c’era paura: “Dove andremo? Perche’ dobbiamo pagare per sbagli che non abbiamo commesso?”, si chiede un ragazzo che insiste a dire che la ragazza che ha tentato il rapimento “non e’ rumena, e’ albanese. Lo so perche’ mi hanno detto che un rom l’ha incontrata in carcere e ha cercato di parlarle in rumeno, ma lei non capiva”. Ma ormai e’ troppo tardi per ricucire il filo con il quartiere e infatti il ragazzo si avvicina alla porta del campo per mostrare tre estintori: “Ce li ha portati la Caritas, dobbiamo usarli se buttano delle molotov nel campo di notte”, racconta. Lo strappo di Ponticelli con i circa 500 rom e’ irrimediabile, lo sa anche don Raffaele Oliviero, il parroco della chiesa Santi Pietro e Paolo che confina con il primo campo rom che e’ stato incendiato oggi: “Se ne sono andati perche’ si sono rassegnati al nomadismo. Noi negli ultimi anni avevamo cercato di integrarli nella comunita’, avevamo organizzato un ambulatorio di volontari per visitare i bambini, lo scorso Natale avevamo organizzato un pranzo per loro. Purtroppo, ha vinto l’intolleranza”. E si e’ arrivati all’addio consumato anche dai bambini: “Martedi sera – racconta un ristoratore della zona – sono venuti a mangiare la pizza, gliela offrivamo spesso. Poi i ragazzini sono andati via salutandoci per sempre, ci hanno detto ‘ciao, noi non siamo cattivi'”.

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