Le bugie della rete

Redazione di Operai Contro, Sul Corriere della sera del 7 novembre, Martina Pennisi ha scritto un articolo sulle bugie che circolando in rete, diventano di difficile smascheramento. Di bufale ne è piena la storia, internet non è niente altro che un nuovo mezzo, un canale attraverso il quale far passare le informazioni. Già duemila anni fa gli imperatori romani erano bravissimi a diffondere bugie colossali, di cui oggi abbiamo un’ampia letteratura. Quindi niente di nuovo, ma solo un adeguamento ai nuovi media. La giornalista cita Quattrociocchi, a capo di un gruppo di ricercatori che ha studiato il fenomeno. La […]
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Redazione di Operai Contro,

Sul Corriere della sera del 7 novembre, Martina Pennisi ha scritto un articolo sulle bugie che circolando in rete, diventano di difficile smascheramento.

Di bufale ne è piena la storia, internet non è niente altro che un nuovo mezzo, un canale attraverso il quale far passare le informazioni.

Già duemila anni fa gli imperatori romani erano bravissimi a diffondere bugie colossali, di cui oggi abbiamo un’ampia letteratura.

Quindi niente di nuovo, ma solo un adeguamento ai nuovi media.

La giornalista cita Quattrociocchi, a capo di un gruppo di ricercatori che ha studiato il fenomeno.

La tesi sostenuta è la seguente: ad un certo punto si formano due gruppi solidali su un certo argomento; i due gruppi tendono a rafforzarsi sempre più, ad ignorare tutto il resto. Nessuno dei due gruppi porta conferme scientifiche, ma convinzioni proprie, ognuno cerca di portare solo notizie che confermano la propria tesi, contravvenendo alle più elementari regole dello scambio di informazioni. In una parola si può definire il cosiddetto “pregiudizio della conferma”, nient’altro che la ricerca di ciò che conferma l’idea di cui si è già convinti.

Lo vediamo spesso nei dibattiti politici, dove i sostenitori di una fazione non fanno altro che portare argomenti nuovi solo per confermare la tesi che hanno sostenuto all’inizio.

Non ascoltano il contraddittorio, e proseguono con più o meno veritieri argomenti atti ad avvalorare solo e soltanto la tesi iniziale.

Un altro esempio è come circolano le notizie su Facebook, dove gli utenti stringono amicizie affini alle loro opinioni, mettono i “mi piace” ai post che puntano sempre nelle direzioni a loro congeniali.

In questo modo si formano onde di opinioni che rafforzandosi sempre più, diventano di difficile sbugiardamento.

Insomma, la piccola borghesia, dopo aver studiato il problema vorrebbe farci credere che l’umanità è stupida e si fa portare in giro da notizie false.

Io aggiungerei, senza polemizzare su queste inclinazioni umane innate e poco serie del “pregiudizio della conferma”, che il problema andrebbe visto da altri lati.

Intanto le notizie stupide poco importa se siano vere o meno.

Poco importa se si diffondano.

Per le altre, è chiaro che gli interessi forti dei paesi spingono a diffondere le notizie a loro favorevoli, il controllo dei media è fondamentale.

Gli operai possono mettere i “mi piace” in continuazione su argomenti che li riguardano, ma i 1400 morti sul lavoro ogni anno avranno sempre una minima diffusione.

Quindi, se è pur vero che l’uomo tende ad informarsi solo per rafforzare l’opinione che già ha, i canali di diffusione vengono comunque controllati dalle borghesie dei paesi.

In buona sostanza, le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti, come disse qualcuno tempo fa, potremmo aggiungere che anche quelle circolanti sono quelle della classe dominante…

sd

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