FANNO FINTA DI NIENTE MA L’ASTENSIONE LI STA SEPPELLENDO

La stagione delle Regionali prosegue con un dato di fatto incontrovertibile, vanno a votare dappertutto meno del 50%. È stato così anche in Toscana il 12 e 13 ottobre. Più della metà degli aventi diritto non si sentono più rappresentati da nessun partito del parlamento, eppure questi, a turno, gridano che la maggioranza sta con loro.

La stagione delle Regionali prosegue con un dato di fatto incontrovertibile, vanno a votare dappertutto meno del 50%. È stato così anche in Toscana il 12 e 13 ottobre. Più della metà degli aventi diritto non si sentono più rappresentati da nessun partito del parlamento, eppure questi, a turno, gridano che la maggioranza sta con loro.

Caro Operai Contro, anche la Toscana, dove si è votato il 12 e 13 ottobre, conferma un’alta astensione al 52%, come nel 2015. Mentre nel 2020 la flessione dell’astensione al 38%, con i votanti al 62%, è da attribuire alla concomitanza che nello stesso giorno, si votava anche per il referendum che tagliava il numero dei parlamentari.
Il rinnovo del consiglio regionale, prima era toccato alla Valle d’Aosta regione più piccola d’Italia, con i suoi 103.223 aventi diritto al voto, l’astensione è passata dal 37% del primo turno al 54% del ballottaggio. A seguire le Marche con il 50% di astensione, la Calabria con il 57%.
In Toscana su 3.007.061 aventi diritto, hanno votato in 1.435.329 (48%). Il campo largo (centrosinistra più M5S) ha vinto con 752.484 voti (25%) non il 54% sbandierato dai dati ufficiali che fanno riferimento ai votanti effettivi.
La destra ha preso 570.741 voti, pari al 19%, non il 41%. Alla lista Toscana Rossa 72.322 voti, pari al 2,4% non il 5,20%. Le schede nulle, bianche e contestate, sono state 39.782 pari al 1,3%.
Da un quinquennio all’altro, il crescente calo dei votanti è diventato un tracollo. Nel 1970 si votò la prima volta per le regioni, l’astensione in Toscana fu solo del 4,1%, con i votanti al 95,9%. Tendenza analoga anche nelle altre regioni e alle politiche per il governo del Paese.
Una prassi consolidata del ministro dell’Interno fino ai tromboni della democrazia borghese, consiste nel non considerare di pari peso la scelta di chi non va a votare rispetto chi lo fa. È per questo motivo che il numero degli elettori che non vanno ai seggi – nei conteggi delle percentuali dei voti andati a ciascun partito – non viene rapportato al numero degli aventi diritto, ma solo al numero di quanti sono andati al seggio. Al solo scopo di esibire vanagloriose percentuali di consensi, tanto più roboanti quanto è più alta l’astensione.
L’avversione e le proteste contro la politica della giunta regionale in Toscana, spazia dai mancati aiuti dopo le alluvioni, ai fondi non utilizzati del Pnrr, all’aumento dell’Irpef regionale che in modo indiscriminato colpisce salari e pensioni, con la giustificazione “di continuare a garantire la sanità” in profondo rosso. Anche se dopo aver tamponato il buco è rimato un debito di 182 milioni di euro. Un disavanzo quello della regione Toscana, arrivato complessivamente a 998 milioni di euro, con le ombre che il suo ripianamento potrebbe significare altre rinunce e “purghe” per il “popolino”.
Sfruttati nei posti di lavoro, bistrattati socialmente e ancora più poveri, operai e strati subalterni da un’elezione all’altra, con la scelta dell’astensione hanno sganciato il loro consenso, dalle promesse e dalle prese in giro dei “rimedi”, dei pannicelli caldi propinati e imposti dal governo di turno.
Ognuno con le proprie responsabilità, i vari governi hanno fatto e fanno quadrato per garantire a qualsiasi costo i profitti delle aziende, delle banche, degli “affaristi”. Facendo sempre più ricchi padroni e borghesi, sulla pelle di sfruttati e tartassati prodotti da questo sistema sociale e la sua politica. L’astensionismo è una presa d’atto delle “ingiustizie”, della somma di angherie che si condensano in una vita di sacrifici.
Elly Schlein segretaria del Pd ha cantato vittoria in Toscana. Una vittoria che non rappresenta un cambio di rotta, in favore degli operai e degli strati bassi. Restando nel campo elettorale, rispetto al 2020, quando votarono 442.954 elettori in più, (62% degli aventi diritto) il Pd ha perso 125.803 voti (563.116 su 437.313). La coalizione di centrosinistra (oggi campo largo con il M5S) sul 2020, perde 111.826 voti (864.310 su 752. 484).
La Meloni che a Firenze nel comizio conclusivo della campagna elettorale urlava che “la sinistra italiana è più fondamentalista di Hamas”, non ha cambiato né le scelte dei votanti, né l’affluenza alle urne ferma al 48% come nel 2015. I 3 maggior partiti di destra, FDI, Lega, FI, insieme, rispetto il 2020 perdono 167.845 voti. Con un travaso di voti tra di loro, provenienti dalla Lega che perde 297.830 voti (353.514 su 55. 684).
Complessivamente la destra comprese le liste minori, perde 148.525 voti (719. 266 su 570.741).
Saluti Oxervator.

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