NEL REGNO DI TAVARES GLI OPPOSITORI SI LICENZIANO

Alla Stellantis di Cassino e Atessa due delegati sindacali dell’opposizione operaia sono stati licenziati. Qualunque tipo di resistenza alle pesanti condizioni di lavoro, ai bassi salari e ai licenziamenti mascherati deve essere tolta di mezzo. Con la copertura dei sindacalisti compiacenti.
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Alla Stellantis di Cassino e Atessa due delegati sindacali dell’opposizione operaia sono stati licenziati. Qualunque tipo di resistenza alle pesanti condizioni di lavoro, ai bassi salari e ai licenziamenti mascherati deve essere tolta di mezzo. Con la copertura dei sindacalisti compiacenti.

Preceduta dalla fusione/acquisizione PSA/ FCA poco più di tre anni fa il 16 gennaio 2021, nasceva l’era Tavares lo strapagato manager portoghese la cui funzione è tutelare gli interessi della proprietà e degli azionisti a discapito degli interessi degli operai.
Per il 2023 infatti, Tavares avrà un compenso lordo di 36,5 milioni di euro (CdS economia del 23/02/24).
Le dichiarazioni di Carlos Tavares ai mezzi di comunicazione al suo esordio, erano state concilianti e neutrali. Nessuna chiusura e nessun ridimensionamento negli stabilimenti FCA in Italia, mentre nella realtà concreta, oltre i cancelli delle fabbriche per gli operai ex FCA iniziava una pressione incessante; aumentare la produttività per quelli rimasti in produzione e spingere gli altri operai, RCL inclusi, alle dimissioni con o senza i miserabili incentivi aziendali.
Pressione che si esercita sulla riduzione di salario attraverso la messa in cassa a singhiozzo, alternata con aumenti dei ritmi e dei carichi di lavoro alle riprese produttive, con straordinari e sabati lavorativi obbligatori.
La deportazione per una diaria miserabile, anche per centinaia di km, degli operai, anche RCL, negli stabilimenti laddove la produzione era in crescita, con conseguenze disastrose per le relazioni sociali e familiari degli operai comandati alla trasferta.
Allo stabilimento di Cassino, per fare un esempio, il numero di operai complessivi tra fissi e somministrati si è ridotto di oltre 1300 dipendenti tra contratti a tempo non rinnovati, “dismissioni incentivate”, chiusura del turn over e trasferimenti definitivi a Pomigliano.
I dipendenti diretti sono passati da 4300 a 2993. Di quelli rimasti, oltre 250 sono comandati in trasferta obbligatoria per una miseria di diaria, allo stabilimento di Atessa (Ch). Oltre 4 ore A/R e circa 124 km di distanza dallo stabilimento ciociaro.
Circa un terzo degli operai dello stabilimento di Cassino lavora in produzione nel solo turno 06/14!
Questa descritta è una condizione comune a tutti gli stabilimenti Stellantis del centro sud, stabilimenti dove regna la pressione sui singoli operai esercitata dalla gerarchia di fabbrica. Dove qualsiasi atto di resistenza, di disobbedienza viene represso con richiami verbali, scritti e sospensioni.
In continuità con l’epoca di Marchionne, anche quella di Tavares si afferma, per gli operai, come un clima militare, da caserma.
Un vero e proprio clima di terrore in nome della produttività, del profitto e di generosi dividendi per gli azionisti! Di questo clima oppressivo poco o nulla viene percepito dalle altre classi sociali, fuori dalle portinerie di Stellantis.
La resistenza degli operai
In questo clima di terrore individuale è difficile immaginare forme di resistenza collettive, eppure l’inconciliabilità degli interessi tra operai, padroni e la gerarchia al loro servizio affiora ed emerge in varie forme.
Ad Atessa, alla ripresa produttiva dopo la pausa natalizia ‘23 gli operai si sono opposti con varie forme di lotta agli straordinari dettati da una crescita nella richiesta dei mezzi (1200 furgoni FCA, Peugeot e Citroen, al giorno) prodotti dagli operai dello stabilimento abruzzese. Gli scioperi di gennaio, se continuassero, potrebbero mettere in seria difficoltà i progetti di Tavares che vorrebbe, entro il 2030, un raddoppio dei ricavi nello stabilimento di produzione di veicoli commerciali più importante d’Europa. Gli scioperi, contro gli insopportabili ritmi e carichi di lavoro, pur essendo stati proclamati da sindacati (USB e Slai Cobas) con scarso seguito tra i dipendenti Stellantis, hanno avuto una larga adesione tra gli operai delle linee.
A Pomigliano, durante il caldo torrido estivo del luglio ‘23, gli operai, hanno disertato le linee di produzione, recandosi in massa nelle infermerie. Non riuscivano più a conciliare la calura e i ritmi insopportabili. In quell’occasione la Fiom cercò senza troppa convinzione di metterci il capello. Il giorno successivo la scena si ripete e la direzione reagì mettendo in libertà tutta la fabbrica, nella scelta della Fiom di far cadere la mobilitazione.
Anche a Cassino nell’autunno ‘22 Stellantis ha dovuto abbandonare la programmazione della produzione nei sabati, peraltro concordata con i firmatutto di FIM, UILM.
Gli operai, con diverse modalità, disertarono in massa ignorando il diktat della gerarchia di fabbrica, il sindacato CUB-FLMU diede copertura sindacale agli operai ribelli per poter scioperare quello e gli altri sabati lavorativi obbligatori.
Nelle assemblee sindacali del dicembre ‘23, Stellantis per bocca degli zerbini padronali nei sindacati firmatutto, comunicava ulteriori 850 esuberi e l’introduzione di nuovi sabati lavorativi. Gli operai risposero contestando duramente i portavoce padronali, costringendoli a interrompere l’assemblea.
La risposta di Tavares: repressione selettiva
Mettere in pericolo produttività, profitti e dividenti degli azionisti è intollerabile per “il tagliatore di teste” a capo di Stellantis, quella che oggi è una resistenza operaia sottotraccia potrebbe, se non repressa sul nascere, mettere in pericolo i profitti aziendali e quindi anche il plurimilionario dividendo di Tavares.
I pretesti per aumentare il clima di terrore tra gli operai in fabbrica non mancano mai, se non si trovano si possono sempre “fabbricare” come sembra nel caso del licenziamento di Francesca Felice operaia RCL. Accusata e sospesa per una presunta aggressione a danno di un sindacalista FIM CISL all’interno dello stabilimento di Atessa. Francesca è un’operaia rappresentante e membro del coordinamento provinciale Slai-Cobas di Chieti, coincidenza vuole proprio il sindacato che negli ultimi anni ha denunciato e promosso iniziative conflittuali per le condizioni esasperanti di lavoro e accolto con un volantinaggio davanti ai cancelli l’arrivo del CEO Tavares in visita il 22 gennaio scorso.
A Cassino, Delio Fantasia operaio di linea è stato licenziato il 7 febbraio 2024, secondo l’azienda per motivi disciplinari. Delio da 35 anni in fabbrica è il coordinatore provinciale del CUB Flmu, l’unico sindacato che ha proclamato sciopero contro i sabati lavorativi previsti da contratto sottoscritto dai soliti firmatutto di FIM e UILM.
I licenziamenti per tentare di contenere sul nascere la resistenza degli operai non sono che la punta dell’iceberg, i richiami disciplinari e le sospensioni dal lavoro sono in aumento sia a Cassino che ad Atessa. Recentemente hanno coinvolto anche un operaio di Pomigliano sospeso per un giorno.
Solidarietà e sindacalismo filo padronale
Le burocrazie sindacali di FIM e UILM di fronte alla repressione in fabbrica manifestatasi con i licenziamenti di Francesca e Delio, comprensibilmente tacciono. Nessun comunicato!
Come potrebbero del resto denunciare la repressione e la rappresaglia contro Francesca e Delio che hanno, insieme a tanti operai di linea, rappresentato la resistenza al CCSL che FIM e UIL hanno firmato? Contratto che concede mano libera al padrone e alla gerarchia di fabbrica su ritmi e carichi di lavoro, trasferte obbligatorie e recuperi lavorativi e non tutela minimamente le donne e gli uomini alla catena?
Anche la dirigenza nazionale della Fiom tace ignorando ottusamente che i prossimi potrebbero essere gli operai combattivi nel loro sindacato.
Sul licenziamento di Delio tuttavia la federazione FIOM FR/LT ha diffuso un comunicato di solidarietà mentre non è pervenuto nessun comunicato dalle strutture territoriali FIOM riguardo al licenziamento di Francesca.
I burocrati sindacali esterni alla fabbrica, evidentemente, non hanno nessun interesse a costruire un fronte di resistenza che nei posti di lavoro colleghi gli interessi concreti degli operai.

Solidarietà e sindacalismo operaio
A Francesca e Delio sono pervenuti decine di attestati di solidarietà dagli operai della loro fabbrica, non solo tanti operai delle linee ma anche da operai delegati di fabbrica. In forma privata anche da delegati operai dei sindacati firmatutto. Un segno delle potenzialità che, emarginato il sindacalismo filo padronale, potrebbe avere l’azione sindacale schierata dalla parte degli operai a difesa dei loro interessi concreti.
La solidarietà a Francesca e Delio è arrivata da tanti altri operai e delegati operai di diverse fabbriche. Alleghiamo alcuni comunicati.
MC


FERRARI


PIAGGIO


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