IL SALARIO ORFANO DI PADRI E PADRINI

Parlare di bassi salari è diventata una moda. I padroni, i veri responsabili, rimangono nell’ombra. Nei contratti offrono solo briciole che sindacalisti venduti sono pronti a sottoscrivere. Il governo fa finta di aumentarli ma si tratta di una vergognosa elemosina. La parvenza di una lotta per il salario è spezzettata in tante iniziative dove ognuno sventola la propria bandierina.

Parlare di bassi salari è diventata una moda. I padroni, i veri responsabili, rimangono nell’ombra. Nei contratti offrono solo briciole che sindacalisti venduti sono pronti a sottoscrivere. Il governo fa finta di aumentarli ma si tratta di una vergognosa elemosina. La parvenza di una lotta per il salario è spezzettata in tante iniziative dove ognuno sventola la propria bandierina.

Caro Operai Contro, non un sindacato, non un partito di sinistra, né del “campo largo” quale il M5S, ma un giornalista, sul Corriere della sera dell’ 8 novembre, è arrivato a proporre la reintroduzione della “Scala mobile”.
Certo la sua motivazione non è tanto e solo il recupero e la difesa del potere d’acquisto dei salari, quanto la preoccupazione delle conseguenze a cascata, che cadrebbero sull’intera economia, con il protrarsi di un crescente e generalizzato calo dei consumi reali.
I partiti del campo largo denunciano ogni giorno la scandalosa condizione dei salari in Italia. Ma di un meccanismo tipo la Scala mobile non ne hanno mai parlato, forse non rientra nel loro armamentario propagandistico alla caccia di voti?
Al massimo si sono spinti alla richiesta del “salario minimo legale” (che comunque è altra cosa), senza però supportarla con convincenti mobilitazioni, dopo la bocciatura del governo Meloni passato dalla farsa a spese dei contribuenti, del redivivo Brunetta e del resuscitato Cnl.
Il 12 novembre l’Istat ha riconfermato la distanza tra salari e prezzi che operai e assimilati subiscono sulla propria pelle ogni volta che, facendo la spesa, devono ridimensionare l’acquisto di cibo e bevande.
Nei 4 anni da ottobre 2021 a ottobre 2025, il carrello della spesa è aumentato del 25% (24,9%). 8 punti in più rispetto all’indice generale dei prezzi al consumo (l’inflazione) arrivato a più 17,3%. Trainato da un più 76% dei prezzi energetici che in Italia – grazie al governo Meloni – sono quasi il doppio della media al 38,7% del resto d’Europa.
Nello stesso periodo in Italia l’insufficiente adeguamento dei salari reali ha fatto perdere non meno del’8% (con punte più alte) il loro potere d’acquisto. Comunque un dato empirico, perché il rincaro degli alimentari del 25%, pesa molto di più sui salari, che sui redditi alti. Un salasso che va ad aggiungersi all’impennata della cassa integrazione, salita nei primi nove mesi del 2025 del 18,5% rispetto l’anno prima. 429,3 milioni di ore di cui il 90% nella sola industria.
Alcuni esempi del rincaro degli alimentari. Più 26% gli alimentari freschi, quelli lavorati più 24,3%, con una forbice che va dal 32,7% dei prodotti vegetali al 20% del pesce, passando per il 28,1% di latte, formaggi e uova, al 25,5% di pane e cereali, al 23,3% della carne.
Governo e opposizione parlamentare attribuiscono questo aumento del costo della vita alle conseguenze della guerra in Ucraina, (aggressione russa del febbraio 2022). In questo modo però, viene anche tacitamente spacciata come una “ naturale ovvietà”, che i profitti industriali e finanziari salgano – oltre quelli delle banche – mentre i salari vengono schiacciati dal carovita, ancor di più da quello alimentare schizzato a più 25%.
L’aumento dei prezzi in altri paesi europei non ha avuto l’impatto traumatico come in Italia, dove i salari reali sono sotto i livelli del 2021.
Il governo Meloni affronta la questione salariale con la gran balla della “detassazione” che non porterà alcun giovamento ai salari, bensì gratificherà i redditi alti.
Il campo largo non ha in programma iniziative per rimettere in campo automatismi che permettano alle buste paga di tenere il passo con il carovita, quando questo stravolge i tracciati dei rinnovi contrattuali e gli aumenti salariali concordati.
Le varie sigle sindacali si rincorrono nel proclamare scioperi separati gli uni dagli altri e in giorni diversi, anziché colpire uniti il bersaglio.
La questione salariale è orfana di padri e padrini.
Saluti Oxervator.

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