Voucher, governo li cancella per decreto per non fare il referendum

Redazione di Operai Contro, Il conte Gentiloni ha paura di fare ,la fine del gangster Renzi. Il governo del conte Gentiloni ha deciso di abolire per legge i Voucher. Il governo si riserva di far andare i Voucher fino alla fine del 2017 forse non li abolirà del tutto. I voucher non avevano eliminato il lavoro nero. L’eliminazione per legge dei Voucher è una indicazione di quanto il governo Gentiloni sia un governo dei padroni. L’unico compito del conte Gentiloni è quello di salvare gli affari dei parassiti del Pd Un osservatore dal fattoquotidiano Pur di disinnescare il referendum […]
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Redazione di Operai Contro,

Il conte Gentiloni ha paura di fare ,la fine del gangster Renzi. Il governo del conte Gentiloni ha deciso di abolire per legge i Voucher. Il governo si riserva di far andare i Voucher fino alla fine del 2017 forse non li abolirà del tutto. I voucher non avevano eliminato il lavoro nero. L’eliminazione per legge dei Voucher è una indicazione di quanto il governo Gentiloni sia un governo dei padroni. L’unico compito del conte Gentiloni è quello di salvare gli affari dei parassiti del Pd

Un osservatore

dal fattoquotidiano

Pur di disinnescare il referendum promosso dalla Cgil il governo Gentiloni ha abolito i voucher, che fino a poche settimane fa sosteneva essere uno strumento utile per il quale sarebbe bastata qualche correzione normativa con l’obiettivo di limitare gli abusi. Il Consiglio dei ministri ha infatti dato il via libera all’anunciato decreto legge che cancella del tutto i buoni lavoro da 10 euro. Il testo prevede la soppressione dei tre articoli del Jobs Act (il 48, 49 e 50) che avevano recepito la normativa precedente sui buoni lavoro con alcune modifiche, come l’incremento da 5mila a 7mila euro del tetto massimo di reddito che un lavoratore può percepire con i buoni lavoro. Cancellate con un colpo di spugna anche le norme che avevano abolito la responsabilità solidale tra committente e appaltatore nei confronti dei lavoratori, oggetto del secondo quesito. A questo punto, dunque, è certo che la consultazione referendaria fissata solo pochi giorni fa per il 28 maggio non si terrà.

“Abbiamo abrogato le norme su voucher e appalti nella consapevolezza che l’Italia non aveva certo bisogno nei prossimi mesi di una campagna elettorale su temi come questi e nella consapevolezza che la decisione è coerente con l’orientamento che è maturato nelle ultime settimane in Parlamento“, ha detto il premier Paolo Gentiloni in conferenza stampa, ammettendo di fatto che il vero obiettivo è evitare che gli italiani vadano alle urne su un tema divisivo come quello del lavoro iper-precario. Insomma, quello che il ministro del Lavoro Giuliano Poletti si era fatto sfuggire a metà dicembre auspicando le elezioni politiche in primavera (cosa che avrebbe comportato lo slittamento di un anno del referendum). Salvo poi smentire la volontà di rinviare o cancellare del tutto la consultazione e arrivare a garantire (era il 12 gennaio) che “le leggi non si cambiano per evitare i referendum perché il referendum è un atto di democrazia” per cui l’esecutivo si sarebbe limitato a “intervenire per riportarlo alle sue ragioni originali”.

Peraltro la proposta unificata messa a punto dalla commissione Lavoro della Camera non ne sanciva l’abolizione tout court dei buoni, bensì prevedeva che potessero utilizzarli solo le famiglie, per pagare lavoretti a ore come quelli delle colf e delle badanti, e le imprese senza dipendenti. In più fissava paletti rispetto alle categorie di lavoratori che le imprese avrebbero potuto pagare con i voucher. Il consiglio dei ministri invece li elimina del tutto. Quelli già acquistati potranno essere usati solo fino al prossimo 31 dicembre.

Con il passare delle settimane, però, il timore delle urne ha evidentemente raggiunto livelli tali che il governo ha preferito rimangiarsi la parola. “Dividere nei prossimi due-tre mesi il paese tra chi magari strumentalmente demonizza lo strumento, e chi riconoscendone i limiti e avendo la chiara intenzione di riformarlo, sarebbe stato costretto a difenderlo, sarebbe stato un grave errore per l’Italia. La nostra decisione azzera e in un certo senso apre una fase nuova”, ha argomentato Gentiloni. Aggiungendo, per tentare di entrare nel merito, che “i voucher erano una risposta sbagliata, o che con il tempo si era dimostrata sbagliata, a un’esigenza giusta. I voucher erano uno strumento che con il tempo si era deteriorato“.

“Non era in campo una gara con la Cgil né con altri. Era chiaro che si doveva andare verso una drastica riduzione dell’uso dei voucher. Siamo in linea con le normative europee”, ha commentato Poletti, che sul tema come è noto ha cambiato radicalmente idea molte volte. Poi il ministro ha sostenuto che “se c’è una cosa impropria è collegare i voucher ai Jobs act” perché “non c’entra niente, viene da una storia molto più lontana” (ma, come visto, il decreto appena varato cancella appunto i tre articoli del Jobs Act che hanno recepito la normativa in materia) e, alla domanda se l’abolizione farà aumentare il lavoro nero, ha detto che “il rischio esiste”. Ma, ha detto, “sappiamo che il lavoro nero è vietato, ed è doverosamente immaginabile che i rapporti di lavoro vengano regolati secondo la legge”. Ora comunque si procederà a “aprire un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali e imprenditoriali sul tema della regolazione del lavoro occasionale e discontinuo“.

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