I VOTI SI COMPRANO

Per combinazione una pioggia di milioni di euro sono arrivati alla regione Marche prima delle elezioni. Sono serviti per comprare i voti di medi e piccoli padroncini e tutta la clientela che li circonda. Anche se perdono voti in termini assoluti, anche se i votanti sono scesi a meno della metà, cantano comunque vittoria

Per combinazione una pioggia di milioni di euro sono arrivati alla regione Marche prima delle elezioni. Sono serviti per comprare i voti di medi e piccoli padroncini e tutta la clientela che li circonda. Anche se perdono voti in termini assoluti, anche se i votanti sono scesi a meno della metà, cantano comunque vittoria

Caro Operai Contro, che le coalizioni regionali di questa destra raccolgano ancora un numero considerevole di consensi, (vedi le Marche) nonostante il governo Meloni sia allineato a Netanyau e Trump nello sterminio di Gaza, si spiega solo che questi voti sono espressi da gente che per la difesa dei loro interessi reali, e/o per convinzione ideologica, sono disposti a sostenere qualsiasi politica antipopolare, qualsiasi barbarie, e vedono nel governo Meloni e le sue diramazioni sul territorio chi le può fare.
Per non deluderli il governo Meloni, pochi giorni prima del voto per le regionali, ha messo sul tavolo per le Marche, una somma che potrebbe arrivare fino 60 milioni di euro, per la mangiatoia clientelare tra i suoi elettori; a parte quelli che non hanno le mani in pasta, ma ideologicamente schierati con i toni da attaccabrighe della Meloni e la sua politica.
60 milioni di euro per strade e sanità – dice la motivazione – come se queste realtà meritino attenzione e finanziamenti solo nelle Marche.
“Adesso i fondi ci sono”, diceva il governatore uscente Acquaroli prima del voto. Ma il finanziamento diventa “emblematico” alla luce della dichiarazione della Cgil delle Marche, che aveva accusato il governo regionale uscente, di aver speso solo il 21% dei fondi a disposizione (92 milioni su 431).
Perché questo regalo di 60 milioni dal governo centrale, che si aggiungono ai 339 che non sono stati spesi?
“Non si sono mai visti così tanti soldi nelle Marche. Molte imprese hanno decuplicato i loro fatturati. Idem i progettisti”. Questo è il commento rilasciato da un ragioniere maceratese, al Fatto Quotidiano.
La regione Marche ha impiegato i fondi avuti dal governo Meloni, quelli europei e quelli per il terremoto, in opere care a sindaci e candidati amici.
Mentre si sono rimessi a nuovo centri storici, lo stadio dell’Ascoli e facciate di edifici pubblici, 10 mila famiglie sono ancora senza casa dopo 9 anni dal terremoto. Inoltre nel 2024 le sentenze di sfratto esecutivo nelle Marche sono aumentate del 8,18% rispetto il 2023. Solo 2 dati a conferma di come si allargano le forbici tra sfruttati e sfruttatori, tra ricchi e poveri.
Se un dato rilevante delle elezioni nelle Marche, è l’ulteriore calo del 10% dei votanti rispetto le regionali del 2020, fissando l’affluenza al 50,1% degli aventi diritto, meno visibili per scelta dei media, i limiti di quella che è stata definita una grande vittoria della Meloni.
In realtà la destra vince con il 26% dei voti degli aventi diritto, non il 52% come viene spacciato dai dati ufficiali, che basano le percentuali solo sui votanti. Idem per il centrosinistra che prende il 22% , non il 44%.
La destra ha preso 305mila voti, 58 mila in più del centrosinistra, ma perde un sacco di elettori che gli stanno girando le spalle. Messi insieme la Lega, FDI, FI, rispetto alle regionali del 2020 perdono 48mila voti, sono gli elettori a vario titolo delusi, anche perchè esclusi dalla spartizione della torta.
Il cosiddetto campo largo non va meglio, sempre con riferimento al 2020, il PD perde 30mila voti; M5S perde 16mila voti. Pagano nell’avere in passato ed anche oggi favorito gli interessi della piccola e media borghesia imprenditoriale e impiegatizia abbandonando al loro destino gli operai e i lavoratori poveri.
Saluti Oxervator.

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