Pubblichiamo la dichiarazione congiunta di decine di comitati e gruppi attivi nella lotta al regime. Le menzogne nazionaliste sul nemico esterno non hanno fermato il movimento che riconosce senza dubbio che il vero nemico è quello che ha di fronte: il proprio governo.
A cura di M. B.
Tre anni fa, la rivolta di “Donne, Vita, Libertà” ha segnato l’inizio di una nuova rivoluzione nella storia contemporanea e il risultato di oltre quarant’anni di resistenza e di lotta impegnativa che hanno scosso ed impressionato la società e l’opinione pubblica di tutto il mondo. Ciò che è emerso dalla protesta nazionale e dalla volontà della maggioranza della popolazione è stato un grido più profondo contro la povertà, le pressioni economiche, la discriminazione, l’oppressione e l’umiliazione. La rivolta, iniziata con il nome di Mahsa Amini, è diventata il nome in codice per la libertà e la liberazione, legata al nome della prima rivoluzione femminile della storia, una rivoluzione che ha trasformato i nomi di Mahsa, Sarina, Nika, Khodanour, Kian, di tutti i caduti e delle loro famiglie in pilastri duraturi di questa lotta.
Oggi, la nostra società è intrappolata in una crisi profonda che ha radici nella struttura autoritaria, discriminatoria e autocratica dell’Islam politico capitalista: un divario profondo tra povertà e ricchezza, discriminazione di genere a tutti i livelli, accumulo di potere nelle mani di una minoranza esigua e oppressiva, svalutazione e privazione dei diritti della forza lavoro e intensificazione dello sfruttamento, corruzione strutturale, disoccupazione diffusa, migrazioni di massa per necessità, distruzione delle norme e delle relazioni umane, devastazione ambientale e saccheggio delle risorse, e repressione organizzata sono le caratteristiche del governo di questo paese.
D’altra parte, l’ombra inquietante della guerra sulla società è in costante aumento. Una situazione che è il risultato di politiche bellicose, interventiste e dell’insistenza nel mantenere ed ampliare le armi nucleari e le forze armate governative che a poco a poco hanno succhiato la magra vita delle persone.
Il nostro popolo si oppone a queste condizioni ogni giorno: dalle proteste contro i prezzi elevati e l’inflazione, alla lotta per l’acqua, l’elettricità e il gas e contro le schiaccianti pressioni sui mezzi di sussistenza; dalla difesa dello stile di vita nel mondo odierno, alla resistenza contro i progetti ambientali distruttivi, fino alla richiesta del rilascio di tutti i prigionieri politici e di coscienza e dell’immediata cessazione e cancellazione di tutte le esecuzioni, che sono aumentate di numero in questi giorni e si sono accelerate per intimidire ulteriormente il popolo insoddisfatto.
Questi conflitti sono frammenti viventi e continuazione della rivolta stessa.
Nessuna riforma dall’alto può guarire queste ferite. Nessuna menzogna su un nemico straniero può chiuderci gli occhi sulla verità che il nostro nemico è proprio qui e proprio di fronte a noi, nella struttura di oppressione e discriminazione che grava pesantemente sul popolo.
Pertanto, sottolineiamo i tre pilastri fondamentali dello slogan Donne, Vita, Libertà come orizzonte della rivendicazione generale della società:
– Fine dell’apartheid di genere e di ogni forma di discriminazione;
– Assicurare e garantire il benessere pubblico e l’arricchimento della vita;
– Libertà politiche, sociali e culturali incondizionate.
Una società in cui l’essere umano non è uno strumento di potere, ma il libero creatore della propria vita. Restiamo saldi sui principi di tutte le carte e dichiarazioni formulate durante le proteste fondamentali del popolo e le consideriamo documenti attuali della nostra volontà collettiva.
Dichiariamo a gran voce: nessun potere dall’alto, nessun compromesso dietro le quinte, nessun ordine imposto ha il diritto di decidere per il popolo. La vera forza di questa rivoluzione è nelle strade, negli scioperi, nella solidarietà di lavoratori, donne, giovani, insegnanti, pensionati, studenti e minoranze emarginate. Questa forza viva è l’energia motrice della storia.
Questa rivoluzione non mira solo a cambiare una struttura politica, ma a porre fine a centinaia di anni di oppressione, sfruttamento e arretratezza; a spezzare la logica del dominio e ad aprire una strada in cui prosperità, libertà e uguaglianza non siano una promessa futuristica, ma una realtà attuale nella vita quotidiana.
Noi, firmatari di questa dichiarazione: istituzioni, organizzazioni sindacali e di lotta sociale e attiviste della rivoluzione delle donne, della vita e della libertà, che nascono all’interno dei movimenti popolari e sono allineate con essi, sottolineiamo la continuazione del percorso nel terzo anniversario di questa grande rivolta. La nostra lotta non si è fermata e non si fermerà. Lo sforzo di uscire da queste condizioni e raggiungere una vita migliore rende inevitabile la continuazione di questa lotta.
Il nostro appello a tutte le forze progressiste e popolari è di unirsi tra loro con la più ampia unità possibile attorno alle rivendicazioni fondamentali del popolo, mano nella mano.
Un futuro prospero, libero e paritario sarà possibile solo quando noi, il popolo, lo costruiremo con le nostre mani e facendo affidamento sull’organizzazione delle strutture popolari fondate sull’esercizio della volontà collettiva nella struttura politica.
Firmatari:
1_Associazione Elettricità e Metallurgia di Kermanshah
2_Organizzazione “Non giustiziare”
3_Organizzazione Dadkhahan* (*famiglie di caduti)
4_Consiglio Organizzativo di Protesta delle Infermiere
5_Consiglio Organizzativo di Protesta dei Lavoratori a Contratto Petrolio
6_Consiglio Organizzativo di Protesta dei Lavoratori del Petrolio Informali (Terza Parte)* (*operai forniti da aziende esterne, come le “cooperative” da noi, ndr)
7_Difensori dei Diritti del Bambino in Iran
8_Voce delle Donne Iraniane
9_Gruppo di Famiglie di Prigionieri Politici
10_Gruppo di Pensionati e Insegnanti a Shiraz
11_Gruppo di Lavoratori Ufficiali del Petrolio delle Aree Ricche di Petrolio di Ahvaz Sud
12_Gruppo di Lavoratori del Carburante nel Campo di Azadegan Sud
13_Gruppo di Minatori di Kerman
14_Gruppo di Insegnanti in Pensione a Teheran e Alborz
15_Gruppo di Insegnanti Licenziati
16_Gruppo di Difensori dell’Ambiente di Mazandaran
17_Un gruppo di lavoratori della Cooperativa per gli Oggetti Smarriti
18_Un gruppo di pensionati di Arak
19_Un gruppo di giornalisti e scrittori
20_Un gruppo di registi e documentaristi
21_Un gruppo di camionisti ad Asaluyeh
22_Un gruppo di montatori di impalcature ad Asaluyeh
23_Un gruppo di operai edili a Saqqez
24_Un gruppo di kolbar* a Saqqez (*spalloni curdi che trasportano merci attraverso il confine Iran Turchia, rischiando la vita sulle montagne e con la caccia della polizia iraniana, ndr)
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