LA GRANDE DISTRIBUZIONE SCOSSA DAGLI SCIOPERI

Nei grandi spazi dei supermercati e centri commerciali luminosi, nel “formicaio” del lavoro precario e del sub appalto nel quale si dirama lo sfruttamento degli operai si sciopera con sempre maggiore convinzione. Non ci stanno più a lavorare per salari miserabili e turni di lavoro insostenibili.

Nei grandi spazi dei supermercati e centri commerciali luminosi, nel “formicaio” del lavoro precario e del sub appalto nel quale si dirama lo sfruttamento degli operai si sciopera con sempre maggiore convinzione. Non ci stanno più a lavorare per salari miserabili e turni di lavoro insostenibili.

Caro Operai Contro, “Lo stipendio è sotto gli 800 euro al mese per 20 ore a settimana. Io e tanti colleghi saremmo disposti a lavorare 30 ore per guadagnare di più ma l’azienda rifiuta”.
Questa la testimonianza di un banconista di un discount Lidl. “L’occupazione è aumentata” – dice la Meloni – ma queste sono le condizioni se vuoi lavorare, e a simili condizioni non si campa.
Alla fine anche il ricatto del salario da fame è saltato, e lo sciopero è pienamente riuscito anche alla Lidl e in tutta la catena, superando incertezze e difficoltà che anche gli altri operai e lavoratori della logistica e della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) trovavano ai primi tentativi di ribellarsi attraverso lo sciopero.
Ora sono in crescita e riescono pienamente.
“All’ultimo sciopero di un intera giornata, 80 supermercati della Lidl su 700 sono stati costretti a rimanere chiusi; buona parte degli altri ha aperto solo perché i direttori e i manager si sono messi alla cassa”, dichiara il sindacato Filcams-Cgil.
Il dato interessante è che la pressione degli scioperi ha prodotto l’apertura di importanti vertenze integrative, ma anche questioni di valenza in tutti i supermercati di questo o quel Gruppo della GDO. Proprio in alcuni grandi marchi: Esselunga 29mila dipendenti; Lidl Italia 23mila dipendenti; Coin 1.400 dipendenti; Carrefour Italia 18mila dipendenti, compresi 8mila dei punti vendita in franchising.
Sotto le luci e gli ampi spazi di supermercati e centri commerciali, (ridimensionati nei nuovi impianti) lo sfruttamento operaio si dirama nei “formicai” del lavoro precario e dei subappalti della GDO, fino alle catene di abbigliamento e articoli per la casa.
Da un’inchiesta della procura di Milano, sono emersi una serie di tasselli che costituiscono un insieme, a riconferma che determinate situazioni non sono più liquidabili come “fatti estremi”, “episodi isolati”, “casi limiti”, marginalità di un “mondo del lavoro”, che il servilismo dei media per non infastidire i padroni, continua a descrivere tutto sommato come una normalità.
Se questa è la “regola” allora bisogna dire che è la regola stessa ad aver perso la propria identità. Salari da fame, orari cambiati all’ultimo momento, carichi di lavoro da sbrogliare a tempi record, turni di lavoro ballerini, tempistiche “impiccate”, dettate o in rincorsa alle frenesie dei subappalti; lavorare domenica e festivi. Impossibile pensare di organizzare il tempo libero della tua vita privata.
Tutto questo dalla logistica con i suoi autisti, facchini, factotum; alla GDO con magazzinieri, banconisti, cassiere/i. Oltre le situazioni dove i ruoli si intersecano e/o si sovrappongono.
La procura di Milano ha accusato Carrefour ed Esselunga di caporalato e reati fiscali, in un indagine che non tocca solo la GDO ma anche i corrieri, colossi della logistica quali, Amazon Italia Transport, Dhl, Gls, Brt.
“Finora la procura è riuscita a far assumere 14mila persone, far aumentare il salario a 70mila dipendenti e recuperare 500 milioni di euro nelle casse dell’erario”. Così puntualizza M. Beretta delegato GDO di Filcams. “L’inchiesta è stata fondamentale” – conclude -“ma ancora non basta”.
Certo, la procura continui a fare la sua parte. Ciò non sposta di un millimetro, le responsabilità e il ruolo degli operai, nel contrasto dello sfruttamento quotidiano, e nell’affinare i contenuti del prossimo sciopero, insieme alle modalità per la sua piena riuscita.
Saluti Oxervator.

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