SULLE ALI DELL’ENTUSIASMO ( 2 )

Redazione di Operai Contro, il mio articolo “Sulle ali dell’entusiasmo”, (con alcune osservazioni al Documento del Comitato Lavoratrici e Lavoratori FCA per il NO alla riforma costituzionale), ha trovato due interlocutori che al loro nome e cognome fanno seguire: “militanti della Sezione AsLO – Operai Contro di Napoli”. Intervengono dicono, per non lasciare “impunito” il mio scritto. Spero che i loro intenti punitivi non mirino ad infliggermi punizioni corporali. A mio rischio e pericolo, proseguo il dibattito.  Punto primo. “Il nostro giornale” (Operai Contro), scrivono i due interlocutori, farebbe bene (fatto salvo l’anonimato dovuto agli operai per non farli […]
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Redazione di Operai Contro,

il mio articolo “Sulle ali dell’entusiasmo”, (con alcune osservazioni al Documento del Comitato Lavoratrici e Lavoratori FCA per il NO alla riforma costituzionale), ha trovato due interlocutori che al loro nome e cognome fanno seguire: “militanti della Sezione AsLO – Operai Contro di Napoli”. Intervengono dicono, per non lasciare “impunito” il mio scritto. Spero che i loro intenti punitivi non mirino ad infliggermi punizioni corporali. A mio rischio e pericolo, proseguo il dibattito.

 Punto primo. “Il nostro giornale” (Operai Contro), scrivono i due interlocutori, farebbe bene (fatto salvo l’anonimato dovuto agli operai per non farli impallinare dal padrone), a non pubblicare articoli firmati da “generici lettori o estimatori”, perché “non hanno il coraggio di metterci la faccia”.

I miei interlocutori hanno deciso, non si sa su quali basi, che dietro articoli pubblicati da Operai Contro con firme di “generici lettori o estimatori”, non vi possano essere operai da mantenere nell’anonimato, per non farli impallinare dal padrone. Da lettore di Operai Contro noto che gli articoli firmati da “generici lettori o estimatori”, sono tanti se non la maggioranza di quelli pubblicati. I miei interlocutori non se ne sono mai accorti? Non ci si dovrebbe comunque occupare dei contenuti, più che di firme generiche o pseudonimi?

 Punto secondo. Alla lotta al fascismo vi hanno partecipato più strati sociali. Questo non vuol dire affatto che io voglia negare “la preponderanza di operai nelle file delle formazioni partigiane” ed il ruolo determinante da loro avuto nella lotta di Liberazione. Quando scrivo “ad un certo punto e fino alla fine”, è proprio per dire che la lotta partigiana con in testa gli operai, ha messo il fascismo in ritirata, tanto che “ad un certo punto e fino alla fine”, gli strati sociali succubi, inermi, o filofascisti, cominciarono un inversione di marcia e sempre più numerosi, a sostenere quantomeno non contrastare la guerra di liberazione. Risultava stridente nel Documento, l’accostamento “che gli operai in armi avevano liquidato il fascismo”, e la Costituzione fatta sui contenuti che andavano bene ai padroni. Questo è stato possibile perché “svariati strati sociali”, padroni compresi, al momento della stesura della Costituzione, hanno contato di più nonostante il peso schiacciante degli operai nella Resistenza.

 

Punto terzo. Tanto spazio dei miei interlocutori, viene dedicato alla riaffermazione della giusta lotta e campagna per il rientro dei cinque operai licenziati in Fca. Mi contrappongono questa riaffermazione, come se io ne avessi contestato la validità e l’operato. Proprio per l’ampia risonanza avuta da questa vittoriosa battaglia, ho solo messo in guardia i giovani contro l’idealismo. Certo per quanto si possa esprimere in una riga. Un invito all’agire contro i padroni, per dare corpo in modo compiuto alle loro opinioni e idee di ribellione.

 

Punto quarto. Mi chiedono i miei interlocutori, suggerimenti “dall’alto della sua visione superiore e esperta”. Mi imbarazza e vi ringrazio per il vostro pubblico riconoscimento, ma vi assicuro che non è il caso. Ho troppo rispetto per gli operai e non mi permetterei di inventarmi consigli per specifiche situazioni che non conosco. E’ già difficile per chi è in fabbrica. So perfettamente cosa voglia dire per chi è in fabbrica, muoversi su questo terreno. Altra cosa è intervenire con osservazioni a posizioni espresse, come nel caso del Documento in questione. Posso solo rilevare il silenzio dei miei interlocutori, sul “loro giornale Operai Contro”, riguardo lo sciopero proclamato il 21 ottobre da sei (6) sigle sindacali: Usb, Si Cobas, Adl Cobas, Usi, Unicobas, Cub Trasporti Lazio. Ma sicuramente i miei interlocutori avranno interagito “per mettere intorno a un tavolo operai divisi per concorrenza sindacale ecc. ecc. come scrivono loro”. Speriamo che tramite il loro giornale quotidiano Operai Contro, ne abbiano notizia (facendone bagaglio di esperienza), anche altri operai e lettori. Non oso pensare che non abbiate sfruttato questa occasione, proprio perché come dite voi: “sull’onda della vittoria dei cinque operai FIAT licenziati, c’è il clima giusto per ripartire”.

 

Punto quinto. Sul punto “dei periodi di espansione economica, ecc. ecc. Secondo i miei interlocutori non avrei capito questo punto. Il problema è invece ed ancora, i giovani che dopo, ma molto dopo il miracolo economico non erano ancora nati, a parte l’esperienza diretta, possono imparare solo dalla “memoria storica”, (oltre che dalla storia ufficiale). Su questo punto il documento come già dicevo, resta aperto a più interpretazioni.

Saluti da un estimatore di Operai Contro

 

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1 Comment

  1. alanza53

    OPERAI CONTRO, non è il portavoce di sindacatini autoreferenziali, nonostante ciò sono stati pubblicati articoli che propagandavano la manifestazione, e dopo la manifestazione alcuni resoconti della stessa. Oggi gli operai non hanno bisogno di sindacatini che poche volte riescono a strappare qualche centesimo, ma di una organizzazione politica indipendente che mette in discussione la schiavitù del lavoro salariato. I giovani e la memoria storica. Giovani operai, siamo schiavi, lo sono stati i nostri genitori, e i nostri nonni. Giovani operai, quanto si scrive “miracolo economico” dobbiamo essere consapevoli che per noi non c’è stato nessun miracolo ma si sono arricchiti i nostri sfruttatori. Il boom economico ha fatto seguito alla devastante seconda guerra mondiale, i padroni prima ci hanno mandato morire al fronte e a uccidere gli sfruttati di altri paesi e dopo, per ricostruire il paese, ci hanno massacrati nelle fabbriche. L’Italia era un paese prevalentemente agricolo, le terre si svuotarono e aumentarono gli operai delle fabbriche; il tributo pagato dagli operai al boom economico e ai profitti dei padroni fu enorme: non sono riuscito a risalire più indietro quindi i dati sono parziali: dal 1951 al 1971 nelle fabbriche italiane ci sono stati 24.346.905 infortuni e 82.752 morti sul lavoro, dal 1951 al 2011 ci sono stati 68. 276.871 infortuni e 160.537 morti, mancano i dati degli ultimi cinque anni, questi sono dati INAIL, che non tengono conto di coloro che sono morti o che si sono infortunati lavorando in nero. Solo gli operai possono mettere fine a questo sfruttamento bestiale, organizzandosi politicamente in proprio. Operai dobbiamo essere gli artefici principali nella guerra inevitabile contro i padroni per liberarci dalla schiavitù del lavoro salariato, alleati con tutti ma succubi di nessuno. La crisi del sistema capitalista provoca miseria e disperazione, facciamo in modo che non ci siano città in macerie e che non ci coinvolgano in una guerra fratricida contro altri schiavi (Quelli che fanno barricate contro gli immigrati sono gli stessi che scrivevano sui campanelli “non si affitta a meridionali”). Personalmente ritengo che vadano salvaguardati i giovani operai che prendono coscienza della loro condizione di sfruttati, uno come me non deve nascondersi, l’apparato repressivo al servizio dei padroni, sa vita morte e miracoli dei vecchi militanti. Antonio Lanza (Modena) per il PARTITO OPERAIO