E’ passato sotto silenzio, nessuno ne parla più eppure solo una settimana fa la guardia costiera libica ha sparato raffiche di mitra contro naufraghi e soccorritori. Un atto di guerra che si inserisce a pieno titolo nella politica del governo della Meloni sull’emigrazione.
Caro Operai Contro, il 4 aprile la Guardia costiera libica in acque internazionali nel canale di Sicilia, ha aperto il fuoco contro naufraghi e loro soccorritori. Era in corso un’operazione di salvataggio da parte della Mare Jonio una nave della Ong Mediterranea, che aveva ricevuto da Alarm Phone una segnalazione di barche in pericolo.
Sono partite le raffiche di mitra mentre i soccorritori lanciavano i salvagente ad una sessantina di migranti che stavano lasciando 3 barchini, al largo tra il mediterraneo centrale e Pozzallo. Come si può vedere dal filmato in rete, con le riprese fatte dalla stessa Mare Jonio e trasmesse anche da alcuni canali televisivi (link video: https://youtu.be/DA6_A3oAH1A?si=oo7kWQtStjmFY9lJ ).
Questa la testimonianza di Luca C. portavoce di Mediterranea; “Ci hanno sparato addosso. Per miracolo i nostri operatori stanno tutti bene, ma non sappiamo invece se ci sono dei morti tra i migranti. Noi ne abbiamo portati in salvo 58. Hanno trasformato la gestione del Mediterraneo in una zona di guerra e nelle zone di guerra gli umanitari sono un bersaglio”.
La sera dopo è arrivata la decisione del ministro dell’Interno Piantedosi. Nessuna protesta nè condanna del governo italiano inviata al governo libico, per l’operato della sua motovedetta. Bensì punizione per la Mare Jonio soccorritrice: 20 giorni di fermo a Pozzallo.
Mediterranea l’Ong punita, ha annunciato ricorso amministrativo, non escludendo un esposto penale contro il governo libico e la complicità del governo italiano, dato gli accordi in materia fra i 2 paesi per fermare i migranti.
Piantedosi con il governo Meloni, insiste con i fermi delle navi Ong, o nell’assegnare loro il porto di sbarco più lontano, quando hanno naufraghi a bordo, così si evitano eventuali altri soccorsi.
I giudici in diverse sentenze su ricorso delle Ong, hanno annullato questa prassi del governo Meloni, per il semplice fatto che è illegale bloccare i soccorsi, come dice anche la legge internazionale del mare.
Il ripetersi di questo andazzo, non ha forse i requisiti per essere inserito nei crimini contro l’umanità?
“Una vergogna che il governo del mio paese sostenga questi criminali” è lo sdegno di Giovanni Buscema comandante della Mare Jonio.
Purtroppo non solo li sostiene, ma li finanzia proprio con mezzi anfibi e tangenti di Stato che il governo italiano ha pagato alla Libia per fermare i migranti, pur sapendo come sono trattati nei lager in Libia, dove vengono rinchiusi e anche torturati, “colpevoli” di voler emigrare.
La motovedetta dalla quale la Guardia costiera libica ha aperto il fuoco, era della Guardia di finanza italiana, poi donata dalla Meloni alla Libia per agevolare il trasbordo nei lager libici.
“I libici sono passati sopra un uomo in mare con il loto motore”, è la dichiarazione di Jasonas A. coordinatore delle operazioni di salvataggio. Nessuno è in grado di sapere se sia annegato o salvato. Mentre è sopravvissuto il ragazzo con la ferita in testa, colpito ripetutamente in acqua dai libici, perché cercava di stare a galla.
Il 16 marzo era toccato a Medici senza frontiere denunciare un intervento dei libici che avrebbe messo a rischio la vita dei migranti. E’ancora Luca C. a puntualizzare: “Continuano a dare milioni a questi Paesi, è chiaro che poi per catturare chi fugge dalla Libia e riportarlo indietro, i libici siano disposti a tutto”.
Per le persone che vogliono emigrare verso l’Europa passando per il canale di Sicilia, questi sono i reali risultati del “Piano Mattei”, sbandierato dalla Meloni nelle passerelle con i vertici di Stato di vari Paesi africani.
Saluti Oxervator.