SANTA GIORGIA PROTETTRICE DEI SALARI

Per quanto la Meloni faccia, con i dati ISTAT, il gioco delle tre carte, il miracolo dei salari in ripresa non funziona.  In quattro anni 2021-25 meno l’8,8% lo registra ancora l’istituto di statistica per non parlare di quando si fa la spesa. I miracoli a confronto con la realtà si rivelano sempre una truffa.

Per quanto la Meloni faccia, con i dati ISTAT, il gioco delle tre carte, il miracolo dei salari in ripresa non funziona. In quattro anni 2021-25 meno l’8,8% lo registra ancora l’istituto di statistica per non parlare di quando si fa la spesa. I miracoli a confronto con la realtà si rivelano sempre una truffa.

Caro Operai Contro, nel giorno che l’Istat conferma i salari reali a settembre 2025, inferiori all’8,8% rispetto ai livelli registrati a gennaio 2021, la sera stessa la Meloni, al telegiornale di Mentana, dice che però i dati dell’Istat sono al lordo, mentre i salari al netto hanno beneficiato di misure come il taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle aliquote, lasciando intendere chissà quali rialzo avrebbero avuto i salari reali al netto.

I dati dell’Inps parlano chiaro.
Nel 2024 gli operai in Italia erano 9.850.462 con un salario medio annuo di 18.227.000 euro, 231 giornate lavorative retribuite. Diviso 13 corrispondono a 1.402.076 euro lordi, per un salario medio netto poco più di 1000 (mille) euro per mensilità.
L’ elemosina che è arrivata con il rinnovo del contratto non ha cambiato il divario tra salario nominale e potere d’acquisto (-8,8%). Nel 2026, i famosi sgravi fiscali e contributivi vantati dalla Meloni ospite di Mentana, nella legge di bilancio ancora in definizione, non prevedono un euro in più nelle buste paga degli operai.
Si aggiungono 649.396 apprendisti, salario medio annuo 14.610.000 euro, con 229 giornate lavorative annue. Corrispondono a 1.123.846 euro lordi, per un salario che al netto si aggira sugli 800 euro per ogni mensilità.
Da uno studio della Fondazione Di Vittorio, risulta che nel 2021, una busta paga di 26.600 euro lordi annui, con gli aumenti contrattuali avrebbe dovuto arrivare nel 2024, solo per coprire l’inflazione, a 31.206 euro lordi. Ma essendosi fermata a 28.919 euro, la perdita netta è di 5.053 euro, pur tenendo conto dei “miracolosi” sgravi della Meloni e quelli del precedente governo Draghi.
Il Report dell’Istat segnala anche che negli ultimi 20anni, oltre i bassi salari, i contratti a tempo pieno e indeterminato, sono scesi dal 78,3% al 71,78%, estromessi dalla crescita dei contratti usa e getta e del part time spesso involontario.
Quando il governo con la Meloni in testa sbandiera l’aumento degli occupati – “Sono dati che confermano la fiducia che arriva dal mondo del lavoro e dalle nostre imprese” -, non fa altro che esaltare quanto sia ben radicata la povertà tra gli operai, da costringerli – sotto il ricatto del bisogno – a lavorare per salari da fame e ad alto rischio di “infortunio”, con l’aumento delle morti sul lavoro a testimoniare l’inadeguatezza delle misure antinfortunistiche.
Tra le imprese che “confermano la fiducia al governo”, come dice la Meloni, ci sono sicuramente quelle che sperano di essere gratificate da altri condoni e sanatorie, assunzioni “spericolate” e precarie con i subappalti e il ventilato prolungamento fino a 5 anni dei contratti interinali.
Forse queste condizioni hanno favorito un altro cambiamento rilevato dall’Istat, ma che il governo Meloni nasconde in funzione della sua propaganda. Si tratta del lavoro irregolare che in Italia, dopo un calo di 7 anni di fila, è cominciato a risalire nel 2023; (dopo 3 mesi dell’insediamento del governo Meloni). L’aumento dell’occupazione nel 2023 si deve per oltre il 23% al lavoro nero. Sono almeno 150mila gli occupati in nero, tra i 650mila nuovi occupati che hanno portato a 17.731.002 i lavoratori dipendenti, arrivando a 24.208.000 con gli autonomi. Con un calo nell’ultimo trimestre di 71mila disoccupati, in gran parte azzerato dall’aumento di 61mila “inattivi”.
L’esultanza del governo per il record degli occupati, a salari bassi e maggior precarietà, poggia essenzialmente sugli ultra cinquantenni imprigionati al lavoro dall’innalzamento dell’età pensionabile. Non è un caso che tra i nuovi occupati non ci siano giovani tra 25 e i 34 anni.
Saluti Oxervator.

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