Il sindacato confederale immobile sui decreti del governo penta leghista

Il governo dei due miserabili ducetti, Salvini e Di Maio, può trascorre i sui giorni in tutta tranquillità se la lotta alle posizione dello stesso governo dovessero portarla avanti i sindacati confederali (CGIL CISL e UIL). Sindacati che con il solito leit motiv, fatto di inutili e imbecilli richiami, tentano di rilanciare un ipotetica serie di aperture con il governo, con incontri su :“’inversione di tendenza” rispetto all’austerity” La miseria del sindacato sta tutta in queste dichiarazioni, da domestici in livrea quali sono, alla ditta giallo verde al governo, e tale miseria è oramai una condizione ricorrente ogni giorno […]
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Il governo dei due miserabili ducetti, Salvini e Di Maio, può trascorre i sui giorni in tutta tranquillità se la lotta alle posizione dello stesso governo dovessero portarla avanti i sindacati confederali (CGIL CISL e UIL).

Sindacati che con il solito leit motiv, fatto di inutili e imbecilli richiami, tentano di rilanciare un ipotetica serie di aperture con il governo, con incontri su :“’inversione di tendenza” rispetto all’austerity”

La miseria del sindacato sta tutta in queste dichiarazioni, da domestici in livrea quali sono, alla ditta giallo verde al governo, e tale miseria è oramai una condizione ricorrente ogni giorno che passa.

Il governo penta leghista della piccola borghesia sta dichiarando ai quattro venti, con tutta la demagogia possibile del caso, nel tentativo di tranquillizzare il proprio elettorato, l’abolizione della legge Fornero sulle pensioni

Nella realtà il governo sta solo preparando un ennesimo prepensionamento.

Infatti con il decreto del governo penta leghista la legge Fornero sulle pensioni non viene minimamente toccata.

La nuova legge “quota 100”, che il governo Salvini e Di Maio si preparano a varare e che tanto sbandierano come cancellazione della Fornero, è concretamente solo ed esclusivamente una “corsia privilegiata” per pensionare una parte di lavoratori oltre i 60 anni di età.

La Fornero rimane e rimane una legge capestro per gli operai, che i confederali si sono limitati a combatterne soltanto a parole l’applicazione, senza mai arrivare a metter in campo tutta la forza degli scioperi operai per bloccare questa legge mortale.

I confederali, dopo aver sproloquiato per anni contro la Fornero, limitandosi solo a parole nel contrastarla, sono rimasti letteralmente spiazzati da un governo che teoricamente avrebbero dovuto combattere in tutti i modi.

Ma l’unico modo per bloccare la Fornero era quella di organizzare scioperi duri, fabbrica per fabbrica, bloccando la produzione e non quello di fare dei vuoti proclami auto compiacenti.

Lo stesso vale per il decreto sicurezza, voluto in prima persona da quel buzzurro prepotente di Salvini.

L’unica posizione espressa, diramata dal coordinamento immigrazione della Cgil Emilia Romagna, come si legge in una nota, è un buffetto sulla guancia:“ Il coordinamento Valuta negativamente gli orientamenti delle politiche del governo in materia di immigrazione”.

Il nulla assoluto accompagnato da una sconfinata indolenza.

Un sindacato combattivo e che si rispetti, avrebbe dovuto portare in piazza, contro questo decreto, migliaia e migliaia di operai migranti che lavorano nelle fabbriche e nelle campagne italiane. Migranti che, dalla Val D’Aosta alla Sicilia, sputano letteralmente sangue nelle campagne, nelle fabbriche e nella logistica di mezza Italia. Migranti che sono colpiti duramente e in prima persona da questo decreto inumano e terroristico.

Al contrario, il sindacato si limita a miserabili richiami e invocazioni del tutto inutili sulla necessità del lavoro per lo sviluppo del paese.

Come se i padroni di questo paese, il governo, i burocrati statali, i loro servi e la piccola e media borghesia che li sostiene, non sapessero bene che è solo il lavoro degli operai quello che li mantiene e produce la ricchezza necessaria perché questi parassiti possano fare la bella vita.

Ma questa borghesia sindacale ha tutta la necessità di sostenere queste pseudo teorie sull’opportunità di creare tavoli sul lavoro, appunto, per coprire i propri truffaldini tornaconti di classe privilegiata. Facendo finta di non sapere che è proprio la crisi, prodotta dai padroni e dal loro putrido sistema di accumulazione, quella che fa sparire il lavoro, fa chiudere le fabbriche e che brucia come fiammiferi posti di lavoro .

Non sarà di certo un tavolo, per quanto grande ed importante che sia e con qualsiasi governo o istituzione, che farà riaprire le fabbriche creando nuovi posti di lavoro.

Di questo sindacato gli operai non sanno che farsene ed è ora che nelle fabbriche si incominci a ragionare sull’unica alternativa possibile; quella della costruzione di un partito operaio.

L’unico partito che realmente può cambiare per sempre questa cloaca di società.

Un operaio stufo del sindacato confederale

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