LA BARBARIE DIETRO I MARCHI DEL MADE IN ITALY

Lo sfruttamento a condizioni indescrivibili della manodopera immigrata irregolare è la fonte dei superprofitti del tessile “made in Italy” e spiega perché governo e partiti si accaniscono contro i migranti: più sono perseguiti, più sono ricattabili e più sono costretti a piegarsi alla barbarie dei padroni nei loro confronti

Lo sfruttamento a condizioni indescrivibili della manodopera immigrata irregolare è la fonte dei superprofitti del tessile “made in Italy” e spiega perché governo e partiti si accaniscono contro i migranti: più sono perseguiti, più sono ricattabili e più sono costretti a piegarsi alla barbarie dei padroni nei loro confronti

Caro Operai Contro, l’inchiesta è nata, oltre un mese fa, dalla denuncia di un operaio di uno degli opifici illegali. In seguito alle sue rimostranze per non aver ricevuto il salario, “è stato preso a pugni e picchiato con un tubo di gomma e alluminio dal datore di lavoro”, poi arrestato dai carabinieri.
L’indagine ha palesato tra l’altro, una condizione di irregolarità in due opifici, nell’assunzione e gestione della forza lavoro, tale che in entrambi gli opifici il procuratore ha ordinato il fermo dell’attività.
Per la quinta volta in poco più di un anno, la procura di Milano ha messo sotto inchiesta e indagato un altro colosso dell’alta moda, per sfruttamento e caporalato. Si tratta del marchio vercellese, “Loro Piana”, famoso anche per le giacche di cashmere vendute a tremila euro. Confezionate da operai super sfruttati e sottopagati, negli opifici in subappalti non autorizzati.
I padroni dell’attività degli opifici, con i loro margini di profitti, vendevano le giacche a 80 euro l’una a Evergreen, la società che le rivendeva al committente Loro Piana, ad un prezzo massimo di 128 euro a giacca. Poi Loro Piana vendeva le pregiate giacche negli “store” e nelle “maison” a 3mila euro l’una, con esorbitanti profitti.
Questa la testimonianza di una responsabile di Evergreen, la ditta alla quale Loro Piana affidava l’appalto: “Con la Loro Piana il costo pattuito era 118/128 euro a giacca. Io alle società cinesi pagavo 80 euro al pezzo se non facevano il taglio, poi in base alle altre lavorazioni il prezzo poteva oscillare di 5 o 10 euro”.
Ma il bello è che Evergreen, non essendo strutturata per produrre capi di abbigliamento, men che meno quelli commissionati da Loro Piana, affidava il lavoro in subappalto alla Sar-Man. Anche quest’ultima però senza un’adeguata capacità produttiva, affidava le commesse agli opifici dei padroni cinesi non autorizzati, spesso erano anche dormitori per gli operai che ci lavoravano, con l’ignobile e infernale ricatto di essere assunti in nero, solo se si pagava l’affitto al caporale per dormire e vivere sul posto di lavoro.
Dopo i “prestigiosi” marchi, Valentino, Armani, Dior, Alviero Martini, la procura di Milano è intervenuta sulla Loro Piana, mettendola in amministrazione giudiziaria per 12 mesi. Tempo massimo concesso entro il quale l’azienda dovrà presentarsi nella legalità, garantendola anche nella catena dei subappalti.
Proprio nei subappalti dice la procura di Milano, Loro Piana ha “colposamente agevolato” con “una generalizzata carenza di modelli organizzativi e un sistema fallace, il pesante sfruttamento lavorativo” degli operai cinesi, in opifici sequestrati dai carabinieri del nucleo Ispettorato del lavoro. Opifici che lavoravano in condizioni disumane: turni di notte, assenza di contratti, dormitori improvvisati accanto ai macchinari.
Ancora una volta è venuto a galla che dietro le deliranti declamazioni sulla presunta “superiorità” del “lavoro italico” dei “marchi di prestigio” e del “Made in Italy”, c’è tutta la barbarie di un sistema fondato sul selvaggio sfruttamento operaio.
Sistematicamente viene impiegata manodopera irregolare, violate le norme su salute e antinfortunistica, compresa la rimozione dei dispositivi di sicurezza, inosservanza dei contratti collettivi nazionali, di pause lavorative, livelli salariali, orario di lavoro e ferie.
La struttura aziendale di Loro Piana ha come presidente Antoine Arnault, figlio dell’uomo più ricco di Francia e fra i primi dieci al mondo per patrimonio. Un contrasto abissale con le condizioni di lavoro cui sono costretti gli operai che producono per Loro Piana, negli opifici in subappalti non autorizzati. Un altro caposaldo della moderna barbarie.
Saluti Oxervator.

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