LA LUNGHEZZA DEI PANTALONI

Il mondo dei leccapiedi dell’imperialismo mondiale è stato a guardare a bocca aperta l’incontro Putin-Trump in Alaska di Ferragosto.

Il mondo dei leccapiedi dell’imperialismo mondiale è stato a guardare a bocca aperta l’incontro Putin-Trump in Alaska di Ferragosto.
Ha vissuto come normale il fatto che i due capi delle potenze imperialiste si incontrassero per stabilire come dividersi l’Ucraina e come riprendere a fare affari fra loro senza l’intoppo di una guerra.
Normale il fatto che l’Ucraina non fosse presente all’incontro, quelli che hanno subito l’aggressione e che fino ad oggi hanno resistito non si sono nemmeno conquistato il diritto di partecipare.
Normale che i capi delle borghesie europee stessero a casa loro guardando dal buco della serratura ciò che i due capi banda stavano progettando per la fine del conflitto
Normale che le televisioni di mezzo mondo si occupassero della lunghezza dei pantaloni dei passeggiatori sul tappeto rosso, un po’ più corti quelli del goffo Trump.
Quello che si sono detti in tre ore di salamelecchi è semplice da riassumere. Putin vuole il riconoscimento formale da parte di Kiev che le quattro regioni in parte conquistate diventino parte integrante della Russia, a Trump il compito con le buone o le cattive di costringere Zelensky alla resa. In cambio la riapertura dei rapporti economici con Mosca e mettere in difficoltà la Cina mentre sullo scenario internazionale lui deve spacciarsi come l’uomo della pace. L’operazione richiede un altro round, lunedì prossimo nello studio ovale deve prendere prigioniero Zelenski e ricattarlo in ogni maniera perché accetti le condizioni dello Zar.
La normalità del capitalismo imperialista è tutta qui.

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