L’ANNO D’ORO DELLE BANCHE, L’ANNO NERO DEI SALARI

Il grande balzo della Borsa fa da contraltare al grande balzo della miseria, nel 2023 si contano rispetto al 2022 quasi seicentomila poveri in più. Sono il risultato di un unico meccanismo sociale: accumulazione di profitti sulle spalle di chi lavora e salario.
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Il grande balzo della Borsa fa da contraltare al grande balzo della miseria, nel 2023 si contano rispetto al 2022 quasi seicentomila poveri in più. Sono il risultato di un unico meccanismo sociale: accumulazione di profitti sulle spalle di chi lavora e salario.

Caro Operai Contro, il 2023 si è chiuso con il governo a battersi i pugni sul petto nell’attribuirsi il merito del “grande balzo” della Borsa. “Grande balzo” – conviene ribadirlo – per i portafogli dei ricchi, degli sfruttatori, dei bontemponi borghesi che possono giocare con i soldi, scommettendoli nelle azioni in Borsa.
Il 2024 porta in carico dall’anno vecchio, banche strapiene di soldi come non mai, (altro che tassa sugli “extraprofitti”) in uno spregevole e insultante divario verso i salari e i poveri in aumento, tra chi si arrabatta e chi annega nel costo della vita.
Oltre al tenore di vita che consente a sfruttatori e parassiti, la ricchezza prodotta dallo sfruttamento degli operai ricompare nelle banche e assume la forma di capitale monetario, produce profitto per le banche, ma sembra non avere nessun legame con il lavoro salariato, che ne è invece la base costitutiva. Questo è il dato reale da tenere sempre presente. In superficie osserviamo una massa di capitale monetario accresciuta non solo per la differenza tra i tassi dei soldi prestati e i tassi sui depositi, ma per gli alti interessi che le banche centrali (non solo Bce per l’Europa ma Fed negli Stati Uniti e Bank of Englad nel Regno Unito) pagano alle riserve che le banche affidano loro. Arrivando al paradosso, come rileva l’economista R. Hamaui: “… a fronte dei profitti delle banche commerciali, le banche centrali stanno accumulando sostanziali perdite…” (A&F 27-11-“23).
Ma ancora prima sono state le ripetute ondate di capitale monetario iniettato col Quantitative easing, che alla lunga ha contribuito al rialzo dell’inflazione. I Quantitative easing – acquisti di titoli di Stato e privati – da parte delle principali banche centrali, sono stati introdotti dopo la crisi finanziaria del 2008 e soprattutto durante la pandemia, per “stimolare” l’economia. Nel tempo hanno ingrossato enormemente i bilanci degli stessi istituti di emissione e modificato la politica monetaria.
Dopo anni di questi “gironi”, le banche centrali nel tentativo dichiarato di abbassare l’inflazione – di cui i Quantitative easing ne è stato concausa – hanno alzato i tassi d’interesse, rendendo più caro il denaro e causando un calo dei consumi e degli investimenti. L’inflazione è ufficialmente calata, non per un calo dei prezzi, bensì per il calo della massa dei consumi.
Mentre nel 2023 i profitti delle banche in Italia si sono impennati del 70%, superando i 43 miliardi di euro, (17 in più del 2022) e la Borsa di Milano prima nel mondo è arrivata a più 28%, si allarga la cosiddetta “forbice” sociale. Così tanti soldi esempio, basterebbero a liberare milioni di persone dalla povertà, consentire a tutti una vera Sanità, alzare i salari ecc. ecc. ma questo si sa, è inconcepibile per il regno dei padroni e del governo che li rappresenta.
Le riserve detenute dalle banche presso la banca centrale, sono enormemente aumentate e vengono remunerate con tassi che nell’ultimo anno sono stati crescenti. Alla faccia del salario minimo legale, gettato alle ortiche dal governo, per non perdere il consenso e i voti dell’imprenditoria di ventura, presente in tutti i settori, sul filo del rasoio dell’attività legale. In questo senso ha ancora ragione il governo del “fare”: “ non lascia indietro nessuno!”.
Con i salari così bassi e l’abolizione del Reddito di cittadinanza, la povertà assoluta in Italia sfiora il 10% della popolazione residente, quasi 6 milioni di persone, poco più di 2,18 milioni di famiglie, file triplicate alle mense dei poveri. Nel 2022, (dati che il Viminale ha reso noto con 7 mesi di ritardo, solo a ottobre 2023) gli sfratti in Italia sono triplicati, (più 218%) con 30.300 sfratti eseguiti, l’emergenza casa ha raggiunto livelli record.
Per avere un idea di quanto sia strutturale la produzione della povertà, basta ricordare che solo 15 anni fa, questa toccava il 3% della popolazione, a fronte del 10% di oggi.
Dopo un 2023 passato dalla Meloni e da Salvini a inimicarsi alcuni governi della stessa Ue, ora il governo italiano, a fronte di tassi d’interesse così alti, è appeso alla speranza che la Bce quanto prima tagli i tassi d’interesse, e che la stessa (più che altre banche) compri titoli di Stato italiani, nonostante le banche centrali abbiano messo in pratica la brusca frenata dell’acquisto di titoli; e nonostante il grosso debito pubblico dell’Italia.
I tassi d’interesse alzati dalla Bce – con l’assenso dei governi Ue – per difendere l’economia dei padroni, (rientro dell’inflazione a spese degli strati popolari) potrebbero diventare un boomerang, proprio per il sostegno dell’alta spesa, che poi il governo Meloni tenterebbe di scaricare sugli operai e gli strati disagiati. Per questi strati, nell’ottica di padroni e governo, è normale che al peggio non vi sia mai fine, mentre le banche scoppiano di soldi. Una ragione fondamentale per contrastare questo governo nei luoghi di lavoro, nelle fabbriche e nelle piazze.
Saluti Oxervator.

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