A RISCHIO DELLA VITA

Ultime dalla Sicilia: Pozzallo, palazzine delle case popolari a rischio di crollo, forse si o forse no. I tecnici del comune, l’ente autonomo case popolari, la protezione civile giocano con la vita dei poveri cristi che le abitano.
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Ultime dalla Sicilia: Pozzallo, palazzine delle case popolari a rischio di crollo, forse si o forse no. I tecnici del comune, l’ente autonomo case popolari, la protezione civile giocano con la vita dei poveri cristi che le abitano.

PREMESSA.
Della vicenda che riporto in questo mio intervento non ho conoscenza diretta, i luoghi dove si sta svolgendo sono molto distanti da dove abito e la cronaca dei fatti è ripresa dai media locali del ragusano, visto che i media regionali della Rai e le testate giornalistiche regionali hanno solo accennato la notizia.
I FATTI
Quello che sta succedendo a Pozzallo, un paese della provincia di Ragusa ha dell’inverosimile: intorno il 20 aprile il sindaco del comune ragusano emana un’ordinanza di sgombero di tre palazzine di case popolari da attuare in 10 giorni perché sono a rischio crollo. 48 le famiglie coinvolte per un totale di 150 inquilini. La decisione è stata presa a seguito dei rilievi eseguiti dai tecnici del comune e dell’ente autonomo case popolari, gestore degli immobili incriminati. Chiaramente l’ordinanza di sgombero ha fatto infuriare gli inquilini delle palazzine che si sono rifiutati di lasciare le abitazioni poiché avrebbero dovuto cercare autonomamente degli alloggi dove trasferirsi, anche se il comune si sarebbe preso il carico delle spese di affitto dei nuovi alloggi. Le ragioni delle proteste degli inquilini sono chiare: non si può intimare uno sgombero forzato senza offrire degli alloggi alternativi dove trasferirsi, lasciando alle famiglie l’onere della ricerca di sistemazioni definitive, visto che le palazzine popolari da loro occupate sarebbero a rischio crollo. La rabbia di queste famiglie è motivata anche dal fatto che i problemi alle abitazioni incriminate si trascinano dal 2009, è da allora che si sono evidenziati i primi problemi strutturali in seguito ad un incendio verificatosi in una palazzina. Successivamente, nel 2019, dei rilievi tecnici eseguiti sulle strutture portanti delle palazzine, hanno rilevato l’inadeguatezza delle stesse per il probabile uso del calcestruzzo depotenziato, di scarsa qualità. Da allora non si sono cercate delle soluzioni per questi disgraziati, si sono rimandati i problemi anche se cadevano i calcinacci, si evidenziavano spaccature nei muri, presagi di problemi strutturali delle abitazioni. Addirittura sembra che ci siano state delle compravendite di appartamenti, in palazzine sospettate di instabilità! Nonostante tutti i rilievi tecnici abbiano rilevato le carenze strutturali degli edifici già nel 2019, solo il 20 aprile di quest’anno viene emesso l’intimidazione allo sgombero dal comune, a seguito del rilievo dei tecnici del genio civile e i tecnici dell’ente autonomo delle case popolari.
GLI ULTIMI RISVOLTI: SIETE SU SCHERZI A PARTE.
Se la vicenda delle palazzine di Pozzallo risulta strana, l’epilogo è veramente grottesco: il responsabile della protezione civile siciliana, in antitesi con il comune e l’ente autonomo case popolari, i primi di maggio inspiegabilmente revoca l’ordinanza di sgombero, secondo il responsabile dell’ente siciliano le case non sono proprio a rischio crollo. Così ci sono 150 persone che non conoscono la situazione delle loro abitazioni, non sanno se le loro case sono a rischio crollo o sono sicure! Come si può vivere sereni in questa situazione? Una bambina, che viveva da sola con la madre, in un’intervista dal tg regionale dichiarava di non voler più andare a scuola per non rimanere da sola se la palazzina fosse crollata con la madre dentro mentre lei era fuori. Allora delle due una: o il sindaco, ma anche l’intero consiglio comunale, hanno preso una cantonata e i rilievi tecnici e i carotaggi eseguiti sui pilastri sono stati eseguiti non correttamente, quindi il rischio crollo non c’è, oppure si vuole prendere tempo e impedire lo scoperchiamento di un vaso di Pandora. Anche un cronista locale fa questa ipotesi: non è che con questa marcia indietro si voglia impedire di indagare su come si sono costruite altre palazzine popolari del territorio? Nessuno può saperlo, ma l’uso del cemento depotenziato nelle opere pubbliche non sarebbe certo una novità, la mafia insegna.
NUSSUNO È RESPONSABILE?
Questo è un altro aspetto strano, si fa per dire, di questa vicenda: le palazzine non si sono erette da sole, se in soli 40 anni evidenziano problemi strutturali sono state costruite male con materiali di scarsa qualità, possibile che nessuno indaga sulle eventuali responsabilità? Eppure se l’uso di cemento depotenziato è stato fatto volutamente, c’è stato qualcuno che, volutamente, ha messo a rischio la vita di 150 persone; oppure è stato incompetente nei calcoli strutturali, comunque è responsabile. Chiaramente ci sono anche le ditte costruttrici convolte, anche su queste si dovrebbe indagare. Possibile che si deve aspettare la tragedia per intervenire? Così vanno le cose, le carceri sono piene di poveri cristi, non certo di chi si macchia delle morti degli stessi, oppure si appropria di ingenti risorse pubbliche; questi signori, per male che vada, si fanno gli arresti domiciliari nelle loro case di lusso, le vicende di morti sul lavoro insegna.
Come andrà a finire questa storia, difficile dirlo, la cosa normale sarebbe indagare, con tecnici non di parte la reale situazione strutturale di queste palazzine, trovare delle eventuali sistemazioni per gli inquilini e accertare le eventuali responsabilità. Staremo a vedere, sempre che non cali il silenzio stampa.

PIETRO DEMARCO

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