PARIGI, BOTTE ANCHE AI CAPI DEI SINDACATI COLLABORAZIONISTI

1 Maggio a Parigi, sfilano fianco a fianco gilets jaunes e operai della CGT, la polizia nella sua furia repressiva non salva nessuno Primo maggio a Parigi, un primo maggio di scontri, un primo maggio di una protesta che si sta allargando e forse si può concretizzare in una saldatura tra la base operaia della CGT ed i giletss jaunes. Significative sono alcune affermazioni dei militanti di base che, negli scorsi mesi, a titolo individuale hanno partecipato ai cortei e che hanno dichiarato a proposito dei gilets jaunes e delle loro proteste: “ Questo è un movimento rinvigorente, che […]
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1 Maggio a Parigi, sfilano fianco a fianco gilets jaunes e operai della CGT, la polizia nella sua furia repressiva non salva nessuno

Primo maggio a Parigi, un primo maggio di scontri, un primo maggio di una protesta che si sta allargando e forse si può concretizzare in una saldatura tra la base operaia della CGT ed i giletss jaunes. Significative sono alcune affermazioni dei militanti di base che, negli scorsi mesi, a titolo individuale hanno partecipato ai cortei e che hanno dichiarato a proposito dei gilets jaunes e delle loro proteste: “ Questo è un movimento rinvigorente, che può fare del bene e ripristina la fiducia nell’azione collettiva”.

Malgrado il segretario della CGT Philippe Martinez, già segretario dei metalmeccanici francesi e dal 2015 segretario generale della CGT, abbia sempre snobbato il movimento dei gilets jaunes e le loro manifestazioni.

La base operaia della CGT, partecipando massicciamente alle manifestazioni di piazza del sabato ha sempre espresso un odio profondo nei confronti di Macron, responsabile diretto dell’introduzione delle nuove regole sui licenziamenti, intravedendo oltretutto la possibilità di continuare la lotta contro la “loi travail” (la lotta contro la riforma del codice del lavoro francese, approvata dal secondo governo Valls), intravedendo nelle manifestazioni di piazza una prima arma di difesa contro la crisi che li impoverisce sempre di più ed una risposta concreta all’arroganza dei padroni, della Confindustria francese e del governo Macron.

Una battaglia settimanale che si svolge in ordine sparso, con una sola determinante richiesta la caduta del governo e di Macron che reagisce con la brutalità di chi sente minacciato il proprio potere. Un movimento che giustamente non vuol darsi vecchi strumenti di rappresentanza politica e non è ancora riuscito a darsene di nuovi. Un movimento che punta tutto sulla sua stessa capacità di essere presente nelle piazze e non farsi disperdere e cancellare dalla repressione poliziesca. Per nulla intimorito sfida la classe dei ricchi e il suo governo, tutti i sabati, rispondendo colpo su colpo quando viene attaccato.

Fino a quando? Fino a sciogliere il quesito: o riempire le galere francesi di gilets jaunes o la resistenza del movimento produrrà una nuova ondata di proteste con gli operai francesi in prima fila che chiederà seriamente la testa di Macron aprendo la strada ad una domanda politica nuova: chi deve stare al potere la classe dei ricchi o quella degli operai e dei lavoratori poveri?

Il governo Macron corre contro il tempo, la sua soluzione politica è stata respinta dai manifestanti, non c’è nessun partito politico esistente capace di controllare il movimento. Macron oggi non ha altra strada che scatenare una brutale repressione che solleva anche fra i borghesi liberali qualche perplessità.

I CRS, la polizia antisommossa di punta del ministero dell’interno Castaner, hanno una strategia messa in pratica già nelle scorse manifestazioni, individuano uno spezzone di corteo e lo attaccano duramente per frantumarlo, in modo da isolare, staccare e disperdere i manifestanti. Con questo sistema hanno attaccato anche la parte di corteo della CGT del primo maggio, al punto che il segretario Martinez, a seguito delle cariche, si è dovuto allontanare dal corteo denunciando il comportamento violento della polizia ed ha dichiarato: “repressione inaudita e senza distinzioni”, la classica infida dichiarazione opportunista che tende a distinguere i “buoni” dai “cattivi”. È esattamente dall’autunno del 2018 che i cortei dei gilets jaunes sono sottoposti ad una continua repressione violenta da parte della polizia che mette in campo un apparato sempre più imponente cercando di impedire lo svolgersi dei cortei dall’inizio del concentramento, e questo bel tomo se ne esce solo ora con una denuncia delle violenze della polizia, solo all’indomani del primo maggio e perchè hanno attaccato lo spezzone del sindacato. Oltretutto facendo una delle più vili dichiarazioni di distinguo.

Se fosse stata una persona seria, avrebbe dovuto necessariamente denunciare la violenza da parte della polizia da subito, sino dai primi cortei dei gilets jaunes, ma ha preferito fare il cane da guardia della borghesia francese lasciando massacrare i propri militanti che avevano partecipato alle manifestazioni già da lungo tempo.

Una cosa comunque si sta dimostrando con sempre più evidenza, la connotazione di classe di partecipanti alle manifestazioni e con una caratteristica che tende a prendersela direttamente contro i padroni ed il loro marcio sistema.

Chi pensava che le manifestazioni perdessero il loro volano si deve ricredere, dai nostri cugini d’oltralpe dobbiamo solo imparare tutto.

D.C.

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