E SE INVECE DI ESSERE URLA NEL VUOTO FOSSERO LAMPI CHE ANNUNCIANO LA TEMPESTA?

Il giornale on line Basilicata 24 riporta notizie e commenti operai sulla condizione di lavoro e non lavoro in Stellantis, sui licenziamenti nell’indotto. La critica, e questa è la novità carica di significati, passa dai manager industriali ai capi compromessi del sindacato. Non resta che un nuovo passo: un’organizzazione indipendente degli operai per uscire assieme da questo pantano di menzogne e compromessi a perdere.

Il giornale on line Basilicata 24 riporta notizie e commenti operai sulla condizione di lavoro e non lavoro in Stellantis, sui licenziamenti nell’indotto. La critica, e questa è la novità carica di significati, passa dai manager industriali ai capi compromessi del sindacato. Non resta che un nuovo passo: un’organizzazione indipendente degli operai per uscire assieme da questo pantano di menzogne e compromessi a perdere.

“Siamo stati in presidio davanti alla fabbrica per tanti giorni, poi davanti alla Regione, e a Confindustria, a Potenza, persino a Roma, a incontrare il ministro Urso, poi arriva il momento in cui capisci che il tuo urlo si è perso nel vuoto”. Questo, ci dice con profonda rassegnazione, uno dei 110 lavoratori Fdm-Las. Parliamo dell’Indotto che un tempo si occupava di Magazzino e Distribuzione per conto di Stellantis, a San Nicola di Melfi. La storia di questi lavoratori viene troncata, in modo traumatico, nel gennaio 2024, quando, attraverso una e-mail, Stellantis comunica alla loro azienda, e quest’ultima agli operai, che non serviva più la loro prestazione, che non sarebbero più rientrati in fabbrica. Cessazione attività. Sono passati ormai 20 mesi, un’eternità.
DICEMBRE 2023: “NON VI PREOCCUPATE”.
“E pensare che solo a dicembre 2023 i sindacati prima di una lunga assemblea, ci dissero che non ci sarebbero stati problemi, che dal mese successivo sarebbero aumentati i volumi lavorativi, visto che lavoravamo in Cassa integrazione a rotazione, pochi giorni al mese”, ricorda oggi uno di quei lavoratori. Invece le cose sono andate in un modo del tutto diverso. Da gennaio 2024 lo spettro del licenziamento, la partenza della Cassa a zero ore per cessata attività. E tra un incontro sindacale, una protesta davanti alla Regione Basilicata, una sortita sotto Confindustria, e una traversata sotto il Ministero competente a Roma, alla presenza del ministro Urso, il tempo è passato in fretta, senza sciogliere i nodi.
“EMARGINATI E SENZA LAVORO”.
La sintesi sta tutta qui. “Da gennaio 2024 ad oggi neanche più un giorno di lavoro, e molti di noi non sono più rientrati neanche per prendere i propri effetti personali custoditi negli armadietti dell’azienda”. Davanti a queste parole si può solo ascoltare. “Immaginate come si può vivere così, con neanche 1000 euro al mese e con la cassa integrazione che scade a febbraio prossimo”, rivendica l’operaio. E aggiunge, tutto d’un fiato: “Capisco chi sta in Stellantis e si lamenta perché lavora per pochi giorni al mese, figuriamoci come ci sente con tutti e due piedi già fuori, senza alcuna prospettiva, con mutui, spese e famiglie. Molti di noi hanno mollato anche sul piano mentale, la fiducia nel futuro è del tutto svuotata”
“CI RESTANO I CORSI DI FORMAZIONE, POI NULLA”
Ed eccoci al presente, se così si può definire. I lavoratori in questione, più altri 300, sempre dell’Indotto Stellantis, a breve dovrebbero iniziare un percorso. “Corsi di riqualificazione e reinserimento”. Alcuni di 600, altri di 300 ore. La maggior parte dei quali (corsi) vanno dal saldatore all’elettricista, passando per il softwarista (tecnico informatico). “Ma a cosa serve davvero fare questi corsi, siamo in tanti e quanti di noi riusciranno davvero a trovare un lavoro dopo, chi ci prende qui?”. Rassegnazione, disillusione, rammarico. Proprio mentre riparte Stellantis, a Melfi, dopo la pausa estiva, c’è chi è stato già tagliato fuori dal processo produttivo. “C’è stato un momento, in cui, grazie anche ai sindacati, abbiamo pensato di poter essere reinseriti nella produzione Stellantis, ma era solo un’illusione, una chimera”.
“URLA NEL VUOTO”
E così oggi, di quella platea di lavoratori (senza più lavoro) dell’Indotto, restano macerie. Un futuro da ricostruire, forse anche lontano da qui. “Quando arrivi a 50 anni sei giovane per lasciare il lavoro e troppo vecchio per cercarne uno nuovo”, confessa la nostra fonte. “Ho provato a mandare curriculum, sono andato all’Ufficio del lavoro, ma non risultiamo neanche disoccupati, quindi diventa impossibile anche accedere a nuove opportunità”. Piove sul bagnato, in sintesi. E la voce profonda, dall’Indotto, si lascia andare ad un ultimo acuto. “Ad un certo punto ti senti abbattuto, specie se vivi in Basilicata con l’assenza di lavoro che c’è. Eppure sembra che a nessuno importi. È un po’ come quando urli nel vuoto, in un bosco, di notte, e nessuno ti può sentire”. Chiaro il messaggio, rivolto a istituzioni e sindacati, non immuni da responsabilità. “Ciascuno dice di essersi impegnato, di aver fatto qualcosa per noi. Ma poi, alla fine i fatti della pignata li conosce solo la cucchiaia che ci va dentro”. Questa l’amara sintesi che ci affida il lavoratore. E c’è ben poco da aggiungere.

di Eugenio Bonanata

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