L’ISPETTORATO DEL LAVORO SENZA ISPETTORI

Gli ispettori del lavoro scioperano: sono in pochi, mal pagati e con scarsi mezzi di controllo. I governi, con una lunga serie di interventi, hanno reso l’istituto uno strumento inaffidabile e inefficiente. I padroni si sfregano le mani e gli operai ammazzati sul lavoro aumentano.
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Gli ispettori del lavoro scioperano: sono in pochi, mal pagati e con scarsi mezzi di controllo. I governi, con una lunga serie di interventi, hanno reso l’istituto uno strumento inaffidabile e inefficiente. I padroni si sfregano le mani e gli operai ammazzati sul lavoro aumentano.

Caro Operai Contro, lo sciopero degli Ispettori del lavoro, affiora sulla distesa di bare delle morti sul lavoro. Protestano perché sottopagati, con scarso accesso alle banche dati, e troppo pochi (4 mila circa) per coprire tutto il territorio nazionale. Non da ultimo, sono in attesa degli arretrati del triennio 2020-2022. In totale 36 milioni di euro, l’Ispettorato è in attivo di 180 milioni di euro, ma continua a non pagarli.
Il governo in carica come quelli che l’hanno preceduto, “risparmia” sul personale che dovrebbe scongiurare morti sul lavoro, infortuni, malattie professionali, irregolarità nel mercato del lavoro.
Il governo Meloni che non è secondo a nessuno, nel far “risparmiare” i padroni sulla pelle degli operai, col varo del nuovo codice degli appalti, fa sparire i passaggi da un’azienda all’altra, azzera le più elementari normative fra le quali, quelle sulla sicurezza.
Appalti liberi sotto i 5,3 milioni di euro, quindi l’80% assegnati senza gara, spalancando le porte alla corruzione e – come qualcuno ha fatto notare – “alla criminalità più o meno organizzata”.
Il governo Meloni taglia anche il risarcimento alle famiglie degli operai morti per il profitto: la quota minima scende dai 6 ai 4 mila euro, la massima dai 22 ai 14 mila euro.
Da Renzi alla Meloni. A ritroso Draghi, Conte 2 con Zingaretti, Conte 1 con Salvini, e prima ancora Gentiloni.
Dal governo Renzi (febbraio 2014) 6 governi si sono avvicendati in 9 anni. Tutti i maggior partiti del cosiddetto “arco costituzionale” hanno colpevolmente affrontato la sicurezza sul lavoro come un trascurabile dettaglio e forse, i famigliari degli operai morti, maledicono questi politici.
Alla fine del 2023 manca poco più di un mese, l’incremento delle morti sul e per il lavoro, ad oggi oltre 1.300, supera già del 10% quelli dell’intero 2022.
Nel 2014 per il 2° anno di fila calavano i controlli degli ispettori del lavoro. Evidentemente pur aumentando gli “infortuni” mortali, Renzi riteneva che quella fosse la strada da seguire e con il suo governo taglia 300 ispettori, mentre vara la “riforma” creando la nuova agenzia: Ispettorato nazionale lavoro, (“Inl”).
Il nuovo “Inl” avrebbe dovuto inglobare su nuove basi organizzative, i 3 soggetti fino ad allora preposti alla sicurezza sul lavoro: INPS, INAIL, Ministero del Lavoro, con l’apporto delle forze dell’ordine e dell’Agenzia delle Entrate.
Ma questo passo è rimasto con un piede da una parte e uno dall’altra. Renzi aveva anche pensato che il tutto dovesse avvenire a costo zero, insieme al “ruolo ad esaurimento” dei funzionari, cioè non sostituiti quando vanno in pensione.
I governi venuti dopo Renzi, nei fatti hanno condiviso la sua “riforma”. Già nel 2017 con il governo Gentiloni le ispezioni sul lavoro segnavano un crollo del 34%.
Poi il 1° governo Conte tagliò di 600 milioni di euro le tariffe che i padroni dovevano pagare all’INAIL per l’antinfortunistica. Una cifra che sommata ai tagli già fatti dai precedenti governi del Pd, fece “risparmiare” ai padroni 1,7 miliardi di euro, dal 2014 al 2019 compresi. Per l’INAIL significò un taglio del 32,72 per cento delle sue entrate, con ricadute sul numero delle ispezioni, ma anche sugli assegni di invalidità per infortuni e malattie professionali.
Nel 2020 la media dei soldi recuperati da un ispettore INPS, sulle irregolarità accertate nelle aziende, è di 670 mila euro, quella di un nuovo ispettore del lavoro di soli 60 mila, altra “spia” dell’efficienza della “controriforma”.
Se al suo annuncio qualche sprovveduto fosse stato “speranzoso”, oggi ricredendosi può ben constatare che la “riforma” Renzi fu una “trovata” per sollevare un gran polverone nel mascherare un taglio della spesa statale all’antinfortunistica. Più un doppio regalo col taglio della spesa a carico dei padroni nel campo della sicurezza, e un taglio a sanzioni e multe per le irregolarità.
Prima della “riforma Renzi” agivano 3 soggetti: i funzionari del ministero indagavano sul rispetto delle norme sul lavoro, quelli dell’Inps su quelle previdenziali e infine gli addetti alla vigilanza dell’Inail si occupavano di sicurezza. Ognuno era competente nel proprio settore e, incrociando i dati delle ispezioni, potevano avere un quadro delle aziende ispezionate.
Ora il nuovo Ispettorato del lavoro (“Inl”) ancora in alto mare dopo 7 anni (avrebbe dovuto funzionare dal primo gennaio 2017) sembra proprio congeniato apposta per ritardarne il più possibile la sua realizzazione, mentre un’ecatombe di operai ne certifica i risultati.
Tra le “incongruenze” geniali volute dal governo Renzi (e coccolate dai governi venuti dopo) nell’allestire il nuovo “Inl”, primeggia l’assenza di indicazioni e modalità per rendere possibile la comunicazione ed il coordinamento dei soggetti che incrociando i dati dovrebbero dare corpo e rendere operativo l’Inl stesso: INPS, INAIL, ministero del Lavoro, Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia municipale.
Ognuno di questi soggetti parafrasando il vecchio classico di Samuel Beckett, si può dire che stia “Aspettando Godot”, ovvero aspettando direttive che non arrivano mai, per poter pienamente intervenire nei luoghi di lavoro, con ispezioni, controlli, disposizioni, sanzioni.
Mettendosi insieme gli operai possono alzare sul posto di lavoro, le barriere del rifiuto a lavori e mansioni insicure e pericolose. Barriere per difendere la propria pelle e la propria incolumità
Saluti Oxervator.

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