LA VITA DEGLI OPERAI NON VALE NIENTE?

 Redazione, La vita degli operai non vale niente? Sì, per i padroni non vale niente. Per le persone care, i congiunti più vicini della famiglia, la moglie o il marito, i genitori, i figli, i fratelli, la vita dell’operaio o dell’operaia che muore vale tantissimo, è la più importante al mondo. Così pure per gli amici di chi è morto. Ma per i padroni non vale niente! Come per le classi ricche dell’antichità, a Roma, ad Atene, in Egitto e altrove, la vita degli schiavi non valeva niente, così per i padroni moderni non vale nulla la vita dei […]
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 Redazione,

La vita degli operai non vale niente? Sì, per i padroni non vale niente.

Per le persone care, i congiunti più vicini della famiglia, la moglie o il marito, i genitori, i figli, i fratelli, la vita dell’operaio o dell’operaia che muore vale tantissimo, è la più importante al mondo. Così pure per gli amici di chi è morto.

Ma per i padroni non vale niente!

Come per le classi ricche dell’antichità, a Roma, ad Atene, in Egitto e altrove, la vita degli schiavi non valeva niente, così per i padroni moderni non vale nulla la vita dei loro schiavi salariati.

A Nardò (Le) qualche giorno fa è morto di infarto un bracciante sudanese che raccoglieva pomodori da industria sotto il sole cocente, a più di 40 gradi, per 2 euro all’ora. Ha lasciato moglie e due figli. Per il padrone che lo faceva lavorare in questi giorni di caldo soffocante non era importante che quel bracciante e altre decine come lui penassero nell’inferno bollente di un campo di pomodori. Era più importante che quei pomodori venissero raccolti quanto prima per evitare che il sole li scottasse e diventassero inutilizzabili e quindi invendibili.

A Modugno (Ba) sei operai sono morti e una decina sono rimasti feriti per lo scoppio della fabbrica dei fuochi di artificio dove lavoravano per un magro salario. Tre erano italiani, due indiani, uno albanese. Anche essi hanno lasciato moglie e figli, anche di pochi mesi. Per i padroni della fabbrica non era importante spendere un po’ di soldi per garantire agli operai la massima sicurezza durante la produzione e il trasporto dei fuochi di artificio. Era più importante che facessero presto, per consegnare quanto prima i fuochi per la prossima festa paesana, perché nelle fabbriche bisogna sempre fare in fretta, correre, veloci, veloci, altrimenti il padrone non fa abbastanza profitto!

Ora il sindaco di Nardò, Marcello Risi, dice che la morte di Mohamed fa sorgere il sospetto che il caporalato non sia stato debellato dalle indagini e dalle operazioni di polizia e che si stia riorganizzando assumendo nuove forme. Povera anima pia! Sa bene – è il sindaco o non è il sindaco? – che il ghetto di Boncuri (una masseria abbandonata dove decine di braccianti africani da anni trovano riparo in condizioni inenarrabili, che definire mostruose e incivili è dire niente!) è il punto di approdo di chi viene portato dai caporali a Nardò per raccogliere angurie e pomodori!

Il sindaco di Modugno Nicola Magrone e il sindaco di Bari Michele Emiliano hanno espresso un “dolore fortissimo, quello di dover accettare che persone straordinarie, che hanno donato negli anni tanta bellezza e tanta felicità a chi ha potuto ammirare la loro opera oggi hanno perso la vita vittime del loro pericoloso lavoro”. Il compianto è per i titolari dell’impresa Bruscella, nota in tutta la Puglia e nel Sud, uno dei quali è in fin di vita. Ovviamente nessun accenno all’assenza del rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro.

I morti di Nardò e Modugno sono gli ultimi esempi di operai morti in nome del profitto. Ma non saranno gli ultimi. Altri cadranno – il capitalismo si nutre di vite umane – finché gli operai riusciranno a organizzarsi con le proprie forze per difendere la propria vita e spazzare via questo sistema sociale assassino.

SALUTI OPERAI DALLA PUGLIA

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