BUSTARELLE E ASSUNZIONI A MELFI

Redazione di Operai Contro, Tanti operai pensano che i politici sono quelli che “comandano” il sistema. E’ diffusa questa cosa fra noi operai, e tantissimi sono convinti di questo anche a Melfi. Tanti non ricorderanno che nel 2014 Marchionne riferendosi a Renzi  disse “l’abbiamo messo là per quella ragione lì”. Non disse “noi comandiamo, lui è un burattino, non conta niente e deve fare quello che diciamo noi”, disse soltanto “noi l’abbiamo messo e lui sa cosa deve fare”. Non disse il perché di quelle parole, poi venne fuori che si trattava della riforma del lavoro, della legge sui […]
Condividi:

Redazione di Operai Contro,

Tanti operai pensano che i politici sono quelli che “comandano” il sistema. E’ diffusa questa cosa fra noi operai, e tantissimi sono convinti di questo anche a Melfi.

Tanti non ricorderanno che nel 2014 Marchionne riferendosi a Renzi  disse “l’abbiamo messoper quella ragione ”. Non disse “noi comandiamo, lui è un burattino, non conta niente e deve fare quello che diciamo noi”, disse soltanto “noi l’abbiamo messo e lui sa cosa deve fare”.

Non disse il perché di quelle parole, poi venne fuori che si trattava della riforma del lavoro, della legge sui licenziamenti facili che doveva essere approvata. Dopo aver approvato la legge, Marchionne, che stava aspettando questo per introdurre i nuovi schiavi in fabbrica, annunciò le nuove assunzioni a Melfi.

Nella Fiat e nelle fabbriche dell’indotto di Melfi, furono assunti circa 2.500 operai , con diversi tipi di contratto, dal jobs-act fino a quello interinale. Le assunzioni erano gestite dai sindacalisti appartenenti ai sindacati filo padronali, da chiunque aveva contatti diretti e indiretti con i padroni e sembrava un mercato.

Ogni volta che la Fiat e i padroni annunciavano assunzioni, i sindacalisti indicavano e raccomandavano ai diversi  padroni delle fabbriche dell’indotto e della stessa Fiat gli operai da assumere attraverso la chiamata diretta o le agenzie interinali.

In alcuni posti gli stessi operai con la tessera giusta in tasca venivano coinvolti e invitati dal sindacalista in assemblea o direttamente dal padrone a fare un nome di un parente o affine.

In verità lo strato di aristocrazia operaia, ben inserita nei sindacati filo padronali, insieme alla stessa burocrazia sindacale esterna e anche a tanti politici, con accordi informali indicava quali nuovi schiavi salariati dovevano entrare in fabbrica. I padroni accontentavano.

Figli e parenti di sindacalisti si vedevano passare da una fabbrica dell’indotto ad un’altra, alcuni invece approdavano da subito nei diversi reparti dello stabilimento Fiat di Melfi, oppure ciò avveniva dopo passaggi nelle diverse aziende dell’indotto.

I figli di questi sindacalisti ovviamente per la propria affinità familiare erano favoriti, tanti operai assunti invece pur di poter entrare a lavorare in fabbrica molto hanno dovuto pagare e non solo e non sempre in termini di denaro.

Molti sono stati raccomandati da politici attraverso il sindacato, sono presenti nelle diverse fabbriche dell’indotto e della stessa Fiat e saranno costretti a dare molto per poter rimanere a lavorare. A giugno ci saranno le elezioni e chi è entrato in fabbrica grazie al politico di turno, o al sindacalista collegato ad esso, dovrà dare conto, non dovrà permettersi di candidarsi in liste alternative e in contrasto con chi precedentemente ha favorito il loro ingresso in fabbrica, e non dovrà sbagliare a votare.

Sulla stampa locale nei giorni scorsi è venuta fuori una denuncia da parte di un prelato, la denuncia quasi nota a tutti consiste che alcuni giovani per poter lavorare sono arrivati a pagare anche 5.000 euro per avere un posto nell’indotto Fiat.

Subito dopo sulla stampa locale e nazionale è venuto fuori che un sindacalista (prima Rsu Fim-Cisl, poi Rsa e responsabile Fismic della zona di Foggia), nel 2015 insieme ad un altro hanno intascato circa 4.000 euro, da una donna per fare assumere il figlio presso un’azienda dell’indotto tramite agenzia interinale.

La stampa nazionale (http://www.repubblica.it/economia/2017/05/19/news/paga_il_sindacalista_per_un_posto_ma_il_gip_archivia_non_e_reato_-165799629/)   riporta che la donna ha denunciato il sindacalista per aver preso la tangente, ma il giudice ha archiviato il caso perché sembra essere stato una questione di “intermediazione” legittima.

Dopo che questa cosa è venuta pubblicamente fuori  il Fismic ha sospeso i due delegati per non aver informato in alcun modo l’organizzazione dell’esistenza del procedimento penale, sui passaggi di denaro tra il disoccupato il sindacalista attraverso l’intermediario (e non per aver intascato i soldi), e la Fiat ha licenziato i due delegati (http://www.repubblica.it/economia/2017/05/19/news/fca_licenzia_i_due_dipendenti_che_avevano_venduto_l_assunzione_per_5_000_euro-165884517/) .

Con questa cosa il Fismic e la Fiat si sono lavati la faccia, addossando la solo responsabilità ai due meschini soggetti sindacali, fatto apparire che il caso è stato affrontato e condannato e che tutti devono prendere atto che sia il padrone che il Fismic non c’entrano niente.

Ovviamente non è così. come non è neanche vero che questa pratica è stata perpetrata solo dai sindacalisti appartenenti al Fismic. Basta pensare ci sono anche delegati RSA che militavano nella Fiom, poi passati in altre organizzazioni sindacali filo padronali che hanno partecipato al mercato, alcuni di essi adesso presenti nelle tante parrocchie hanno piazzato in fabbrica, figli, parenti e amici.

Alcuni sindacalisti sono arrivati finanche a chiedere al raccomandato assunto il pagamento delle bollette di luce, gas e telefono.

Ma cosa spinge il padrone che è il vero responsabile, tramite i suoi sottoposti, ad accettare i nominativi dei nuovi schiavi salariati indicati dall’aristocrazia operaia, cioè da quello strato di centinaia di delegati presenti  nelle diverse fabbriche dell’indotto e nella stessa Fiat, che non lavorano mai e che sono collegati con la burocrazia sindacale e con i politici mangioni del territorio, che a loro volta indicano e raccomandano giovani e meno giovani?

In fin dei conti al padrone non costa niente assumere l’indicato dal sindacalista o dal politico di turno, anzi ha tanto da guadagnarci. Il neo assunto sarà collocato in produzione, dovrà produrre come gli altri, sarà ricattato perché dovrà dare conto a chi l’ha raccomandato ed entrambi al padrone. Chi ha avuto il “favore” del padrone dovrà prendere ordini se vorrà mantenere la sua situazione di privilegio.

Esattamente come Renzi con Marchionne, così tutta l’aristocrazia operaia e la burocrazia sindacale, quando la Fiat chiederà di legittimare altri peggioramenti delle condizioni di tutti gli operai, come è stato fatto in passato, dovrà obbedire.

I primi ad avvantaggiarsi di questo immondo traffico di bustarelle sono quindi proprio quelli che ora vogliono far finta di combatterlo. I padroni dell’indotto e della FCA, perché così sono certi di assumere operai sottomessi e ricattabili, i sindacati filo padronali, perché così vedono lievitare il loro numero di tesserati, e le tessere per loro sono soldi, i singoli sindacalisti perché così possono intascarsi direttamente le tangenti. Un meccanismo così funzionale che persino la magistratura non vuole metterci mano, considerandolo una semplice opera di intermediazione. Insomma, alterare un bando per lavori pubblici, al fine di favorire un padrone rispetto ad un altro, intascando perciò tangenti, è un reato, imporre il pizzo ai commercianti è un reato, ma ricattare i disoccupati, imponendo loro il versamento di bustarelle per poter lavorare è un fatto del tutto normale per i giudici.

Un operaio della FCA di Melfi

 

 

Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.