La
diffusione della epidemia da corona virus sta avendo un’enorme eco
su tutti i media in tutti i paesi industrializzati, creando non poco
panico, indotto in modo alquanto frettoloso da giornali, mass media e
servizi di rete sociale (Facebook, Instagram, Twitter ecc…) la
ragione è semplice: nessuno si fida dei governi, nessuno crede che
mettano in atto tutte le misure per fronteggiare questa crisi
sanitaria.
In Cina, questo tipo di influenza sta creando non
pochi problemi al colosso capitalista cinese che, per contrastare il
virus, sta attuando una politica di isolamento mettendo in quarantena
intere zone del paese segregando milioni di persone in vere e proprie
sacche territoriali, dove è impedito sia l’uscita che l’entrata.
Per fermare il contagio il governo cinese ha predisposto il
blocco immediato di tutta la produzione in moltissimi distretti
industriali dov’è più alto il rischio di trasmissione del virus.
L’immediata ripercussione del blocco produttivo è ricaduta sugli
operai ed i lavoratori di queste zone che, facendone le spese, sono
stati obbligatoriamente messi in ferie forzate almeno fino al
prossimo 9 febbraio (il calcolo cinico del padrone non indietreggia
di fronte a niente) salvo nuove complicazioni, ma non è però detto
che questo periodo di blocco non possa allungarsi ulteriormente.
Questo caso “fortuito”, la diffusione del corona virus
pompato in eccesso da tutta la stampa nostrana ed europea, ha avuto
l’effetto di bloccare parte della produzione industriale delle merci
cinesi fermando così di colpo alcune fabbriche. Per i padroni
occidentali, che non aspettavano altro, questo blocco si sta
dimostrando una pacchia.
É assolutamente vero che il danno
del fermo delle fabbriche, per il capitale occidentale che sta
producendo in Cina è rilevante, ma per i produttori d’Europa ed Usa
assistere al fermo dell’apparato industriale della Cina è una manna
caduta dal cielo e questo è un fatto indubbio, al di la dei
rincrescimenti di facciata. Quello che conta per i padroni nostrani è
che la produzione cinese in questo modo sia stata bloccata. Il
capitale è solo capace a fare conti e previsioni sui profitti, per
la salute dei cittadini ci pensino gli altri.
Scorrendo i dati
delle persone contagiate per altre influenze, anch’esse propagandate
dalla stampa in modo apocalittico, si scopre che ad esempio la SARS
(altro corona virus di un ceppo simile a quello attuale, così
chiamato per la sua forma a corona) si è incominciata a diffondere
nel 2002 causando 880 morti, non certo le epidemie apocalittiche che
tutti paventavano. Analogamente l’Aviaria, altra influenza da virus,
descritta sempre in modo sconvolgente, ha causato, dal 2003 al 2009,
249 morti. Quello che colpisce di tutta questa cagnara attorno a
questa malattia è il fatto che possa infettare tutti. Anche gli
strati benestanti della società si sentono in pericolo ed alzano la
voce, chiedono interventi immediati. Pensare che un virus possa
portarli alla morte senza appello, come per altro accade
regolarmente, senza sollevare tanto rumore, alle popolazioni dei
paesi in via di sviluppo, li sconforta in maniera indicibile. La
ricerca di avere certezze e protezione e di richiedere provvedimenti
per isolare il contagio si propaga a macchia d’olio, arrivano a
gridare all’untore e sviluppano ancor di più forme di razzismo nei
confronti dei migranti cinesi, già mal sopportati in quanto
migranti.
Ma si sa, la stampa è più coinvolta dalla
propagazione di un virus che minaccia indistintamente chiunque,
padroni e borghesi così come i poveri proletari, senza alcuna
distinzione di classe. Dei 3 morti al giorno per infortuni mortali, o
delle 40.219 malattie professionali che colpiscono ogni anno solo ed
esclusivamente gli operai nessuno se ne occupa. I titoloni dei
giornali non perdono certo tempo per questa strage di operai. Operai
che nella produzione industriale sono costantemente in pericolo per
la propria salute e per la propria vita, ma questo risvolto non ha
nessuna importanza per i solerti giornalisti dalle carte truccate.
Si stanno già sviluppando delle pandemie, che mietono ogni
anno migliaia di vittime, ma sono ben confinate in territori sociali,
avvengono quasi esclusivamente nella fascia continentale del Sud del
mondo, guarda caso proprio dove le popolazioni vivono una condizione
di povertà assoluta fatta di malnutrizione e di mancanza di igiene.
Pandemie causate da altri virus come quello della febbre gialla che
provoca ogni anno 200.000 contagi e provoca 30.000 morti; o come il
virus dell’Ebola che solo tra il 2013 e il 2016 in Guinea, Liberia e
Sierra Leone ha fatto più di 11.300 morti; oppure come la malaria
che solo nel 2018 ha ucciso oltre 400.000 persone, più delle vittime
di una guerra come quella siriana in corso ormai da nove anni. Ma
queste non contano nulla. Poiché sono malattie che colpiscono
solamente i poveri, poveri che non hanno nemmeno un farmaco, del
costo di poche decine di dollari, che potrebbe curare facilmente la
loro malattia. Ma per il capitalismo mondiale l’importante è
appropriarsi delle materie prime, delle ricchezze del sottosuolo,
sfruttando uomini e territori di questi continenti, non certo
occuparsi di curare uomini che rappresentano solo un fardello inutile
ai fini della produzione.
D.C.
Comments Closed