Abituati a subirne di continuo, a partire da quella sul lavoro da schiavi in fabbrica, si rimane basiti di fronte alle continue richieste di condanna della violenza. Quando poi vengono da esponenti del governo e del potere, come Meloni, Salvini e Vannacci, una domanda ci viene spontanea: ma di cosa han paura? Quale violenza temono possa esplodere?
Caro Operai Contro, la pretesa della Meloni di farci vedere il mondo dal buco della serratura è sempre più ridicola. Il vecchio proverbio milanese detto in italiano suona così: “Ha mangiato la vergogna col cucchiaio”. Per dire di una persona dalla sfrontatezza inaudita.
Non condanna il massacro che l’esercito israeliano sta compiendo a Gaza, anche con l’aiuto del governo italiano che dal novembre 2023, quando l’attacco a Gaza era già iniziato, ha inviato a Netanyahu, esportandolo sotto la voce “Concimi”, per una somma che a maggio 2025 era di 7 milioni di euro, quasi 6 tonnellate di nitrato di ammonio, usato per far saltare le case dei palestinesi. Un quantitativo senza precedenti dice “Altreconomia”, l’Italia è il primo fornitore, dopo che Spagna e Turchia si sono tirate indietro. Nelle ultime settimane la demolizione delle case prosegue al ritmo di 300 edifici al giorno.
La capa del governo parla col suo tono da plotone di esecuzione verbale, ma tace tutto questo. E per rovesciare la frittata alla festa giovanile di FDI dichiara: “I minacciati siamo noi”. Senza indicare da chi sarebbero “minacciati”.
Evoca ancora l’omicidio di C. Kirk negli Stati Uniti, tira in ballo le Brigate rosse e gli anni ’70 nell’affermare: “Le minacce si moltiplicano man mano che dimostriamo di saper governare questa Nazione, ma non abbiamo avuto paura ai tempo in cui potevi essere ammazzato a colpi di chiavi inglesi per aver scritto un tema sulle Brigate rosse, non abbiamo paura oggi”. E insiste nel non dire chi sarebbero i “minacciatori”.
Vannacci il generale che riconosce come “italiani” solo le persone dai “tratti somatici” che decide lui, si è presentato a Pontida con la faccia di C. Kirk stampata in bella visione sulla maglietta che indossava, mentre Salvini annuncia che d’ora in poi “bisognerà versare una cauzione per fare un corteo, e pagare i danni”.
Meloni, Vannacci, Salvini, cavalcano l’omicidio di C. Kirk, sperando di sfruttare quell’ondata emotiva negli Stati Uniti, per continuare a rimuovere le cause e i responsabili dell’ingiustizia sociale in Italia, dirottandole sull’asse dello scontro ideologico.
Così tanti bei comizi, sparate razziste e sensazionali da mostrare ai telegiornali, senza mai soluzioni né migliorie ai salari da fame, al problema abitativo, alle liste d’attesa nella sanità, al fatto che nell’industria torinese 7 metalmeccanici su 10 sono in cassa integrazione ecc. ecc.
L’inerzia ed il silenzio sulle condizioni sociali degli strati subalterni, non serve a cancellare la loro presenza. Sono la loro rabbia e le loro crescenti difficoltà a mettere la paura in tasca ai governanti, che forse più dei sondaggi, temono quello che insegna la storia quando il “popolino” si ribella.
Non da ultimo ricordiamo a Meloni &C. che non abbiamo visto nessuno di loro trasalire né denunciare il pestaggio degli operai, che ben si vede nei video, condotto da un libera “imprenditrice” e i suoi energumeni, rovesciando anche il gazebo del presidio in una piccola azienda di Montemurlo (Prato).
Che nessun governante si sia scandalizzato di tutto questo, rivela una perfetta foto di famiglia (con qualche assenza) di questo governo e di chi lo sostiene.
Gli operai inquadrati come addetti alla pulizia avevano ottenuto con la lotta, un rapporto di lavoro nei limiti del CCNL Tessile Industria, con assunzioni a tempo indeterminato, smontando la prassi dei finti subappalti.
Prima di questo accordo bisognava lavorare tutti i sabati completamente gratis per il padrone, ma, trattandosi di operai pakistani, Salvini non lo sapeva.
Il padrone cambiando nome all’azienda, ora stava spostando l’attività in un vicino capannone, per ripristinare le vecchie condizioni di lavoro, reclutando tramite un caporale, operai anche in altre città e man mano licenziare quelli che hanno lottato nel vecchio capannone. Da qui è scattato il presidio.
Vannacci non si occupa di queste cose, e poi trattandosi di operai extracomunitari, lui troverà che i loro “tratti somatici” non sono idonei per “l’talianità”.
Sicuramente questi operai non applaudono al trattamento che riserva loro questo sistema sociale, nell’indifferenza dei governanti. Non sono certo i soli. Sarà il senso di colpa o la paura di una rivolta sociale a far sentire “minacciati” i nostri governanti?
Saluti Oxervator.
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