Sicilia, la protesta degli operai contro il ridimensionamento Eni: barricate al petrolchimico di Gela

Barricate al petrolchimico di Gela: gli operai diretti e dell’indotto presidiano dall’alba le vie d’accesso alla fabbrica contro “l’annunciato ridimensionamento produttivo dello stabilimento”. Sabato scorso c’era già stato un sit-in di protesta. Gli operai si oppongono al ventilato disimpegno dell’Eni, le cui scelte, con il congelamento degli investimenti pari a 700 milioni di euro, fermano di fatto il processo di riqualificazione e di rilancio e mirano a ridurre la raffineria a un deposito costiero di idrocarburi.   Il transito di persone e merci è bloccato. Consentito il passaggio solo al personale turnista addetto agli impianti, fermi dal 15 marzo, […]
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Barricate al petrolchimico di Gela: gli operai diretti e dell’indotto presidiano dall’alba le vie d’accesso alla fabbrica contro “l’annunciato ridimensionamento produttivo dello stabilimento”. Sabato scorso c’era già stato un sit-in di protesta. Gli operai si oppongono al ventilato disimpegno dell’Eni, le cui scelte, con il congelamento degli investimenti pari a 700 milioni di euro, fermano di fatto il processo di riqualificazione e di rilancio e mirano a ridurre la raffineria a un deposito costiero di idrocarburi.

 

Il transito di persone e merci è bloccato. Consentito il passaggio solo al personale turnista addetto agli impianti, fermi dal 15 marzo, dopo l’incendio divampato nell’area dell’isola 7 nord, però mantenuti a caldo per motivi di sicurezza.

 

La direzione aziendale ha comunicato alle organizzazioni sindacali che al momento non intende riavviarli perché il mercato dei carburanti è già saturo da sovrapproduzione. Il petrolio dei giacimenti di Gela viene trasferito in altri stabilimenti e gli operai in lotta hanno deciso di presidiare anche il centro oli di raccolta del greggio in contrada Piana del Signore nonché la vicina stazione di confezionamento del gas.

 

Acanto agli operai in lotta il solito stuolo di vigliacchi. I sindacati alzano la voce per non perdere il controllo della piazza, come è accaduto alla Fiat di termini Imerese: invocano il blocco degli straordinari e chiamano la protesta a oltranza “per spingere i vertici Eni a tornare sui propri passi e confermare l’investimento da 700 milioni di euro e gli impegni assunti con il protocollo del 2013 sul futuro della raffineria di Gela”, come afferma il segretario provinciale dell’Ugl Chimici Caltanissetta, Andrea Alario. “Non è ammissibile – aggiunge il sindacalista – lasciare senza certezze centinaia di lavoratori, diretti e dell’indotto, imponendo un piano drastico di tagli e riconversioni che rappresenta senza ombra di dubbio un colpo mortale per l’economia già dissestata del nostro territorio”. Non è ammissibile? Alario fa finta di cadere dal pero, i padroni non chiedono né a lui né ad altri il permesso di chiudere. Solo la lotta convinta e organizzata degli operai li può costringere a desistere.

Il sindaco di Gela, Angelo Fasulo, ha chiesto al prefetto di convocare un tavolo di confronto urgente tra le parti. Il solito tavolo inconcludente che fa perdere tempo e smorza la tensione!

Il parroco della chiesa di Santa Lucia, don Luigi Petralia, assistente spirituale del presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ha lanciato un appello allo stesso governatore tramite una lettera aperta in cui chiede di “bloccare questa follia della deindustrializzazione, che sarebbe il colpo di grazia non solo per Gela, ma per tutto il Meridione”. Ahimè, un appello al sinistro servo sciocco dei padroni!

tratto da uno scritto 

Operai di Gela, andate dritti per la vostra strada di lotta. I padroni, i sindacalisti, il sindaco, il prete, tutti hanno il pane sicuro e se lo guadagnano condendo di chiacchiere e sabotando la vostra protesta. A voi e ai vostri figli il pane lo può garantire solo la lotta sulle barricate.

 

SALUTI OPERAI DALLA SICILIA

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