CON LA TREDICESIMA SI PAGANO I DEBITI

Il governo può anche raccontare che l’inflazione diminuisce, che i salari aumentano, tanto è e sarà la prova della spesa a dimostrare che sono tutte balle. Ma tutte le corde hanno il loro punto di rottura.
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Il governo può anche raccontare che l’inflazione diminuisce, che i salari aumentano, tanto è e sarà la prova della spesa a dimostrare che sono tutte balle. Ma tutte le corde hanno il loro punto di rottura.

Caro Operai Contro, i dati ufficiali dicono di un calo in picchiata dell’inflazione, che però non ha riscontro nei prezzi sugli scaffali del supermercato e neanche per i cosiddetti “beni durevoli”. I prezzi hanno solo rallentato la crescita, il calo registrato dall’Istat è solo un effetto statistico rispetto la quota dell’11,8% del novembre 2022.
Crollato il “carrello tricolore” del governo che prometteva per l’ ultimo trimestre dell’anno “risparmi sulla spesa”, al contrario, a novembre, i prezzi degli alimentari sono aumentati dello 0,7%; fallita l’operazione “carburanti” presentata con la supercazzola dell’esposizione alla pompa del “prezzo medio” che avrebbe dovuto “calmierare” i prezzi; sparita la promessa (preceduta da plateale denuncia della Meloni, con tanto di finzione cinematografica) di abbattere le accise sui carburanti; naufragata la campagna del contenimento del prezzo dell’energia sul mercato libero con una differenza di spesa di più 56,7% nella bolletta per quanti non potranno più fruire del mercato tutelato, abrogato dal governo; affossato il salario minimo legale; silenzio complice del governo sul ritardo dei rinnovi contrattuali per milioni di operai e lavoratori; rifiuto di un meccanismo che agganci i salari all’inflazione; soppresso il fondo affitti per morosità incolpevole, decisione che spalanca le porte agli sfratti; taglio dello stanziamento per i minori migranti non accompagnati, per dirottare i fondi alle forze dell’ordine; tagli alla sanità, per finanziare le pensioni del personale sanitario, colpite pochi giorni prima proprio dal governo stesso.
Sono alcuni sguardi sullo scenario in cui il governo sta impaludando operai e strati sociali “deboli”, come dimostrano non i suoi proclami, ma la sua reale politica subalterna ai banchieri, alle compagnie petrolifere, a una certa “imprenditoria” vera e/o di nomea, nonché agli evasori per i quali ha addirittura sfornato 12 condoni fiscali.
“l’Italia cresce più delle altre grandi economie europee” diceva a luglio la Meloni – ed è sicuramente vero per i profitti e gli affari degli strati che il governo tutela e premia – per il resto la Meloni con il suo governo dovrebbe, come si dice in questi casi: “andare a nascondersi”.
Invece, vanagloriosi, parlano del calo dell’inflazione come se questo fosse conseguente ad un generalizzato calo dei prezzi che, come detto, hanno solo rallentato la loro salita.
La spesa per i “beni durevoli” nel 2023 è stata del 9,2% sul totale dei consumi, un record negli ultimi 30 anni dove non ha mai superato il 6,2%, eccetto il 9,4% del 2021 per effetto della pandemia.
Le auto usate altro esempio, sono aumentate del 18,8%, quelle nuove del 18,2%.
A settembre il carrello della spesa segnava un aumento del 23,3% in 2 anni, con previsioni per il 2024 di salire ancora del 4%. Anche chi ha avuto il contratto rinnovato rimane ben lontano dal recuperare queste differenze.
Rimane perciò la distanza tra carovita e potere d’acquisto dei salari accumulatasi in questi 2 anni, producendo più poveri, più famiglie in difficoltà, altre che non arrivano a fine mese.
Una situazione che il governo maschera, sbandierando un’inflazione che nel 2023 chiuderà al 5,7% (stima) in calo rispetto l’8,7% del 2022.
La disastrosa condizione salariale in Italia, in questi giorni viene riconfermata dall’Ocse. Nei 38 paesi che ne fanno parte, nel secondo trimestre 2023 il reddito reale pro-capite delle famiglie, è aumentato per il quarto trimestre consecutivo, tranne che in Italia dove è (ancora) diminuito dello 0.3%, pur essendo già fanalino di coda.
La tredicesima non basta neanche a coprire i prestiti e l’arretrato nei pagamenti, che si vanno consolidando in veri e propri debiti. Salvini continua a precettare gli scioperi, mentre operai e assimilati per condizione economica, si sentono ripetere dai suoi compari che: “il governo mette soldi nelle buste paga”.
Sfrontatezze e prese in giro di un governo che forse non tiene conto di una semplice cosa: tutte le corde hanno il loro punto di rottura.
Saluti Oxervator.

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