HANNO MANDATO A MORIRE IL MURATORE OCTAY STROICI

Prima era tutto a posto, le norme di sicurezza garantite. Poi il crollo e la realtà di operai mandati allo sbaraglio. Uno ha pagato con la vita. Le lacrime da coccodrillo non mancano, ma nessuno della banda dei padroncini e funzionari farà un giorno di galera.

Prima era tutto a posto, le norme di sicurezza garantite. Poi il crollo e la realtà di operai mandati allo sbaraglio. Uno ha pagato con la vita. Le lacrime da coccodrillo non mancano, ma nessuno della banda dei padroncini e funzionari farà un giorno di galera.

Caro Operai Contro, certi di essere impuniti hanno fatto lavorare gli operai nel rischio della morte, così hanno ucciso il muratore Octay Stroici nel centro di Roma Capitale. Schiacciato dal crollo all’interno della torre dei Conti a Roma, dove con altri 10 muratori di più imprese, stava lavorando. 4 di loro sono stati estratti dalle macerie, feriti ma vivi.
Poteva essere una strage, date le condizioni fatiscenti del vecchio rudere medioevale e la “scaltrezza” con la quale hanno mandato lì gli operai a lavorare. Con autorizzazioni e permessi fondati su perizie inattendibili, visto che la torre ha avuto ben 3 crolli a distanza di pochi minuti.
Il muratore Octay Stroici era immigrato dalla Romania. E’stato ucciso a 66anni sul cantiere, complice – alla faccia dei lavori usuranti – l’innalzamento dell’età pensionabile: dal governo Dini 1995, al governo Monti-Fornero 2012, e dall’anno prossimo un altro innalzamento dell’età pensionabile è già ratificato dal governo Meloni.
L’omicidio sul lavoro di Octay è in odore del sistema di appalti, con i quali ogni operaio ha tempi di lavoro “tirati”, perché suo malgrado in simultanea, ingrassa 2 o più padroni, pubblico o privato che importa.
La Sovraintendenza della torre, che non è delle “belle arti” ma del Comune di Roma, nega vi sia “stato ricorso al massimo ribasso”, tipico nelle catene dei subappalti. Però, insieme alle 2 imprese principali per appalti di 56 milioni di euro (finanziati con i fondo del Pnrr), ci sarebbero in campo una terza impresa ed anche 6 affidamenti diretti: in che rapporto con la gara d’appalto visto che si negano subappalti? Gli inquirenti stanno cercando di capirlo. Intanto continua la strage impunita di operai, ogni volta si fanno ricadere colpe e responsabilità, alla fatalità, al crudele destino.
Andrea Carandini, archeologo di vecchia data nella capitale, non ha dubbi sulle responsabilità della Sovraintendenza del Comune di Roma, che allegramente ha avviato i lavori alla torre all’insegna di “nessun rischio di crollo”. Carandini sostiene che questa Sovraintendenza “E’ un’istituzione superata che non è più in grado di assolvere ai suoi compiti”.
Un’accusa ben precisa che però nei piani alti del Comune di Roma viene ignorata, così pure dalla ministra del Lavoro Calderone. Nessun accenno, né tentativo di andare a fondo di questa accusa. Salvo qualche giorno dopo leggere sul “Corriere della sera” che è stato trovato un “superconsulente”, il quale annuncia: “la torre dei Conti può essere salvata”. Il tritacarne delle morti operaie può continuare.
Dal 2023, con introduzione dei subappalti a cascata voluti da Salvini, le morti sul luogo di lavoro nell’edilizia sono aumentate del 15% (fonte: Osservatorio di Bologna). A secondo del settore, tra il 55,8% e il 67% degli operai uccisi sul lavoro hanno contratti precari, prevalentemente in appalti e subappalti.
Il 28 ottobre il governo Meloni ha varato un decreto che a parole dovrebbe contrastare gli “infortuni”, compresi quelli mortali, ma che in realtà è solo un alibi. Tantè che perfino il sindacato filogovernativo Cisl ha espresso riserve sul testo. Per Fillea Cgil “non salverà nessuna vittima e continueremo ad ascoltare l’ipocrisia del cordoglio”.
La mobilitazione degli operai può dispiegare la loro forza collettiva attraverso la lotta, contro lo sfruttamento e le morti sul lavoro.
Saluti Oxervator.

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