CENSURA E MANGANELLO

Lo stesso giorno: a Pisa, al mattino i poliziotti manganellano un gruppo di studenti, la sera per reazione si svolge una protesta di 5000 persone. Vogliono il moltiplicarsi dei manifestanti, la ricostituzione di servizi d’ordine per fronteggiare le loro bastonate. Avranno l’uno e l’altro.
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Lo stesso giorno: a Pisa, al mattino i poliziotti manganellano un gruppo di studenti, la sera per reazione si svolge una protesta di 5000 persone. Vogliono il moltiplicarsi dei manifestanti, la ricostituzione di servizi d’ordine per fronteggiare le loro bastonate. Avranno l’uno e l’altro.

Caro Operai Contro, le cariche della polizia e le manganellate contro i manifestanti pro Palestina, il 23 febbraio sono arrivate a Firenze e Catania. A Pisa in tenuta antisommossa i poliziotti hanno caricato e inseguito gli studenti, una violenza inaudita con diversi i feriti. Giovani colpiti e immobilizzati a terra come se rappresentassero chissà quale minaccia.
Azioni repressive che si sono intensificate da quando alle redazioni dei Tg regionali Rai, è arrivato il messaggio con l’indicazione di censurare – mettendo la briglia o riducendo all’osso – le proteste e i cortei sotto le sedi Rai, contro i massacri di Netanyahu, e a sostegno del popolo palestinese.
Il cantante Ghali per aver detto “Stop al genocidio”, ripreso da Telemeloni dal palco di Sanremo, scatenò una censura internazionale. L’ambasciatore di Israele in Italia, sdegnato inviò subito un comunicato: “vergognoso usare il festival per diffondere odio”.
Il bello è che nessuno aveva parlato né tirato in ballo Israele, ma la coda di paglia è uscita alla grande.
Forse – a certi personaggi – bruciano anche alcune parole della canzone di Ghali: “Per tracciare un confine/con linee immaginarie bombardate un ospedale/Per un pezzo di terra o un pezzo di pane/Non c’è mai pace”. Che sia questo “l’odio” di cui parla l’ambasciatore israeliano?
La coda di paglia è svettata come un siluro. Israele con il suo l’ambasciatore, e i tirapiedi di Netanyahu in Italia, non sono riusciti a trattenere – ciascuno per le proprie responsabilità – il travaso della cattiva coscienza nei quasi 30 mila palestinesi civili uccisi, massacrati dall’esercito israeliano nella striscia di Gaza. (29.400 al 22-02-24)
Per “riequilibrare” lo “Stop al genocidio” ritenuto oltraggioso, il giorno dopo, domenica, a Telemeloni viene fatto leggere ad una nota conduttrice televisiva, un comunicato pro Israele scritto dalla direzione della Rai. La stessa conduttrice con la scusa dei tempi stretti della trasmissione, toglie subito la parola a Dargen D’Amico, mentre stava dicendo che “i soldi dei versamenti del lavoro dei cittadini stranieri, nelle casse della previdenza italiana, sono superiori a quelli spesi per l’accoglienza”.
A questo punto la protesta esce dagli studi televisivi, e nei giorni seguenti davanti alle sedi Rai di diverse città, scattano le manifestazioni pro Palestina, che così diventano più numerose.
Censurando “Stop al genocidio” si vuole censurare la contestazione al governo Israeliano e il massacro di civili che sta compiendo con il suo esercito nella striscia di Gaza.
Prima di Firenze, Catania e Pisa, a Napoli almeno una decina i feriti negli scontri, 5 portati in ospedale. Altri scontri e tensioni a Bologna e Milano, poi a Genova più di 300 manifestanti davanti alla sede Rai bloccano corso Europa al grido di “Palestina libera” e “Basta censura Rai”. Dello stesso tono le scritte su Palazzo Labian a Venezia. Analoghe proteste alle sedi Rai di Torino e Bari.
Per boicottare le manifestazioni dandogli poco visibilità, la direzione di Telemeloni, come detto sopra, ha inviato alle redazioni regionali il messaggio (le “veline” moderne viaggiano in internet) con le indicazioni, ne riprendiamo qui il testo dal “Fatto quotidiano”.
“Buongiorno a tutti, in relazione a possibili manifestazioni Rai sotto le vostre sedi, l’indicazione è di farsi consegnare il documento e dare una breve notizia nel telegiornale senza girare immagini. Per situazioni particolari vi preghiamo di contattare la Direzione ma vi preghiamo di non fare accordi con le questure per scendere a girare con una telecamera”.
A far riemergere il termine “genocidio” sono le modalità e le finalità di un massacro, che Netanyahu giustifica per la distruzione di Hamas. Ma le sue mire evidentemente sono ben altre, rispetto il futuro di Gaza e dei palestinesi che abitano la propria terra.
Saluti Oxervator.

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