Perfino il fabbisogno di container resta largamente inevaso: i dati del report riferiti solo a Marche e Umbria indicano che su 1.687 persone che ne hanno fatto richiesta soltanto 603 lo hanno ottenuto, il 35%. A Norcia, in particolare, il fabbisogno al 13 febbraio è stimato in 466 posti ma la popolazione può contare su 137. Insomma, a sei mesi il quadro di sintesi dell’assistenza post-sisma dal 24 agosto in poi conferma che parlare di ricostruzione oggi è un azzardo, se non proprio un insulto verso i tanti che non sanno neppure dove dormiranno domani, come succede agli attendati al comune di Montefortino, cui la Lombardia ha inviato 16 tende pneumatiche. Oppure ai terremotati ospitati al campo a Savelli di Norcia, dove si dispensano in mensa un centinaio di pasti.
“Non riusciamo ad andare avanti su macerie, stalle, casette” ha lamentato Errani additando i limiti del decreto 189 con cui il governo di Matteo Renzi ha normato la ricostruzione assegnando poteri straordinari al commissario. In teoria, perché quel decreto che indicava nelle ordinanze lo strumento eccezionale a disposizione finisce per planare su meno cogenti “provvedimenti” che finiscono per incagliarsi e affastellarsi nei meccanismi della burocrazia, con evitabili ritardi. Un esempio è quello che entra in vigore la prossima settimana che definisce il criterio di “danno lieve” alle abitazioni. Già, come stiamo rispetto alla conta dei danni e degli interventi da pianificare per mancanza di agibilità?
Dalla relazione della Dicomat risulta che il censimento dei danni nelle quattro regioni colpite è ancora in pieno corso, con il 21% dei rilievi di danno e agibilità non ancora attribuito, il 57% dichiarato non agibile, il 40% non utilizzabile. Sono da valutare ancora 13.304 edifici. All’appello, tra gli altri, mancano ancora 5 scuole, 20 edifici pubblici, 827 abitazioni private. Al 9 febbraio risultano 52 interventi di messa in sicurezza su immobili prioritari da parte dei Vigili del fuoco e quelli conclusi sono 14, 15 sono ancora in corso, 21 sono ancora da avviare. Laggiù restano 4mila uomini tra vigili del fuoco, forze armate, volontari e Croce Rossa. Segno evidente che l’emergenza continua, la ricostruzione aspetta.
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