UNA RECITA A SOGGETTO

La Meloni è una brava attricetta, per tre ore in conferenza stampa ha recitato la parte di capa del governo di un paese che va a gonfie vele. Le balle, più sono grosse più fanno rumore quando si sgonfiano.
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La Meloni è una brava attricetta, per tre ore in conferenza stampa ha recitato la parte di capa del governo di un paese che va a gonfie vele. Le balle, più sono grosse più fanno rumore quando si sgonfiano.

Caro Operai Contro, “Obiettivi? Abolire la povertà”. Così la Meloni in una frase pronunciata come paradosso all’insegna del “vorrei ma non posso”, rispondendo ad una domanda, cerca di placare l’ira che cova sotto la cenere, impedendo che diventi reale opposizione nelle piazze. Incurante che giocando col fuoco portò male a Di Maio, il quale dal balcone del Palazzo, proclamò abolita proprio la povertà.
In ogni caso la Meloni si contraddice da sola. Lei la povertà l’ha allargata e approfondita, non come paradosso ma realmente: dalla soppressione del Reddito di cittadinanza e del salario minimo legale; facendo impennare gli sfratti col mancato finanziamento del fondo per morosità incolpevole, ecc., fino a nessuna vera misura contro il carovita.
Il 4 gennaio 2023 è andata in onda una puntata speciale durata 3 ore, della telenovela della capa del governo. Una conferenza stampa in cui la Meloni si è posta al centro del mondo: “io…”, “io…”, “ io…”, “io sono il presente di questa nazione”, ecc. ecc.
Anche quest’anno l’Ordine dei giornalisti ha organizzato l’iniziativa, le domande sono risultate poco efficaci. Tanti dei presenti “tengono famiglia” e non si sono azzardati ad infastidire la capa del governo che è capace di esiliarli da un giorno all’altro. Mentre quelli più agguerriti erano assenti per lo sciopero proclamato proprio per la circostanza, dal sindacato dei giornalisti, contro la “ Legge bavaglio” approvata alla Camera il 19 dicembre 2023, che vieta di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare. Un grave provvedimento che denota la coda di paglia del governo, restringe la libertà di stampa e le aspettative dei cittadini ad essere informati. Una legge che proibisce la fedele divulgazione delle sentenze giudiziarie: “basta copia incolla” ha ordinato sua maestà, la Meloni.
Il governo ha sfornato “decreti sicurezza” per colpire operai, immigrati, meno abbienti, precetta gli scioperi, ma non vuole si scoprano gli altarini degli affari e malaffari tra politici, padroni, faccendieri, brave persone spesso alto locate. Sono gli stessi motivi che vedono procuratori, giuristi, magistrati, scontrarsi con il governo che al Senato ha abolito i reati di “abuso d’ufficio” e del “traffico d’influenze”. Misure che vogliono impedire regolari indagini e conseguenti procedure giudiziarie, nei confronti di lor signori. Inoltre il governo conta di approvare per la fine di gennaio, un decreto legge comprensivo anche di “test psicoattitudinali” per i magistrati, perché assicurino la loro “imparzialità”. Il tutto suona tanto di “bavaglio” per i magistrati, anche attraverso una loro preventiva selezione.
Il sovranismo all’amatriciana, non tollera che al pari dei ladri di polli, finiscano in prima pagina, politici, ministri, notabili, “chiacchierati” per il loro operato dentro o fuori il Palazzo, invischiati o processati con accuse o condanne che, non essendo più casi isolati, screditerebbero tutta una classe politica. Già comunque largamente screditata, se non agli occhi dei pochi che l’hanno votata.
Agevolata anche dalla mancanza di contraddittorio, la Meloni nella citata conferenza stampa, ha risposto in modo aleatorio o addirittura aggirando la vera sostanza delle domande e, in alcuni casi, mentendo. Tanto tutto finiva lì, non potendo, o non volendo, i giornalisti replicare e/o ribadire in merito. Anche se nei giorni seguenti, una parte dell’informazione, stampata e in tivù, ha inequivocabilmente messo in mostra bugie e capriole nelle risposte della Meloni.
In alcuni punti della Conferenza la Meloni non si è avvalsa del muro di gomma, esempio, quando parlando in prospettiva ha candidamente annunciato “Preferisco tagliare la spesa pubblica piuttosto che aumentare le tasse”.
Ed qui che casca l’asino! Se per aggirare una domanda la Meloni si è nascosta usando come paradosso l’ “abolizione della povertà”; qui non vi è alibi di alcun paradosso!
“Il taglio della spesa pubblica” forse non colpisce in primis i poveri e i meno abbienti? Non significa forse tagliare situazioni già impoverite che andrebbero invece potenziate?: Sicurezza sul lavoro, Sanità, Trasporti, Scuole, Servizi sociali, Welfare, ecc.
La Meloni osa ancora pensare di tagliare la spesa pubblica, invece di andare a prendere i soldi dove sono. Per non toccare la sfacciata ricchezza di banche, ricchi e padroni, che il governo vuole continuare a coccolare, nel 2024 come nel 2023. Con proroghe semigratis per le concessioni balneari, condoni, sgravi fiscali, banchieri che dettano legge. Soggetti che continuano ad arricchirsi con il meccanismo di questo sistema sociale basato sullo sfruttamento degli operai. Compresi i “poveri” commercianti che la Meloni vuole “liberare” perché, vittime del “pizzo di Stato”, come da lei stessa dichiarato.
A rendere più avvincente la trama dell’insieme delle sue risposte, non sono mancati gli elementi di “suspense”, come nell’alludere a complotti nei suoi confronti, opponendo omertà a chi chiedeva nomi e ragioni dei presunti cospiratori. Si è limitata a dire di non essere ricattabile, a costo di dimettersi.
Tutto è rimandato alle prossime puntate della telenovela, insieme “all’abolizione della povertà” e allo scontro tra governo e Magistratura. Con l’ opposizione parlamentare divisa e senza chiari obbiettivi, incapace per propria scelta, di organizzare e mobilitare le classi subalterne, gli operai impoveriti e buttati in mezzo ad una strada, le uniche forze capaci oggi di mettere in discussione il potere del Palazzo con i suoi inquilini.
Saluti Oxervator.

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