Il governo nasconde le crisi industriali con migliaia di licenziamenti, propone, ritira, ripropone sotto banco, colpi alla condizione operaia. Dalla pugnalata al recupero dei salari rubati, alla limitazione degli scioperi, all’allungamento dell’età pensionabile …
Caro Operai Contro, il governo parla con inattendibili dati delle moltitudini situazioni aziendali in crisi o in difficoltà. Forse pensa di mistificarne la reale portata, insieme alla sua inconcludenza nel gestirle. A cominciare dagli operai lasciati in strada dalla chiusura delle fabbriche, fino alla mancata copertura del salario pieno, dove la cassa integrazione lo decurta. Ma nessuna sceneggiata di Meloni&C. può sminuire la pesantezza della condizione operaia.
Com’è possibile che sempre nuove aziende procedano a singhiozzo, altre dichiarino crisi o chiudano, e nello stesso tempo calino i tavoli aperti al Ministero? Meno di 70, praticamente dimezzati! Può essere credibile tutto questo, con la produzione industriale in calo da 3 anni e il terzo trimestre del 2025 con le ore autorizzate di cassa integrazione aumentate del 9,2% rispetto lo stesso trimestre del 2024?
Dalla ex Ilva a Stellantis e i loro indotti, alle molte aziende che si ridimensionano o chiudono, sono decine di migliaia gli operai con il posto di lavoro e il salario in bilico.
Come se non bastasse questa situazione sembrerebbe essere solo una parte del problema, a sentire come la riassume De Palma, segretario Fiom-Cgil: “Il problema ancor più dei tavoli di crisi aperti, sono quelli che si apriranno”.
Nonostante il sindacato sia impantanato tra “tavoli” e accordi con “piani di rilancio” dalle soluzioni indefinite e perdite occupazionali, in alcune realtà la determinazione degli operai resiste con esemplari presidi sui cancelli delle fabbriche.
Il 2026 trova una serie di misure antioperaie. Alcune di queste sono state “stoppate” dagli scioperi contro il governo Meloni e dalla marea antagonista pro Palestina, che nelle scorse settimane straboccando nelle piazze e nelle strade delle città, ha impressionato il governo, aumentando le contraddizioni nei e fra i partiti che lo compongono. Contraddizioni che i governanti “risolvono” scaricandole sui “soliti noti”. Come hanno fatto con il taglio al fondo previdenziale degli operai precoci e dei lavori usuranti, che peggiorerà l’accesso a queste pensioni.
La pugnalata al recupero dei salari peggio pagati è stata sospesa. Una norma che vorrebbe esentare le aziende dal pagare quote arretrate, anche di anni, di salari e relativi contributi, a integrazione di retribuzioni giudicate non adeguate da una sentenza. Pur essendo saltata, questa norma lascia intendere tutta la “comprensione” del governo verso quell’imprenditoria che paga bassissimi salari, applica contratti pirata, ricorre a rapporti di lavoro sottopagati, lavoro nero e irregolare.
L’attacco al diritto di sciopero è “scivolato”. Al ritiro di quell’emendamento, M. Gelmetti senatore di FDI ha detto: “presenteremo un disegno di legge più articolato”. Rimane quindi il progetto di FDI, di colpire lo sciopero, pretendendo che i dipendenti del trasporto pubblico, dichiarino in anticipo la propria intenzione di scioperare: “in forma scritta, irrevocabile, almeno 7 giorni prima”. Si creerebbero in tal modo, liste di proscrizioni di scioperanti, sui quali poter fare pressione, con ricatti e intimidazioni, da parte di quanti, come il governo Meloni, mal sopportano gli scioperi.
Alle misure antioperaie del governo (altre in arrivo con il varo della legge di bilancio) si sommano in molte realtà, drastici piani di chiusure o ridimensionamenti, con licenziamenti comunque mascherati. Condizioni che esigono piena vigilanza collettiva nei posti di lavoro. Pronti alla lotta, sull’esempio di scioperi e presidi che in costante continuità, stanno indicando la strada.
Saluti Oxervator.