Stellantis Pomigliano: questa settimana abbiamo assistito alla storiella del lupo che racconta alle pecore di essere vegano per farsele amiche ma poi finisce col mangiarle tutte.
Lunedi 22 aprile: Riceviamo un messaggio da parte dei “bidelli” dell’azienda (sindacato firmatario) il quale ci avvisa che l’azienda vuole utilizzare un giorno di ferie per farci fare il ponte del 25 aprile, ma loro a queste condizioni non ci stanno.
Martedì 23 aprile: In mattinata, l’azienda tramite i suoi preposti inizia a far girare la notizia che il ponte si farà e che il giorno venerdì 26 aprile verrà coperto con una giornata di ferie.
La risposta dei “bidelli furiosi” non si fa attendere e così in serata escono con un comunicato dove dichiarano 8 ore di sciopero per martedì 30 aprile con addirittura presidio ai cancelli. Chi non li conosce potrebbe pensare che finalmente si siano svegliati dal sonno profondo, ma in realtà stanno solo dicendo alle “pecore” di essere vegani; proprio come nella storiella fa il lupo. Denunciano le tante responsabilità dell’azienda su temi come quello della Salute e Sicurezza; la scala mobile rotta da anni che porta alla sala mensa; la viabilità dei mezzi bull; carrelli; automezzi e il mal funzionamento degli aspiratori dei gas all’interno dei reparti. Continuano ricordando all’azienda, che i lavoratori di Pomigliano sono molto affidabili nei cambi repentini di turnazione; nel produrre nella mezz’ora di mensa; di lavorare 7 giorni su 7; insomma schiavi perfetti.
Nonostante il bell’elenco, i dubbi restano perché queste problematiche ce le portiamo indietro da una vita e loro non sono mai intervenuti, anzi hanno sempre avallato le scelte padronali e risposto sempre col solito “signor sì signore”, fregandosene altamente delle condizioni peggiorative giorno dopo giorno per la classe operaia. Non hanno mai fatto i nostri interessi ma quelli dell’azienda e soprattutto i loro, salvaguardandosi per bene il “sedere” e lasciando tutta la schiavitù per noi operai. I meno attenti potrebbero iniziare a pensare che stiano finalmente mettendo in discussione il contratto specifico di lavoro tanto voluto dall’azienda; in fondo l’elenco di cui sopra non è altro che il frutto proprio del CCSL.
Ma anche questa ipotesi viene smentita, infatti il comunicato lo iniziano subito mettendo i puntini sulle “i” a scanso di equivoci: “non permetteremo a nessuno di venir meno alle regole basilari previste dal CCSL”. Una contraddizione unica che si fa fatica a capire se non fosse che tutto questo casino lo stanno facendo per qualche loro sporco interesse personale e non nell’interesse degli operai di Pomigliano. Quest’ultima ipotesi è confermata anche dall’esclusione della Fiom la quale non fa attendere la sua risposta attraverso un comunicato che esce il giorno dopo alla dichiarazione di sciopero dei firmatari.
Mercoledì 23 aprile: Come detto, in mattinata esce il comunicato della Fiom in cui si sottolinea che tutto ciò è colpa del CCSL dove è anche previsto che l’azienda copra una giornata di chiusura collettiva con ferie e par. Accusano i “bidelli” di essere sempre stati assenti in questi anni; di aver acconsentito ad ogni scelta padronale e di fare tutto questo “per tutelare qualche interesse di bottega”, considerando appunto che non mettono minimamente in discussione il CCSL, artefice principale della mancanza di contrattazione. Su questo come non condividere?
In serata arriva anche la risposta dei “bidelli” che accusano la Fiom di populismo; di volere l’unità sindacale ma, nel contempo, di non attaccare l’azienda ma gli stessi “bidelli”; che da quando la FIOM ha vinto le elezioni per gli RLS non è cambiato nulla anzi si sono “dimostrati più che firmatari”. Anche in questo caso, come non condividere?
Ecco che arrivo alla conclusione di quello che scrivo e dico da tempo e che per rimanere in tema sulla storiella con la quale ho aperto l’articolo, metaforicamente parlando, non abbiamo “amici” che siano firmatari o no. Questi signori hanno dimostrato negli anni di non pensare alla nostra tutela; di là vanno d’amore e d’accordo; di qua si fanno la guerra; in mezzo noi, usati, proprio come vorrebbero i firmatari per il 30 aprile, come le loro pedine per ottenere i loro sporchi scopi.
I bidelli hanno accettato di tutto, dall’aumento dei ritmi alla mancata sicurezza. Dagli “incentivi” per farci dimettere per quattro soldi all’azione dei capi per “convincerci” ad andarcene. Ora chiamano addirittura allo sciopero per un mancato “accordo” su un giorno di chiusura. Per far vedere che ci sono? Per salvare la faccia? Perché l’azienda sta cominciando a trattare male anche loro, i servi più fedeli?
La FIOM, come al solito, fa solo chiacchiere e nessun fatto. Fino ad ora ha solo bloccato gli operai quando volevano reagire alle condizioni di lavoro ormai invivibili nello stabilimento. Ha solo pressato per chiedere ai politici un intervento per far partorire a Stellantis il solito “piano industriale”. Rispetto alla perdita sui posti di lavoro e sulle “pressioni” dell’azienda sugli operai per costringerli ad andarsene, niente. Ora, dopo aver ricercato l’“unità sindacale” per mesi, nell’unico momento in cui potrebbe far rimanere in gola la farsa dello sciopero ai bidelli, accettando la sfida e lavorando per farlo riuscire veramente, si tirano per l’ennesima volta indietro.
Ecco perchè bisogna non fidarsi di nessuno di questi sindacalisti, firmatutto e parolai. Il 30 aprile è a mio giudizio l’occasione buona: per i loro meschini interessi hanno dovuto aprire uno spiraglio, buttiamo in questo spiraglio, per colpire la direzione, tutta la nostra forza, scioperando in massa. Ferme le linee, ferma la produzione, sarà un loro problema e non sarà facile ridurci di nuovo a pecore silenziose.
Basta con la politica delle “parrocchie” che ci divide per farci mangiare dal padrone.
Decidiamo come operai, autonomamente cosa fare.
Se decidiamo di scioperare facciamo capire a firmatari e FIOM che la questione non è SOLO sul giorno di ferie sul ponte. Basta con le svendite e le chiacchiere.
PILONE, OPERAIO STELLANTIS DI POMIGLIANO D’ARCO