La Legge cosiddetta Sicurezza che si abbatte sulle lotte operaie e quelle sociali è lo sfondo di un impianto autoritario e repressivo e agisce anche senza che “tecnicamente” sia applicata nello specifico.
All’articolo 10, con la foglia di fico di un titolo bugiardo che cerca di fare credere che si applichi alla repressione di occupazioni di immobili abitati da un’altra persona in possesso di un titolo legittimo (proprietario utente, inquilino privato o assegnatario di una casa popolare), in realtà nel testo estende il campo di applicazione al suo vero obiettivo: chiunque occupi un qualsiasi immobile (anche abbandonato e in disuso o anche non destinato ad uso residenziale) o addirittura lo detenga senza titolo legittimo (potenzialmente, estende di il campo di applicazione anche a chi, pur entrato regolarmente, per esempio con un contratto di affitto, ha subito uno sfratto).
Nulla, invece, agli amministratori pubblici che hanno mandato alla malora circa 90 mila case popolari (oggi non assegnabili perché inagibili) o nessuna sanzione per chi lascia circa 650 mila famiglie senza casa popolare malgrado un diritto accertato da parte dei comuni che hanno le domande che si ammuffiscono nel cassetto (a cui andrebbero aggiunte altre circa 300 mila, che non riescono a sostenere il mutuo, a cui la cui la casa la sottraggono le banche).
UN ESEMPIO CONCRETO
Siamo ad Anzio, una piccola cittadina del litorale laziale (60 mila abitanti a un’ora di treno da Roma) che vive una pressione abitativa indotta dall’espulsione della residenza da Roma Capitale e su cui, quindi, gli appetiti non mancano.
C’è una storia complessa rispetto a un immobile occupato dal 2002 (23 anni!). Ci sono dentro quasi 30 famiglie, tutte in condizioni di estrema marginalità sociale: operai e operaie dei mille mestieri di lavoro occasionali, persone sole, specialmente anziani, nuclei di nazionalità italiana e stranieri, tutti con la residenza nello stabile, tutti censiti dall’Unione Inquilini che ha consegnato le istanze per la richiesta dell’alloggio popolare, essendo stato accertato il diritto di ciascuno nucleo per ottenerla. Organizzati, per la prima volta, le famiglie provano ad uscire dal silenzio e tentano la strade della mobilitazione: escono allo scoperto, fanno alcune presidi di fronte al comune, organizzano una festa popolare sotto il loro stabile, puliscono dalle immondizie il terreno intorno, lasciato come una discarica a cielo aperto dall’incuria di Amministrazioni che hanno permesso un degrado ambientale spaventoso.
Dai racconti emerge una situazione quantomeno contraddittoria: uno stabile diviso tra due proprietari immobiliari, una causa pregressa per occupazione, conclusasi con l’assoluzione perché la proprietà non si presentò al dibattimento.
Però la situazione è nuovamente cambiata, siamo alle soglie del Giubileo, viene ripresentata la denuncia di occupazione e stavolta, siamo ormai alle fasi finali del dibattito parlamentare sul DDL Sicurezza, trasformato dal governo in Decreto Legge (illegittimamente, mancando le caratteristiche della necessità e urgenza, essendo incardinato un dibattito parlamentare da circa due anni).
Stavolta accadono due fatti, che i legali definiscono “insoliti”, ovvero che il PM emette una ordinanza di sequestro preventivo dell’immobile e fa eseguire la notifica di tale ordinanza contemporaneamente all’esecuzione dello sgombero.
Così non si permette di poter ricorrere al giudice del riesame preventivamente allo sgombero. Una procedura, quindi, eccezionale che si motiva, dicono sempre i legali, solo in presenza di prove o indizi sostanziali finalizzati alla prevenzione di reati gravissimi. Il senso è: io notifico ed eseguo contemporaneamente lo sgombero perché così si previene la realizzazione di reati più gravi: per esempio, non si dà il tempo di nascondere crimini o spostare armi, droga o quant’altro.
Qui, non c’è niente di questo: solo povertà e disperazione.
In questo modo, si entra in una specie di “comma 22”. Se fai il ricorso al giudice del riesame, questi lo riterrebbe inammissibile in quanto al ricorrente manca il titolo per ricorrere, in quanto è occupante.
L’obiettivo della cosiddetta: “Legge Sicurezza” è ugualmente raggiunto: l’occupante viene sgomberato senza che sia emessa una sentenza che lo giudichi come tale. Si inverte l’onere della prova: non è che si deve provare che sei un occupante abusivo per poterti cacciare. Intanto, io ti caccio, poi sei tu che devi eventualmente dimostrare che non lo eri.
UNA PICCOLA STORIA IGNOBILE
Effettivamente, in caso di dibattimento, le cose da chiarire sarebbero state tante.
Lo stato di necessità è una condizione legittima, prevista anche dal codice penale.
Lo stabile era vuoto, la proprietà quantomeno ha avuto un comportamento contraddittorio: una sempre silente, l’altra attiva ad intermittenza e in modo comunque lacunoso (una causa pregressa per occupazione, l’unica arrivata a giudizio, si è conclusa con l’assoluzione delle famiglie). Il Comune di Anzio, si è scoperto, per tutti questi anni ha pagato la luce per lo stabile (a quale titolo?). Si è scoperto che il medesimo costruttore aveva realizzato tre palazzi identici, due venduti al comune di Roma (?) e uno (quello in questione), che si dice, forse dovesse essere dato a quello di Anzio (forse per questo, il comune pagava la luce?). Tutte domande, spazzate vie: conclusa l’operazione di sgombero, le famiglie non possono rientrare e comunque non possiedono le risorse per avviare e portare a termine eventuali cause.
Ultima beffa. Dopo lo sgombero, le famiglie sono sta portate in un centro di accoglienza a Castel Volturno (un po’ come con i rifiuti che si smaltiscono fuori regione) e dopo un mese (il 31 luglio), riportate a Anzio e lasciate a dormire in strada (tranne una persona) in quanto dichiarate non aventi diritto all’assistenza.
Alla richiesta di avere le informazioni relative ai criteri adottati e alle motivazioni degli atti prodotti, la risposta è stata: non abbiamo nulla da spiegare, se volete, procedete con l’accesso agli atti.
Dimenticavamo di dire che questa è la “nuova” amministrazione “progressista” della città.
A pagare solo famiglie, i colpevoli sono solo i poveri ai quali il messaggio è chiaro: per sopravvivere devi essere un fantasma, cioè devi tornare nell’invisibilità. Se poco poco, emergi e chiedi un diritto che ti spetta, allora la legge si fa inflessibile e ti condanna, senza neanche il bisogno di emettere una sentenza.
Tutti gli altri protagonisti di questa vicenda ignobile?
La proprietà è sacra (non la vita delle persone) e va sempre e comunque garantita. Gli amministratori che c’entrano? È una questione tra privati (come se fossero privati con armi pari). E, allora, perché ha sempre pagato la luce?
La polizia posta un incredibile video (che preconizza i vergognosi manifesti della Lega): con una “brillante” operazione di polizia, contro “poveri cristi” con la testa china e la speranza di vita spezzata, che ricorda la scena di Soldato Blu, con i militari Yankees che scortano le famiglie indiane, scampate al massacro del Villaggio.
La città, con qualche eccezione, sembra indifferente e voltare la testa da un’altra parte: è solo una piccola storia di marginalità sociale che non ci riguarda.
Nessuno ricorda la poesia profetica di Brecht: “Alla fine, vennero a prendere me ma non c’era rimasto nessuno a protestare”.
Walter De Cesaris
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